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Uomini e donne veri

20 Ottobre 2025 - Autore: Michele Brambilla

Papa Leone XIV canonizza 7 nuovi santi, di cui tre appartenenti al laicato. Il messaggio fondamentale è che tutti sono stati uomini e donne autentici, testimoni credibili di Cristo in un mondo che rischia sempre più di diventare un deserto spirituale perché rifiuta la paternità di Dio

di Michele Brambilla

La mattina del 19 ottobre Papa Leone XIV canonizza Ignazio Choukrallah Maloyan (1869-1915), Peter To Rot (1912-45), Vincenza Maria Poloni (1802-55), Maria del Monte Carmelo Rendiles Martínez (1903-77), Maria Troncatti (1883-1969), José Gregorio Hernández Cisneros (1864-1919), Bartolo Longo (1841-1926). Ben tre (To Rot, Cisneros, Longo) sono laici, dalle biografie straordinarie: san Peter era un catechista che difese fino alla morte la dottrina cattolica sul matrimonio quando i giapponesi, che durante la Seconda guerra mondiale occuparono la Papua Nuova Guinea, tentarono di imporre la poligamia; il dott. Cisneros è un medico venezuelano beatificato il 30 aprile 2021 e veneratissimo in tutta l’America Latina; Bartolo Longo è il celebre fondatore del grande santuario di Pompei. Non è da meno di costoro il vescovo armeno martire che apre la lista dei nuovi santi, ucciso durante il genocidio del 1915. Maria Troncatti, delle salesiane Figlie di Maria Ausiliatrice, si spese fino all’ultimo respiro per l’Ecuador. Maria del Monte Carmelo Rendiles Martínez, fondatrice come la veronese Poloni di congregazioni religiose, è venezuelana come José Gregorio Hernández Cisneros.

L’omelia del Papa parte da una domanda che Gesù formula nel Vangelo: «Il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?» (Lc 18,8). «Proprio oggi stanno davanti a noi sette testimoni, i nuovi Santi e le nuove Sante, che con la grazia di Dio hanno tenuto accesa la lampada della fede, anzi, sono diventati loro stessi lampade capaci di diffondere la luce di Cristo»: alcuni di loro hanno raggiunto alte vette professionali, il che si presta a ricordare che, «rispetto a grandi beni materiali e culturali, scientifici e artistici, la fede eccelle non perché essi siano da disprezzare, ma perché senza fede perdono senso. La relazione con Dio è di somma importanza perché Egli ha creato dal nulla tutte le cose, all’inizio dei tempi, e salva dal nulla tutto ciò che nel tempo finisce. Una terra senza fede sarebbe popolata da figli che vivono senza Padre, cioè da creature senza salvezza».

L’imbarbarimento che ci circonda deriva, quindi, da un disprezzo della paternità di Dio, che si traduce in una continua ribellione anche alla paternità terrena. «Ecco perché Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo, si interroga sulla fede: se sparisse dal mondo, che cosa accadrebbe? Il cielo e la terra resterebbero come prima, ma non ci sarebbe più nel nostro cuore la speranza; la libertà di tutti verrebbe sconfitta dalla morte; il nostro desiderio di vita precipiterebbe nel nulla»: non è un caso che la “secolarizzazione” sia culminata nella filosofia nichilista. Non dobbiamo però temere: sebbene la domanda di Gesù crei in noi una certa inquietudine, non dobbiamo dimenticare «che è Gesù stesso a pronunciarla». Dacché Cristo è risorto, la morte non avrà mai più l’ultima parola.

«Carissimi, appunto per questo Cristo parla ai suoi discepoli della “necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai” (Lc 18,1): come non ci stanchiamo di respirare, così non stanchiamoci di pregare! Come il respiro sostiene la vita del corpo, così la preghiera sostiene la vita dell’anima: la fede, infatti, si esprime nella preghiera e la preghiera autentica vive di fede», sottolinea il Pontefice. La parabola del giudice che viene importunato dal querelante persino di notte è la richiesta di un’esplicita professione di fede: in Lc 18, 1-8 «il Signore ci sta chiedendo se crediamo che Dio sia giudice giusto verso tutti. Il Figlio ci domanda se crediamo che il Padre vuole sempre il nostro bene e la salvezza di ogni persona». Tanti, infatti, davanti al mistero del male perdono la speranza e, altri, pretendono che Dio reagisca come vorrebbero loro. «Da entrambe le tentazioni ci libera Gesù, testimone perfetto di confidenza filiale. Egli è l’innocente, che soprattutto durante la sua passione prega così: “Padre, sia fatta la tua volontà” (cfr Lc 22,42). Sono le stesse parole che il Maestro ci consegna nella preghiera del Padre nostro. Qualunque cosa succeda, Gesù si affida da Figlio al Padre; perciò noi, come fratelli e sorelle nel suo nome, proclamiamo: “È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno, per Cristo Signore nostro” (Messale Romano, Preghiera Eucaristica II, Prefazio)», dice il Papa citando la liturgia stessa. Gesù davvero «è l’umile che chiama i prepotenti a conversione, il giusto che ci rende giusti, come attestano i nuovi Santi di oggi: non eroi, o paladini di qualche ideale, ma uomini e donne autentici», che hanno reso gloria al Signore con una vita tenacemente coerente con il Vangelo.

Prima dell’Angelus Leone XIV rivolge un indirizzo di saluto alle autorità civili presenti, citando esplicitamente «il Presidente della Repubblica Italiana e il Presidente del Libano e le distinte Delegazioni ufficiali, in particolare di Armenia e Venezuela».

Proprio «oggi ricorre la Giornata Missionaria Mondiale. La Chiesa è tutta missionaria, ma oggi preghiamo specialmente per quegli uomini e quelle donne che hanno lasciato tutto per andare a portare il Vangelo a chi non lo conosce», divenendo anche loro testimoni della vera Speranza.

Il Papa richiama l’attenzione della comunità internazionale su una delle tante crisi sottaciute dai media. Solo lui, infatti, avverte che dal Myanmar «riferiscono di continui scontri armati e bombardamenti aerei, anche su persone e infrastrutture civili. Sono vicino a quanti soffrono a causa della violenza, dell’insicurezza e di tanti disagi. Rinnovo il mio accorato appello affinché si giunga a un cessate-il-fuoco immediato ed efficace. Che gli strumenti della guerra cedano il passo a quelli della pace, attraverso un dialogo inclusivo e costruttivo».

Lunedì, 20 ottobre 2025

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