di Marco Invernizzi
«Al 1° gennaio 2019 si stima che la popolazione ammonti a 60 milioni 391mila residenti, oltre 90mila in meno sull’anno precedente (-1,5 per mille). […] Nel 2018 si conteggiano 449mila nascite, ossia 9mila in meno del precedente minimo registrato nel 2017. Rispetto al 2008 risultano 128mila nati in meno».
Così l’Istat fotografa la realtà italiana in un comunicato stampa che conferma il costante calo demografico del nostro Paese, di anno in anno sempre peggiore. Un «inverno demografico» come lo ha definito Papa Francesco il 30 gennaio, che rende “dura” la vita dei popoli europei.
Quello che però maggiormente stupisce è la completa assenza di reazioni significative da parte delle autorità politiche e culturali nazionali. Viviamo in un mondo che sta morendo, ma non ce ne preoccupiamo più di tanto. Ci si preoccupa del “riscaldamento globale”, ma non si tiene conto dei dati drammatici e inesorabili che indicano la scomparsa degli italiani, se questo trend continuerà. Già nel 2065, secondo l’Istat, è prevedibile la diminuzione della popolazione di 6,5 milioni.
Gli uomini politici si dividono, almeno a parole: a destra c’è preoccupazione maggiore, a sinistra meno, anche perché le diverse Sinistre hanno sempre spinto, da un punto di vista culturale, a favore dei fattori che favoriscono l’individualismo e non certo la centralità della famiglia, fattori quali il diritto al divorzio, all’aborto, la parificazione tra le unioni fra persone dello stesso sesso e la famiglia naturale, e così via.
Tuttavia provvedimenti significativi non se ne vedono e questo soprattutto perché l’aspetto culturale rimane sostanzialmente silente e quindi non incide sulle scelte politiche. I media ne parlano poco e spesso a sproposito. Le poche famiglie numerose esistenti in Italia vengono a volte esibite come una “specie protetta”, ma nulla viene fatto per indicare che può esistere un modo di affrontare la vita diverso, che metta al centro e leghi insieme matrimonio e sessualità, trasmissione della vita e politiche a favore della famiglia.
Quando invece qualcuno pone il problema, viene guardato con sospetto. Il motivo è molto semplice: toccare il problema demografico significa denunciare uno stile di vita e valorizzarne un altro. In pratica, significa mettere in crisi chi preferisce il successo e il denaro, e disprezza o comunque non favorisce la maternità e la trasmissione della vita. Ora sappiamo quali siano gli stili di vita praticati e lodati nella maggior parte degli ambienti che contano, fra le cosiddette élite.
Questo è ciò che sta accadendo a proposito della Marcia per la famiglia, che si terrà a Verona il prossimo 31 marzo al termine di un convegno mondiale dedicato al tema. Le élite la disprezzano, i media e le forze politiche che favoriscono una cultura ostile alla famiglia cercano di “chiuderla” dentro il recinto dell’estrema Destra, sostanzialmente per toglierle agibilità politica. Questa operazione culturale e mediatica spaventa tanti che pure sono d’accordo con i princìpi fondamentali che stanno alla base della Marcia, che poi sono i princìpi del senso comune così come vengono insegnati dalla dottrina sociale della Chiesa Cattolica. Anche vescovi, sacerdoti e fedeli subiscono questa pressione.
Non siamo ingenui, sappiamo che questo è il prezzo da pagare per chi vuole proporre la bellezza della famiglia e anche la sua utilità sociale. Perché di questo si tratta: mostrare agli uomini del nostro tempo che la verità e la bellezza stanno insieme in un uomo e in una donna che si promettono fedeltà per sempre e che sperano di potere avere numerosi figli. Questa non è la famiglia stile Mulino Bianco, ma quella concreta di chi ha scelto di affrontare sacrifici e sofferenze per incarnare la bellezza della vita.
Credo che questo e non altri sia lo scopo degli organizzatori della Marcia per la famiglia di Verona.
Gli uomini politici, gli uomini dello spettacolo, gli artisti e gli intellettuali, insomma le cosiddette élite del Paese anche questa volta sono costrette a scegliere, come nei tre precedenti Family Day, se stare accanto a quella fetta di paese reale che è scesa in piazza e lo farà anche nella Marcia per la Famiglia domenica 31 marzo a Verona.
Lunedì, 18 marzo 2019