La Corea del Nord a fianco della Russia con i suoi soldati. La libertà come valore discriminante oggi
di Marco Invernizzi
Un po’ stupisce leggere sulla stampa le dichiarazioni di reciproca fedeltà, fino alla vittoria, fra Russia e Corea del Nord. Stupisce, perché la Corea del Nord non è uno Stato qualsiasi, ma forse l’unico al mondo che sembra non preoccuparsi (quando non se ne vanta) della assoluta mancanza di ogni forma di libertà all’interno dei suoi confini. Assenza di libertà religiosa, politica ed economica, totale controllo della società da parte dello Stato e contemporaneamente culto della personalità del leader Kim Jong-un. Uno Stato totalitario, insomma, che si vanta di esserlo.
Stupisce anche che la Russia manifesti pubblicamente questo legame, confermato da incontri fra i due leader e i rispettivi ministri, oltre che dall’aiuto militare della Corea del Nord alla guerra russa contro l’Ucraina, culminato con l’invio di truppe nordcoreane (circa diecimila soldati secondo diverse fonti). Una alleanza, quindi, rivendicata con un Paese comunista, totalitario, dotato della bomba atomica, isolato fino a ieri, ma oggi saldamente inserito nell’alleanza antioccidentale fra Cina, Russia e Iran.
Stupisce, ma fino a un certo punto. Quel che perde in immagine, l’alleanza anti-occidentale guadagna in proiettili (mandati a milioni dalla Corea del Nord all’esercito russo impegnato nella guerra contro l’Ucraina, secondo l’intelligence di Seul) e, oggi, in migliaia di soldati, che servono a rimpiazzare i 600mila militari russi morti in due anni e mezzo di combattimenti.
L’episodio deve fare riflettere. Ormai la guerra mondiale è in corso, anche se ancora, grazie a Dio, non combattuta con le armi, come in Ucraina, ma certamente con tutto il resto, dalla propaganda all’hackeraggio. I nemici dell’Occidente non temono più di esporsi a fianco dello Stato peggiore del mondo, persino accanto all’Afghanistan dei talebani. Questo significa che, a questo punto, non hanno più nemmeno l’intenzione di provare a conquistare il consenso delle opinioni pubbliche.
Però noi dobbiamo riflettere. Che cosa è in gioco oggi, a parte l’egemonia internazionale? Quali sono i valori in conflitto in questa lotta sempre più aperta fra il relativismo, che domina le classi dirigenti occidentali, e il dispotismo orientale, fondamentalista e totalitario allo stesso tempo?
Il principio della libertà è uno di quelli su cui si combatte la battaglia culturale dei nostri giorni. Forse in Occidente la si dà per scontata, come se fosse naturale e non bisognasse difenderla. Per tanti oggi libertà significa fare quel che si vuole, addirittura con l’avallo dello Stato. E’ l’idea di libertà che si è diffusa nell’800 al seguito dell’ideologia liberale, dopo la Rivoluzione francese. Ma la libertà è un principio insito nella natura umana, creata da un Dio provvidente che attraverso l’esercizio della libertà ha voluto distinguere gli animali dagli uomini, appunto creati a Sua immagine. Cristo si è incarnato anche per rinnovare questo valore fondamentale, che nelle società pagane era poco conosciuto e tantomeno apprezzato. La libertà è la condizione dell’amore, altrimenti impossibile perché, appunto, non libero, e quindi è condizione per un mondo aperto al vero e al bene, un mondo libero da ogni forma di coercizione. La libertà va difesa e promossa, anche perché la sua mancanza genera la disperazione politica, cioè il totalitarismo triste e oppressivo.
Difendere la libertà come principio fondamentale del bene comune non significa essere liberali nel senso ideologico del termine, ma essere consapevoli che soltanto nella libertà si può conoscere e praticare l’amore alla verità.
Decenni fa, dopo la fine dell’Urss, aprirono sedi a Mosca realtà di ogni genere: massoni, sette religiose le più improbabili, cultori della peggiore pornografia. Ma aprirono anche i cattolici, grazie alla legge sulla libertà religiosa del 1990. Era il prezzo della libertà: la verità doveva farsi largo sul campo, contornata da mille errori, più o meno gravi. Sette anni dopo, nel 1997, la legge sulla libertà religiosa venne modificata per attribuire alla Chiesa ortodossa dei privilegi a danno delle altre religioni, Chiesa cattolica in primis. Iniziò così un percorso di imposizione di un nazionalismo imperialista ortodosso che ha portato alla situazione attuale e alla guerra. Non è nata una Russia migliore.
Lunedì, 4 novembre 2024