Martedì 31 marzo la Forza di Dissuasione Araba, costituita praticamente dall’esercito siriano, che dal 1976 occupa il Libano, ha ripreso i bombardamenti sulla zona cristiana di Beirut. L’esercito siriano, coadiuvato dai palestinesi e dal Movimento Nazionale – il raggruppamento che riunisce tutta la sinistra libanese -, ha anche posto in stato di assedio la città di Zahle, capitale della Bekaa, una regione continentale del Libano che confina con la Siria. La scelta di questa città – popolata esclusivamente da più di 200 mila cristiani – come obiettivo dell’aggressione siriana, non è casuale: essa, infatti, con i suoi cinque vescovi cattolici, rappresenta il punto di riferimento e l’unico rifugio sicuro di tutti i cristiani della regione, che vivono isolati dai loro fratelli e sotto la pressione permanente delle vessazioni di palestinesi e musulmani, nonché sotto la minaccia annessionistica della vicina Siria. Se questa città cedesse all’aggressione avversaria, un’intera regione passerebbe sotto il completo dominio dei nemici dei cristiani libanesi. Di fronte all’acuirsi del pericolo che incombe sui cristiani del Libano, oggi più che mai minacciati nel loro stesso diritto primario all’esistenza, pubblichiamo, in una nostra traduzione, una dichiarazione del patriarca e dell’episcopato maronita rivolta al Libano e al mondo intero, rilasciata in occasione della riunione straordinaria tenuta sabato 4 aprile, a Rheures, al seggio patriarcale di Bkerke, sotto la presidenza di Sua Beatitudine il patriarca Antoine-Pierre Khoraiche. In questa dichiarazione – che ha avuto una eco quasi inesistente sulla stampa italiana – i vescovi libanesi, molto significativamente, chiedono alle forze dipendenti dall’Organizzazione delle Nazioni Unite di intervenire nel paese per ristabilirvi la sicurezza, offrendo loro la possibilità di dimostrare concretamente la validità dei motivi per cui furono istituite.
Di fronte alla ennesima aggressione anticristiana
Dichiarazione del patriarca e dell’episcopato maronita in Libano
1. Condannano con viva indignazione il selvaggio bombardamento a cui sono state sottoposte le città di Beirut e Zahle, che ha raggiunto ospedali, scuole, luoghi di culto e quartieri popolari. Gli stabili sono crollati sui loro abitanti provocando in tal modo dozzine di vittime innocenti tra la popolazione. I vescovi ritengono che questo bombardamento sia stato reso più doloroso dal fatto che è stato effettuato dalle forze regolari, che si suppongono istituite per proteggere la vita delle persone, e perfettamente a conoscenza delle stesse leggi di guerra che impongono loro il preciso dovere di risparmiare i quartieri abitati, i cittadini disarmati come pure le istituzioni umanitarie e religiose.
2. Condannano egualmente gli avvenimenti del Libano del Sud, le cui violenze hanno causato, nella città di Saida, un certo numero di vittime, moltiplicandovi le rovine e cacciando, una volta di più, gli abitanti dai loro focolari.
3. Inchinandosi con emozione davanti alle nuove vittime di queste violenze, di questi bombardamenti e dei criminali francotiratori, implorano la misericordia del Signore per le loro anime e le consolazioni celesti per i loro congiunti. Interpellano, nello stesso tempo, le autorità responsabili nel Libano e nel mondo, come pure le istituzioni umanitarie e la coscienza delle Nazioni, perché soccorrano i feriti e le vittime, affinché i primi soccorsi possano giungere loro, dal momento che gli assalitori hanno paralizzato l’attività del solo ospedale importante della città di Zahle. Auspicano con tutto il cuore per le vittime una pronta e completa guarigione.
4. Lanciano un pressante appello alle diverse forze in lotta affinché cessino immediatamente il fuoco e richiamino tutti i responsabili al dovere di non risparmiare nessuno sforzo perché divenga effettivo il «cessate il fuoco» ordinato dal presidente della repubblica e perché gli abitanti possano riavere i loro diritti e riprendere le loro attività abituali.
5. Con tutte le loro forze, chiedono che finisca il bombardamento selvaggio sulla città di Zahle, da cui deve essere immediatamente tolto l’assedio che mira a soffocarla. Domandano che in essa la sicurezza sia affidata alle forze dell’ordine libanesi e all’esercito nazionale. Gli abitanti di Zahle devono poter ritornare alle loro attività, riprendere possesso delle loro fattorie e dei loro campi, raccogliere le provviste indispensabili alle loro famiglie, mandare di nuovo i loro figli a scuola, grazie al ritorno a una vita normale, che è un loro diritto.
6. Considerando che le molteplici decisioni delle numerose conferenze degli Stati arabi non hanno avuto nessuna efficacia per instaurare una stabile sicurezza in Libano, diventa quindi un diritto dei libanesi e un dovere delle autorità responsabili, come diventa interesse degli Stati arabi e una necessità per la sicurezza di tutta la regione, richiedere con viva insistenza che le forze internazionali dipendenti dall’Organizzazione delle Nazioni Unite ristabiliscano la sicurezza in tutte le regioni del Libano, all’interno delle sue frontiere internazionalmente riconosciute. Questa è la sola soluzione, divenuta indispensabile, che permetta veramente ai libanesi di incontrarsi in completa libertà e di avviare un dialogo sereno, democratico e costruttivo, grazie al quale essi sicuramente troveranno una soluzione a tutti i loro problemi.