C’è un preciso mandato missionario anche per i figli delle “sentinelle del mattino”
di Michele Brambilla
Il 3 agosto Papa Leone XIV celebra la Messa e l’Angelus sulla spianata di Tor Vergata, dove si raduna il Giubileo dei giovani 25 anni dopo l’indimenticabile GMG del 2000 con san Giovanni Paolo II. Come sempre nella Chiesa, vi è uno sviluppo nella continuità. Nuovo il Pontefice, nuove molte tematiche affrontate (i social, gli algoritmi…), ma perenni le domande profonde dell’uomo, ben illustrate dalla liturgia del giorno.
Infatti «la prima Lettura, tratta dal Libro del Qoelet, ci invita a prendere contatto» con la vanità di molti sforzi umani «e il Salmo responsoriale, che le fa eco, ci propone l’immagine dell’“erba che germoglia; al mattino fiorisce e germoglia, alla sera è falciata e secca” (Sal 90,5-6). Sono due richiami forti, forse un po’ scioccanti, che però non devono spaventarci, quasi fossero argomenti “tabù”, da evitare. La fragilità di cui ci parlano, infatti, è parte della meraviglia che siamo», sostiene il Papa nell’omelia. Un filo d’erba è bellissimo e delicatissimo al tempo stesso, ma tenacemente proteso alla vita, anche nei freddi mesi invernali.
«Noi pure, cari amici, siamo fatti così: siamo fatti per questo. Non per una vita dove tutto è scontato e fermo, ma per un’esistenza che si rigenera costantemente nel dono, nell’amore», mentre oggi siamo spesso schiavi delle cose e pochi vedono dietro la natura il volto del Creatore. S. Agostino si chiedeva «“Qual è allora l’oggetto della nostra speranza […]? È la terra? No. Qualcosa che deriva dalla terra, come l’oro, l’argento, l’albero, la messe, l’acqua […]? Queste cose piacciono, sono belle queste cose, sono buone queste cose” (Sermo 313/F, 3). E concludeva: “Ricerca chi le ha fatte, egli è la tua speranza”». Colui che il celebre vescovo di Ippona additava era ed è, ovviamente, il Signore. «È Lui, come diceva San Giovanni Paolo II, “che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande […], per migliorare voi stessi e la società, rendendola più umana e fraterna” (XV Giornata Mondiale della Gioventù, Veglia Di Preghiera, 19 agosto 2000). Teniamoci uniti a Lui, rimaniamo nella sua amicizia, sempre, coltivandola con la preghiera, l’adorazione, la Comunione eucaristica, la Confessione frequente, la carità generosa, come ci hanno insegnato i beati Piergiorgio Frassati e Carlo Acutis, che presto saranno proclamati Santi», sull’esempio dei quali «aspirate a cose grandi, alla santità, ovunque siate. Non accontentatevi di meno. Allora vedrete crescere ogni giorno, in voi e attorno a voi, la luce del Vangelo».
La centralità dell’Eucaristia nella quotidianità del cattolico è il più grande dono di Cristo alla sua Chiesa, proprio perché grazie ad essa «il Signore Gesù è presente in mezzo a noi e in noi». In Lui ritroviamo anche i nostri cari defunti. In proposito, il Pontefice non dimentica «María e Pascale, le due giovani pellegrine, una spagnola e l’altra egiziana, che ci hanno lasciato in questi giorni», mentre si stavano recando al Giubileo.
Parlando a tutti i convenuti, «chiedo a voi di portare un saluto anche ai tanti giovani che non sono potuti venire e stare qui con noi, in tanti Paesi da dove era impossibile uscire» a causa specialmente della guerra. Il Papa pensa in particolare ai giovani cristiani della Striscia di Gaza e dell’Ucraina. In ogni caso, «portate questa gioia, questo entusiasmo a tutto il mondo».
Si rinnova, così, il mandato missionario che fu dato, 25 anni fa, alle «sentinelle del mattino». Le sentinelle hanno procreato e sono nati i ragazzi che Leone XIV ha davanti. Il mattino del nuovo millennio è arrivato e la sfida alla fede cattolica è divenuta persino più cogente. «Voi siete sale della terra, luce del mondo: portate questo saluto a tutti i vostri amici, a tutti i giovani che hanno bisogno di un messaggio di speranza», ripete quindi Papa Prevost ai figli delle sentinelle del 2000.
Lunedì, 4 agosto 2025
