Il prezzo di un neonato, alluvioni e prevenzione, cristiani tassati e perseguitati, un mondo senza contante
di Luca Bucca
– Quando a metà ottobre il parlamento italiano ha dichiarato l’utero in affitto reato universale, la notizia è stata accompagnata dallo scherno dei detrattori. C’è chi ha persino parlato di diritti violati e chi ha ancora seguitato a raccontare la “storiella” dell’atto gratuito e altruistico. Solo qualche giorno dopo, però, è giunta dall’Argentina la notizia del fermo di una coppia di omosessuali italiani all’aeroporto di Buenos Aires, mentre costoro tentavano di rientrare in Italia con un neonato frutto proprio di questa pratica barbara, per la quale avevano pagato una donna gravemente indigente poco più di cinquemila euro. Lasciamo da parte, per un attimo, gli aspetti legali e gli eventuali reati commessi. Il quadro che se ne desume è il seguente: una coppia omosessuale benestante (uno dei due è un oncologo) paga una cifra, peraltro irrisoria, a una donna per ottenere un neonato con l’ausilio di un’organizzazione criminale, che ha coordinato il tutto. E allora, se questi sono i fatti, c’è poco da fare dell’ironia ed è ora di finirla con la bugia della gratuità e dell’atto solidaristico. Gli unici diritti che sarebbero da affermare e difendere in questa triste storia sono quelli dei deboli e degli ultimi, ovvero il neonato e la madre, che non è riuscita a trovare altro mezzo di sostentamento di quello di vendere il proprio corpo, come una schiava.
– La tragica alluvione che pochi giorni fa ha colpito il sud-est della Spagna, ovvero il fenomeno della cosiddetta Dana, ha assunto certamente una portata particolarmente violenta, per quanto si tratti di un evento già conosciuto che ha precedenti storici. Fa però specie che una diga romana costruita nel I secolo dopo Cristo abbia retto per l’ennesima volta alla furia delle acque, proteggendo il centro urbano di Almonacid de la Cuba, nella provincia di Saragozza, mentre opere più moderne non abbiano fatto lo stesso altrove. Sorge il dubbio, già altre volte sollevato in questa rubrica, che spesso si utilizzi il cambiamento climatico come pretesto per celare l’incuria, l’inadeguatezza delle opere di messa in sicurezza del territorio e l’assenza di adeguati interventi preventivi.
– Come riferisce Aiuto alla Chiesa che Soffre, in alcuni villaggi del Mali gruppi islamici hanno reintrodotto la jizya, una “tassa”, di circa quaranta dollari (per quei luoghi poverissimi una cifra importante), imposta ai non musulmani, in questo caso in particolare ai cristiani, per potere continuare a professare la propria fede. Il rischio adesso è che questa imposizione possa estendersi anche ad altre aree maliane. Inoltre i cristiani si trovano davanti a un bivio: non pagare e rischiare, nella migliore delle ipotesi, la chiusura dei luoghi di culto (nella peggiore c’è il martirio), oppure pagare e finire per finanziare i propri persecutori.
– Si fa presto a dire “aboliamo il contante”. Ma cosa potrebbe succedere se imposizioni dello stato inibissero l’accesso ai conti bancari e ai servizi digitali a chi non si “allinea”, come sta accadendo in Kuwait a quanti si sono rifiutati di fornire entro il 30 settembre i propri dati biometrici alla pubblica amministrazione (si stima almeno trentacinquemila persone)? Forse prima di dare fiato alla bocca sarebbe bene riflettere sulle conseguenze (e anche gli intenti) di certe proposte, che trovano fautori anche alle nostre latitudini e che potrebbero portare a derive autoritarie molto più concrete di certi fantasiosi “pericoli fascismo”.
Mercoledì, 6 novembre 2024