La fede del fondatore di un’azienda dolciaria, l’attualità del cardinale Biffi sull’immigrazione, norme di abbigliamento alla Scala
di Luca Bucca
– Pochi giorni fa è stata resa pubblica la notizia dell’acquisizione della Kellogg da parte dell’azienda italiana Ferrero. L’occasione ci permette di ricordare il suo fondatore, Michele Ferrero, morto 10 anni fa, il 14 febbraio 2015, uomo dalla profonda fede cattolica e devozione mariana, alla quale attribuiva il vero merito del suo successo, come ebbe modo di raccontare alla fine dell’intervista rilasciata alla Stampa nel 2010, dopo avere ripercorso le tappe della nascita e dello sviluppo della sua attività imprenditoriale: «Tutto quello che ho fatto lo devo alla Madonna, a Maria, mi sono sempre messo nelle sue mani e lei devo ringraziare. La prego ogni mattina e questo mi dà una grande forza».
– Nel decimo anniversario della morte del Card. Giacomo Biffi (11 luglio 2015), mentre in Italia si discute di tempi e modalità per la concessione della cittadinanza agli immigrati, può essere utile riproporre e invitare alla rilettura del suo magistero proprio in tema di immigrazione (in particolare la Nota pastorale del 12 settembre 2000, La città di san Petronio nel terzo millennio, e l’intervento del 30 settembre 2000 al seminario della Fondazione Migrantes), testi che, a distanza di venticinque anni, risultano ancora utili e pienamente attuali per un approccio realista e non ideologico nell’ottica di una vera integrazione, che sappia distinguere e prevedere percorsi diversi che tengano conto della cultura di provenienza: che piaccia o no, sará sempre più facile l’assimilazione di un cristiano magari appena giunto dalla Nigeria, in fuga dalla persecuzione islamica, rispetto a quanto può accadere con chi (fosse anche nato in Europa, di seconda o terza generazione) professa una religione che non rispetta la dignità della persona e quindi la libertà religiosa.
– Da un luogo per molti versi mondano ci giunge una lezione di stile e di forma. Alla Scala di Milano sono state riproposte in maniera più rigida le norme di abbigliamento per l’accesso di turisti e spettatori, negli ultimi anni applicate con una certa elasticità: non si potrà più entrare con un abbigliamento non consono al teatro, ad esempio in pantaloni corti, canottiera e ciabatte. Esistono abbigliamenti adatti e meno adatti a ogni luogo e situazione: una constatazione ovvia quanto, evidentemente, necessaria da ribadire, al teatro come nei luoghi istituzionali e, a maggior ragione, con tutta la comprensione che le circostanze possono dettare, in chiesa.
Mercoledì 16 luglio 2025
