La scelta coraggiosa di una giovane madre, un articolo su progressismo e natalità, cancel culture animalista
di Luca Bucca
– Al di là degli aspetti tecnici e normativi (e dell’eventuale “elasticità” applicativa) che potranno permettere o meno la concessione della Dad alla madre sedicenne che vorrebbe proseguire gli studi presso il liceo Gioia di Piacenza continuando ad accudire il proprio figlio di cinque mesi, l’aspetto più significativo di questa storia è la decisione della ragazza di portare avanti la propria gravidanza. Perché in un contesto culturale come quello attuale, che non favorisce certo scelte del genere ma, anzi, le ostacola, fornendo facili giustificazioni e scappatoie, questa scelta è decisamente un atto eroico degno di ammirazione.
– È un dato di fatto che la maggior parte degli ambienti progressisti manifestino una certa ritrosia nell’affrontare il tema dell’inverno demografico per motivazioni ideologiche, ritenendo l’argomento troppo “di destra”. A squarciare questo velo – nonostante giudizi, presupposti, motivazioni e argomentazioni in molti passaggi non condivisibili – c’ha provato recentemente l’editorialista John Burn-Murdoch, con un articolo pubblicato il 29 agosto sul Financial Times dal titolo eloquente: Perché i progressisti dovrebbero preoccuparsi del calo dei tassi di natalità. Tralasciando la risibile considerazione che i conservatori (con accezione negativa) farebbero più figli dei progressisti e, quindi, le società di domani diventerebbero automaticamente più conservatrici (ancora in senso negativo), risulta interessante la considerazione, dati alla mano, che il calo delle nascite non contribuisce a ridurre l’inquinamento, ma rallenta solo l’innovazione. Si tratta certamente di due aspetti all’interno di un quadro più ampio e complesso, ma può essere considerato un buon tentativo, un punto di partenza per cominciare ad affrontare il problema cercando di superare i pregiudizi ideologici che, fin qui, hanno reso difficile l’elaborazione di soluzioni condivise che vadano oltre le contrapposizioni di parte e mettano al centro il bene comune.
– Un’associazione animalista, già nota da almeno un decennio per iniziative del genere, ha recentemente attaccato il noto videogame Mario Kart per avere rappresentato uno dei personaggi, una mucca, con un anello al naso, come da uso inveterato e frequente anche in molta produzione cartoonistica e fumettistica. Il motivo della censura risiederebbe nel richiamo a una forma di maltrattamento degli animali. Che i videogame possano veicolare messaggi negativi è certo, e bisogna fare attenzione nel renderli fruibili soprattutto ai più giovani, ma non appare questo un caso particolarmente pericoloso. Sembra più una declinazione animalista della cancel culture che, nella furia ideologica di voler eliminare tutto ciò che è ritenuto inappropriato, finisce a volte, come in questo caso, per cadere nel ridicolo. Nonostante ciò, l’occasione permette di ricordare l’insegnamento sempre equilibrato della Chiesa anche su questo argomento: l’uomo, custode del creato, deve avere cura anche degli animali, potrà lecitamente servirsene per il nutrimento, il vestiario, il lavoro, la ricerca scientifica (entro limiti di ragionevolezza) e lo svago, preservandoli da inutili sofferenze, evitando di dedicare spese eccessive per essi o di farli oggetto di forme di affetto dovute solo alle persone (cfr. CCC nn. 2415-2418). Per il resto, nei limiti del lecito, buon divertimento a chi vorrà provare a giungere primo al traguardo con un kart guidato da una mucca con l’anello al naso.
Mercoledì 3 settembre 2025
