Di Michele Brambilla
«In questa seconda domenica di Quaresima, la liturgia ci fa contemplare l’evento della Trasfigurazione, nel quale Gesù concede ai discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni di pregustare la gloria della Risurrezione», esordisce Papa Francesco alla recita dell’Angelus del 17 marzo, paragonando l’atto “pedagogico” di Cristo all’apertura di «[…] uno squarcio di cielo sulla terra».
L’evangelista di riferimento, in questa Quaresima 2019 (anno C del Lezionario romano), rimane san Luca: proprio lui mostra «[…] Gesù trasfigurato sul monte, che è il luogo della luce, simbolo affascinante della singolare esperienza riservata ai tre discepoli. Essi salgono col Maestro sulla montagna, lo vedono immergersi in preghiera, e a un certo punto “il suo volto cambiò d’aspetto” (Lc 9,29)», divenendo di una luminosità oltreumana. «Abituati a vederlo quotidianamente nella semplice sembianza della sua umanità, di fronte a quel nuovo splendore, che avvolge anche tutta la sua persona, rimangono stupiti».
Il privilegio che viene riservato agli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni non è da poco: sul Monte Tabor Gesù rende manifesto il suo corpo glorioso, così come apparirà dopo la Risurrezione. «È un anticipo della Pasqua», dice il Pontefice. «Allora Pietro esclama: “Maestro, è bello per noi essere qui” (Lc 9,33). Vorrebbe che quel momento di grazia non finisse più», ma, come dice un celebre canto reso popolare dal movimento di Comunione e Liberazione, «[…] il vostro posto» di discepoli «è là, là in mezzo a loro», cioè in mezzo alla gente comune, che deve essere evangelizzata. Solo compiuta la loro missione gli Apostoli potranno entrare nella gloria del loro Signore».
Come osserva il santo Padre, «[…] nessuno arriva alla vita eterna se non seguendo Gesù, portando la propria croce nella vita terrena. Ognuno di noi, ha la propria croce. Il Signore ci fa vedere la fine di questo percorso che è la Risurrezione, la bellezza, portando la propria croce», il che rincuora e incoraggia nel cammino di ogni giorno, fatto di gioie, ma anche di tante fatiche. «Dunque», soggiunge il Papa, «la Trasfigurazione di Cristo ci mostra la prospettiva cristiana della sofferenza. Non è un sadomasochismo la sofferenza: essa è un passaggio necessario ma transitorio. Il punto di arrivo a cui siamo chiamati è luminoso come il volto di Cristo trasfigurato: in Lui è la salvezza, la beatitudine, la luce, l’amore di Dio senza limiti. Mostrando così la sua gloria, Gesù ci assicura che la croce, le prove, le difficoltà nelle quali ci dibattiamo hanno la loro soluzione e il loro superamento nella Pasqua».
Pertanto «[…] in questa Quaresima, saliamo anche noi sul monte con Gesù! Ma in che modo? Con la preghiera. Saliamo al monte con la preghiera: la preghiera silenziosa, la preghiera del cuore, la preghiera sempre cercando il Signore. Rimaniamo qualche momento in raccoglimento, ogni giorno un pochettino, fissiamo lo sguardo interiore sul suo volto e lasciamo che la sua luce ci pervada e si irradi nella nostra vita».
Lunedì, 18 marzo 2019