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Flavio Babini, Assalto all’Europa, Autopubblicato, seconda edizione, Forlì (Forlì-Cesena) 2019, 227 pp., € 15,00

30 Giugno 2025 - Autore: Michele Rinaldi

Recensione di Michele Rinaldi, Cristianità n. 433 (2025)

Il testo, presentato come romanzo storico dall’autore, già ufficiale pilota dell’Aeronautica Militare italiana, offre un’ampia e documentata Prefazione storica (pp. 15-36), venti capitoli (pp. 37-160), un Epilogo storico (pp. 161-168), un’appendice su La resistenza della Polonia al regime comunista (pp. 169-187), una sezione di approfondimento storico e terminologico intitolata Per saperne di più (pp. 189-218) e l’Atto di consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria di san Giovanni Paolo II (1978-2005), pronunciato il 25 marzo 1984 (pp. 219-221).

Al di là dello dello stile scorrevole e gradevole, merita di essere sottolineato il rigore dei riferimenti relativi a un evento fra i meno conosciuti e i più rilevanti nella storia recente. Si tratta della serie di esplosioni avvenute il 13 maggio 1984 e protrattesi fino al 17 nel deposito sovietico di munizioni e missili di Severomorsk, nella penisola russa di Kola, nell’e­stremo nord artico del Paese. La vicenda presenta aspetti che non possono essere ignorati. La decisione della NATO, l’Organizzazione del Trattato Nord Atlantico, di schierare a partire dal 1979 i missili Pershing II e Cruise, detti «euromissili», in risposta al posizionamento in Europa di missili nucleari sovietici basati su piattaforma semovente SS-20, e l’av­vio del programma detto «scudo stellare» su iniziativa del presidente degli Stati Uniti Ronald Wilson Reagan (1911-2004), avevano messo in crisi l’enorme superiorità delle forze convenzionali del Patto di Varsavia su quelle della NATO — circa il triplo di quelle schierate in Europa, che sarebbe sceso al doppio con l’arrivo dei rinforzi dagli Stati Uniti (USA) — e avevano lasciato aperta solamente una ristretta finestra di opportunità di attacco all’Europa Occidentale per i Paesi del Patto di Varsavia, già in fortissima crisi economica. Nei primi mesi del 1984 lo schieramento dei missili della NATO progrediva costantemente e l’ipotesi di una soluzione militare favorevole all’Unione Sovietica si poteva realizzare solo escludendo il ricorso agli armamenti nucleari e impedendo l’afflusso dei rinforzi statunitensi, distanti migliaia di chilometri del teatro europeo. La condizione imprescindibile era rendere impossibile il ponte aereo e navale USA-Europa. L’esplosione del deposito di Severomorsk rese del tutto impossibile quest’ultima condizione, lasciando in particolare le forze navali del Patto di Varsavia prive di munizioni e di missili. 

La parte narrativa romanzata ipotizza che l’attacco contro l’Europa Occidentale stesse per essere lanciato proprio all’alba del 13 maggio 1984 e ne descrive in modo estremamente verosimile tutte le fasi precedenti, alternando la narrazione del briefing fatto al presidente del Soviet Supremo e di quello ai piloti del 101° gruppo dell’Aeronautica Militare di Cervia, di cui l’autore è stato anche comandante. Tutto sembra ineluttabilmente convergere verso una completa vittoria delle forze del Patto di Varsavia, fino a quando la notizia dell’esplosione del tutto inaspettata rende inevitabile rinunciare all’attacco. Nell’epilogo storico viene spiegato in modo ampio e convincente che il disastro di Severomorsk ha condizionato in modo determinante le scelte politiche dell’Unione Sovietica al punto che, pochi anni dopo, nel 1989, lo Stato comunista implose insieme alla sua immane struttura militare senza che vi fosse alcuno scontro con le forze avversarie. 

La singolare coincidenza della data del disastro con quella della prima apparizione della Madonna a Fatima, in Portogallo, lascia pensare che la Provvidenza, che è il nome di Dio nella storia, abbia voluto lanciare un segnale per spiegare il senso di quanto stava succedendo ai brandelli ancora esistenti di una Cristianità occidentale al tramonto. A ciò si aggiunge il fatto che solo pochi giorni prima, il 25 marzo 1984, san Giovanni Paolo II aveva nuovamente consacrato il mondo al Cuore Immacolato di Maria, chiedendo ai vescovi di tutto il mondo di unirsi a lui nel pronunciare la medesima preghiera di consacrazione; l’uni­ca veggente superstite, la venerabile suor Lucia Dos Santos O.C.D. (1907-2005), nel 1989 la confermò corrispondente a quanto la Madonna aveva chiesto ai tre pastorelli cui era apparsa nel 1917. Parafrasando Papa san Pio V (1566-1572) dopo la battaglia di Lepanto, del 1571, si potrebbe dire anche in questo caso: «non le armi, non i condottieri, ma il cuore immacolato di Maria ci hanno salvato da quella guerra e ci hanno consegnato un tempo supplementare, sebbene non quantificabile». Una svolta epocale, un «cambiamento d’epo­ca», come ci ha insegnato Papa Francesco (2013-2025), che ci apre opportunità completamente nuove sulla strada dell’edifi­cazione della civiltà cristiana del terzo millennio. Lavoriamo finché è giorno (Gv 9, 4).

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