San Giuseppe, secondo Papa Leone XIV, unisce le fragilità del comune essere umano ad una fede coraggiosa fondata sulla Speranza e messa in pratica nelle scelte quotidiane
di Michele Brambilla
L’Angelus del 21 dicembre è dedicato a tratteggiare la figura di san Giuseppe, che la liturgia presenta «nel momento in cui Dio gli rivela, in sogno, la sua missione (cfr Mt 1,18-24)». Il Vangelo «ci propone così una pagina molto bella della storia della salvezza, il cui protagonista è un uomo fragile e fallibile, come noi, e al tempo stesso coraggioso e forte nella fede», commenta Papa Leone XIV.
Il Papa evidenzia anche che «l’Evangelista Matteo lo chiama “uomo giusto” (cfr Mt 1,19), e ciò lo connota come un pio israelita, che osserva la Legge e frequenta la sinagoga. Oltre a ciò, però, Giuseppe di Nazaret ci appare anche come una persona estremamente sensibile e umana», dato che quella medesima Legge gli avrebbe imposto un ripudio pubblico di Maria, già incinta di Gesù per opera dello Spirito Santo, condannandola prevedibilmente alla lapidazione in quanto adultera. Si era infatti nell’anno che la futura sposa doveva trascorrere nella casa paterna senza conoscere uomo prima di iniziare la coabitazione con lo sposo. La formula del ripudio segreto evitava il pubblico scandalo e, quindi, la dolorosa condanna. Scegliendo questa via Giuseppe dimostra ancora una volta che egli sapeva comprendere «il senso più profondo della sua stessa osservanza religiosa: quello della misericordia»: non è l’uomo ad essere stato fatto per il sabato, ma il sabato per l’uomo, avrebbe detto un giorno lo stesso Nascituro.
«La purezza e la nobiltà dei suoi sentimenti, però, diventano ancora più evidenti quando il Signore, in sogno, gli rivela il suo piano di salvezza, indicandogli il ruolo inaspettato che egli dovrà assumervi: essere lo sposo della Vergine Madre del Messia. Qui infatti Giuseppe, con un grande atto di fede, lascia anche l’ultima spiaggia delle sue sicurezze e prende il largo verso un futuro che è ormai totalmente nelle mani di Dio»: in proposito Leone XIV cita sant’Agostino d’Ippona, per il quale «“Alla pietà e alla carità di Giuseppe nacque dalla vergine Maria un figlio, e proprio il Figlio di Dio” (Sermo 51, 20.30)». Non solo Maria, che è Immacolata, ma anche Giuseppe, con la sua giustizia, avrebbe quindi meritato pienamente di accogliere in famiglia il Redentore.
Possiamo allora dedurre che le opere, intese come applicazione concreta degli insegnamenti scritturali e delle virtù, sono davvero necessarie per la Salvezza. «Pietà e carità, misericordia e abbandono: ecco le virtù dell’uomo di Nazaret che la Liturgia oggi ci propone, affinché ci accompagnino in questi ultimi giorni di Avvento, verso il Santo Natale», insiste infatti il Pontefice. Per il Papa «sono atteggiamenti importanti, che educano il cuore all’incontro con Cristo e con i fratelli, e che possono aiutarci ad essere, gli uni per gli altri, presepe accogliente, casa ospitale, segno della presenza di Dio. In questo tempo di grazia, non perdiamo occasione per praticarli: perdonando, incoraggiando, dando un po’ di speranza alle persone con cui viviamo e a quelle che incontriamo; e rinnovando nella preghiera il nostro filiale abbandono al Signore e alla sua Provvidenza, affidandogli tutto con fiducia».
La preghiera è particolarmente raccomandata ai bambini, presenti in gran numero in piazza S. Pietro per la tradizionale benedizione papale dei Bambinelli da porre nei presepi domestici. «Ringrazio il Centro Oratori Romani che ha organizzato questo evento e benedico di cuore tutti i Bambinelli. Cari ragazzi, davanti al presepe, pregate Gesù anche per le intenzioni del Papa. In particolare, preghiamo insieme perché tutti i bambini del mondo possano vivere nella pace», aggiunge Leone XIV pensando ai tanti scenari di guerra.
Lunedì, 22 dicembre 2025
