In italiano “ospite” indica sia chi ospita, sia chi viene ospitato. Nell’Eucaristia è Dio stesso che si fa ospite per dare valore al nostro tempo
di Michele Brambilla
La liturgia di domenica 20 luglio ci chiede di contemplare «l’ospitalità di Abramo e di sua moglie Sara e poi delle sorelle Marta e Maria, amiche di Gesù», dice Papa Leone XIV nell’Angelus del 20 luglio, che si tiene ancora a Castel Gandolfo.
Il Signore fa l’esperienza di essere ospitato, ma a ben vedere «ogni volta che accogliamo l’invito alla Cena del Signore e partecipiamo alla mensa eucaristica, è Dio stesso che “passa a servirci” (cfr Lc 12,37)». «È suggestivo che nella lingua italiana l’ospite è sia chi ospita, sia chi viene ospitato. Così, in questa domenica estiva possiamo contemplare il gioco di accoglienza reciproca, fuori dal quale la nostra vita impoverisce»: sono, infatti, le nostre relazioni ad arricchirci interiormente, prima tra tutte quella con Dio, ma «ci vuole umiltà sia a ospitare sia a farsi ospitare. Occorrono delicatezza, attenzione, apertura. Nel Vangelo, Marta rischia di non entrare fino in fondo nella gioia di questo scambio. È tanto presa da ciò che le tocca fare per accogliere Gesù, che rischia di rovinare un momento indimenticabile di incontro. Marta è una persona generosa, ma Dio la chiama a qualcosa di più bello della stessa generosità. La chiama a uscire da sé», ad ascoltare quella Parola che sola dà senso anche ad una tavola imbandita, come invece ha compreso sua sorella Maria.
«Sorelle e fratelli carissimi, solo questo fa fiorire la nostra vita: aprirci a qualcosa che ci distoglie da noi stessi e nello stesso tempo ci riempie», perché il grande male della nostra epoca è un individualismo trasformatosi nella forma più introflessa di egocentrismo. Maria «non è meno concreta di sua sorella e neanche meno generosa. Ha però colto l’occasione» imperdibile di aprire la propria anima al Maestro, facendoci comprendere che esiste anche un impiego qualitativo del tempo.
«Il tempo estivo può aiutarci a “rallentare” e a diventare più simili a Maria che a Marta», dato che molto spesso non mostriamo agli altri il nostro lato migliore e non lo concediamo neppure a noi stessi. «Bisogna che viviamo un po’ di riposo, col desiderio di imparare di più l’arte dell’ospitalità. L’industria delle vacanze vuole venderci ogni genere di esperienza, ma forse non quello che cerchiamo», perché i veri incontri, quelli che danno qualità alla vita, sono gratuiti, «occorre solo farsi ospiti: fare posto e anche chiederlo; accogliere e farsi accogliere. Abbiamo tanto da ricevere e non solo da dare. Abramo e Sara, seppure anziani, si scoprirono fecondi quando accolsero con tranquillità il Signore stesso in tre viandanti», come diceva la prima lettura della liturgia del giorno secondo il rito romano (Gen 18,1-10). L’altro modello è «Maria Santissima, Madre accogliente, che ha ospitato nel proprio grembo il Signore e insieme a Giuseppe gli ha dato casa. In lei brilla la nostra vocazione, la vocazione della Chiesa a rimanere casa aperta a tutti, per continuare ad accogliere il suo Signore, che chiede permesso di entrare» nei nostri cuori per renderli più simili al suo.
In mattinata il Papa ha celebrato Messa nella cattedrale di Albano Laziale, che con Castel Gandolfo sta dando un’ottima prova della sua natura ospitale in questi giorni. L’Eucaristia presieduta nel cuore pulsante della diocesi suburbicaria «è stato un momento significativo di comunione ecclesiale e di incontro con la comunità diocesana», afferma il Santo Padre.
Lo sguardo di Leone XIV si appunta anche sul triste scenario mediorientale. «Esprimo il mio profondo dolore per l’attacco dell’esercito israeliano contro la Parrocchia cattolica della Sacra Famiglia in Gaza City; come sapete giovedì scorso ha causato la morte di tre cristiani», di cui cita per esteso i nomi, «e il grave ferimento di altri». «Chiedo nuovamente che si fermi subito la barbarie della guerra» e «alla comunità internazionale rivolgo l’appello a osservare il diritto umanitario e a rispettare l’obbligo di tutela dei civili, nonché il divieto di punizione collettiva, di uso indiscriminato della forza e di spostamento forzato della popolazione».
«Ai nostri amati cristiani mediorientali dico: sono vicino alla vostra sensazione di poter fare poco davanti a questa situazione così drammatica. Siete nel cuore del Papa e di tutta la Chiesa. Grazie per la vostra testimonianza di fede», sulla quale il Pontefice invoca l’intercessione della «Vergine Maria, donna del Levante, aurora del Sole nuovo che è sorto nella storia».
Appare provvidenziale la coincidenza di questa domenica di guerra con «la “Maratona di preghiera per i Governanti”» promossa dal «Forum Internazionale di Azione Cattolica»: la proposta è quella di trovare un momento, tra le 10.00 e le 22.00 del 20 luglio, per «pregare, chiedendo al Signore di illuminare i nostri Governanti e ispirare in loro progetti di pace».
Lunedì, 21 luglio 2025
