La persecuzione anticristiana nelle terre di antica evangelizzazione prende le forme di un’ostilità culturale che si concretizza in atti di vandalismo e discriminazione
di Silvia Scaranari
Quando pensiamo a violenze e persecuzioni contro i cristiani ci vengono in mente Pakistan, Nigeria, Sudan e, negli ultimi anni, Nicaragua, ma certo non la civilissima Europa. Errore fatale secondo il Rapporto OIDAC, uscito il 16 novembre in occasione della Giornata mondiale sulla tolleranza religiosa.
L’OIDAC – Osservatorio sulla intolleranza e la discriminazione contro i cristiani in Europa – è un’organizzazione non governativa, fondata nel 2010, che cerca di monitorare i fenomeni di discriminazione contro i cristiani a livello europeo per aiutare politici, istituzioni e chiese cristiane a mettere in atto misure protettive della libertà religiosa stessa.
La libertà religiosa è uno dei principi imprescindibili non solo della Dichiarazione sui diritti umani dell’ONU, ma anche di tutte le Carte e Costituzioni europee. Nell’attuale accezione essa comprende: libertà di pensare, credere e manifestare il proprio credo in ogni modalità pacifica all’interno dei diversi stati. Mentre altre organizzazioni, come Aiuto alla Chiesa che soffre o Open Doors, hanno uno sguardo a livello mondiale, l’OIDAC, in stretto rapporto con l’ODIHR – Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani, che a sua volta è parte dell’OSCE, cioè l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, si focalizza sul nostro continente e pubblica ogni anno un report sulla situazione circa gli atti di odio, le discriminazioni e le restrizioni messe in atto nei singoli stati.
Anja Hoffmann, direttore esecutivo di OIDAC, presentando l’ultimo Rapporto 2024, ha detto che sono stati registrati 2444 casi di odio anti-cristiano nel 2023, «sebbene la Francia e altre nazioni con alti numeri non sottopongono le loro statistiche all’OSCE», e quindi si può a ragione supporre che i numeri reali siano più alti.
Regina Polak, Rappresentante OSCE per la lotta a Razzismo, Xenofobia e Discriminazione, ha sottolineato che «i crimini di odio anti-cristiano mandano un messaggio di esclusione alle vittime e alle loro comunità, e all’intera società».
I Paesi con un atteggiamento più discriminatorio risultano essere, secondo dati desunti dalla società civile, la Francia, dove si sono registrati quasi mille casi di crimini di odio contro i cristiani nel 2023; il Regno Unito, dove sono stati 700; la Germania, dove i crimini di odio contro i cristiani sono stati 277 nel 2023, il 105% in più dei dati 2022. Solo in Germania, la polizia ha registrato più di duemila casi di danno alle proprietà in luoghi di culto cristiani nel 2023.
Statue decapitate, chiese incendiate o profanate, intimidazioni a cittadini che esprimono pubblicamente il proprio credo. Si potrebbe dire che la profanazione di una chiesa rispetto ad incendiarla con la gente dentro, come capitato spesso in Nigeria, è reato più lieve ma molto inquietante, perché è sempre valida la legge del piano inclinato: da un reato si passa ad un altro più grave.
In Gran Bretagna un’indagine sociologica rivela che il 64% dei giovani cristiani sotto i 35 anni dichiara di non sentirsi libero di esprimere le proprie visioni su questioni sociali sul posto di lavoro o in pubblico.
La già citata Anja Hoffmann sottolinea che «in particolare, i cristiani che aderiscono a credenze religiose tradizionali affrontano una crescente discriminazione e ostilità, che va da atti di bullismo sul posto di lavoro alla perdita del lavoro stesso» e si dice «molto preoccupata che l’espressione pacifica di credenze religiose personali, per esempio su temi che riguardano il matrimonio e la famiglia, possano potenzialmente causare la fine di una carriera politica o di un lavoro, se non l’inizio di una causa legale».
Purtroppo, non si parla solo di atteggiamenti messi in atto da singoli o da determinate associazioni: cresce l’ostilità anticristiana anche da parte di governi europei, come nel caso del fedele inglese sotto processo perché pregava silenziosamente accanto ad un centro per aborti o i divieti di manifestazioni religiose pubbliche.
Mentre a Parigi è in corso il processo a otto adulti, accusati di associazione con gruppo terroristico criminale e complicità con l’assassino del professor Samuel Paty, decapitato a Éragny, nell’Ile de France, nel 2020, da un estremista islamico perché aveva commentato in classe le vignette di Charlie Hebdo, deve essere messa in atto ogni possibile strategia per difendere il principio fondamentale della libertà religiosa in Europa. Il continuo crescere di fenomeni di discriminazione e violenza portano ad un’auto-censura delle comunità, ad un auto-ripiegamento su sé stesse, ad una chiusura che rappresenta l’esatto opposto della “Chiesa in uscita” e del dovere missionario di ogni cristiano.
Venerdì, 29 novembre 2024