«Gli esempi concreti» recita un celebre aforisma di Nicolas Gomez Davila, «sono i carnefici delle idee astratte».
La sollevazione armata, a partire dal marzo del 1793, del popolo francese di dodici Départements delle regioni nord-occidentali della Francia – fra le quali l’odierna Vandea – contro il regime rivoluzionario anticattolico e regicida di Parigi, nonché la brutalità sanguinaria e genocida impiegata per sedarla, costituiscono l’esempio concreto che mette in crisi la lettura mainstream dell’evento «Rivoluzione Francese».
Ed è forse per questo che, le rare volte che si sente parlare dell’insurrezione vandeana, gli eredi ideologici dei giacobini ne alterano le motivazioni o ne riducono la portata. Ben venga, allora l’opera di Giorgio Enrico Cavallo, docente, storico e giornalista, che regala al lettore di lingua italiana un saggio sull’epopea vandeana non pregiudizialmente ostile agli insorti.
La prosa del prof. Cavallo è scorrevole e accattivante. Ma il carattere divulgativo della narrazione non inficia la scrupolosità della ricostruzione degli eventi. Questa, peraltro, non si limita al biennio 1793-1794, la cosiddetta Prima guerra di Vandea, ma include i quattro successivi tentativi organizzati di restaurazione legittimista, l’ultimo dei quali avvenuto nel 1832 contro il governo liberale orleanista.
Fra i punti di forza di questo libro vi è un sostanzioso inquadramento di carattere storiografico cui sono dedicati almeno tre degli undici capitoli. Le conclusioni dell’autore sono coerenti con quanto elaborato dal pantheon di studiosi della Rivoluzione Francese cui fa di solito riferimento chi si è formato in Alleanza Cattolica: Edmund Burke (1729-1797), Jacques Crétineau-Joly (1803-1875), Augustin Cochin (1876-1916), Christopher Dawson (1889-1970), Pierre Gaxotte (1895-1982), e Reynald Secher, ognuno dei quali viene esplicitamente menzionato e citato.
Un capitolo è dedicato alle svariate insorgenze anti-francesi in Italia, dalla ribellione dei contadini nel Pavese nel 1796 alla fortunata spedizione sanfedista, tre anni dopo, del card. Fabrizio Ruffo (1744-1827) per la liberazione del Regno di Napoli. L’autore le chiama «Vandee italiane» perché le motivazioni degli insorti erano pressoché identiche a chi rischiava la vita nelle Chouannerie d’oltralpe: la consapevolezza che il cambio di regime non significava solo un avvicendamento di persone nelle cabine di comando, ma ambiva a cambiare in profondità la vita quotidiana e il giro mentale dei singoli e delle comunità. In nome della Libertà, i rivoluzionari limitavano infatti le libertà concrete, prima fra tutte l’esercizio del culto cattolico.
Il prof. Cavallo sostiene che, sia pur sconfitta militarmente, La Vandea vinse la guerra (p. 254). Gli insorti ottennero infatti di conservare i loro altari – si legge su un’aletta di copertina – i loro preti e la loro fede e, tramite il loro sacrificio, riportarono la Francia al Cattolicesimo.
Non è improbabile che rivivere le gesta dei condottieri dell’Armata Cattolica e Reale e le tribolazioni del popolo vandeano (compresi gli annegamenti di Nantes, le fucilazioni di massa e lo sterminio operato dalle Colonne infernali) possa tradursi in nuova linfa per combattere – la definizione è del cardinale Robert Sarah – le colonne della morte del nostro tempo: il relativismo, l’indifferentismo e il disprezzo di Dio.
Saggio storico per tutti sull’epopea dei vandeani che, a migliaia, presero le armi per la propria patria, per il proprio re e, soprattutto, per il proprio Dio, contro una Rivoluzione sanguinaria e apostata.
Categoria: Saggio storico
Autore: Giorgio Enrico Cavallo
Pagine: 384 pp
Prezzo: € 27,90
Anno: 2024
Editore: D’Ettoris Editori
Città: Crotone
EAN: 9788893281645

