(Giovanni Paolo II, Spira, 4 maggio 1987)
Amici candidati,
vogliamo ritrovare la speranza dell’ideale che fece nascere l’Europa! Coscienti che il “cambiamento d’epoca”, che ci investe (Papa Francesco, 10 novembre 2015), rende difficile persino accorgersi di quel miracolo europeo che da decenni permette uno spazio di libertà e di pace come mai si era visto nella storia dell’uomo, in cui crescita e benessere sono state esperienze reali. Infatti, non pochi sono disorientati e si domandano come superare quella insicurezza esistenziale, prima ancora che politica, che mortifica la speranza, la capacità di incontro e di iniziativa a tutti i livelli.
Così, nell’imminenza del rinnovo del Parlamento di Strasburgo, non è più possibile dire “SI” ALL’EUROPA come un’abitudine, ma solo avvertendo l’urgenza della sua rifondazione.
Ma quale Europa va ricostruita?
Europa non è mai stata un’idea astratta o meramente organizzativa o, peggio, burocratica. Europa é stata invece una realtà sociale, che ha preso corpo in una storia destata dal pensiero dei grandi filosofi greco-romani e che ha poi accolto l’annuncio dell’amore all’IO svelato da Cristo e dai suoi santi come Benedetto, Francesco, Cirillo, Metodio, fino a Edith Stein. La fede di famiglie, comunità e movimenti ha inventato una nuova civiltà popolare, che ha saputo guardare all’altro come a un bene per sé, facendo fiorire una sovrabbondanza umana ben testimoniata da quegli acuti nell’arte e nel pensiero, nelle scoperte scientifiche e tecniche, che hanno permesso l’inedito progresso esistenziale e materiale dell’Europa, esportato in tutto il mondo. De Gasperi, Schuman e Adenauer hanno poi intuito che quell’unità ideale, culturale e politica avrebbe potuto addirittura far fiorire, sulle macerie delle guerre mondiali, un sistema libero di convivenza, di mercati ed economie differenziate. In questa prospettiva, è assai significativo il fatto che, nel momento in cui si agiva per un’Europa unita, nasceva la moderna idea dei diritti umani, al cui fondamento viene richiamato un quid presente in ogni essere umano sin dal concepimento, a riconoscimento della sua dignità, inerente ed eguale.
Ma l’idea dei Padri di un’Europa dei popoli è stata via via abbandonata, per lasciare il passo allo strapotere finanziario, all’enfasi burocratica, alla riduzione dei “diritti umani” solo a quei c.d. “diritti civili”, che troppo spesso sono stati strumentalizzati per ostacolare la difesa della vita, della famiglia, della libertà di educazione. E più ci si è allontanati dalla fonte Ideale che ha dato vita all’originalità occidentale (e il rifiuto di menzionare le “radici ebraico-cristiane” nel Trattato di Nizza è stato il gesto simbolo della pretesa di staccarsi dall’idea originaria di Europa) più proprio quei “valori” – quali la sacralità della persona, il lavoro, la libertà, la solidarietà, perfino la democrazia – che avevano dipinto il volto stesso dell’Europa nella storia del mondo, sono decaduti sempre più rapidamente. Proprio
in questo momento di crescente disaffezione per l’unità europea, è bene ricordare che il progetto iniziale era il più grande progetto politico di tutti i tempi. Una unione di popoli era già avvenuta nella storia in conseguenza di sopraffazioni e di guerre. Invece l’Unione Europea nasce per un consenso sulla dignità inerente ad ogni essere umano, come è scritto in ogni trattato sull’Unione. Così, l’art. 1 del trattato di Lisbona dichiara che l’Unione si fonda nel riconoscimento della dignità di ogni essere umano. Purtroppo, le parole guida del progetto iniziale si sono oscurate e la politica è diventata solo uno strumento di potere che ha dimenticato i valori fondamentali che la devono guidare verso la realizzazione del bene comune con la bussola della difesa della dignità umana.
Eppure, si può ripartire, perché nella drammaticità dei tempi contemporanei si fa più urgente il desiderio di incontrare un annuncio di verità. “Sei felice in questo mondo moderno o hai bisogno di più?” è il bruciante incipit della canzone aggiudicatosi l’OSCAR 2018 (Shallow). Cresce una nostalgia di un’umanità capace di coraggio, creatività, costruttività, attenzione ai più deboli, accesa da uno struggente desiderio di quella già accaduta sovrabbondanza umana dell’Ideale. Che vibra ancora! Basta accorgersene, scorgerla, sostenerla, seguirla. Ma non nei sistemi di potere politico o mediatico, perché quell’umanità brilla in persone, in opere, in comunità di cui il potere troppo si disinteressa. Come sta accadendo, solo per citare un eclatante esempio, per quanto riguarda gli oltre due milioni di europei che hanno aderito alla mobilitazione denominata “One of us” con la quale si chiedeva che l’Europa cessasse finanziare attività distruttive di esseri umani nella fase embrionale, sulla base del riconoscimento dell’uguale dignità di ogni essere umano e del conseguente diritto alla vita.
Chiediamo, allora, che il prossimo Parlamento europeo sia innanzitutto attento a dare voce e forza ai corpi intermedi in cui resiste e torna a fiorire una nuova dignità umana, anche attraverso riforme a favore di una rinnovata centralità della persona, e ciò nei campi della VITA sin dal concepimento, della FAMIGLIA, dell’EDUCAZIONE, del LAVORO, delle TASSE, della GIUSTIZIA, della SICUREZZA, dell’IMMIGRAZIONE, delle ISTITUZIONI.
Pertanto, come realtà associative, facciamo APPELLO ai candidati perché si impegnino in alcune specifiche questioni, particolarmente rilevanti per non smarrire tratti prioritari di “bene comune”, sui cui annualmente verrà organizzato un momento pubblico di monitoraggio, sottoscrivendo il seguente ATTO DI IMPEGNO.
Associazione Liberi e Forti – ALEF, ALLEANZA CATTOLICA, Associazione Naz. FAMIGLIE NUMEROSE, Centro Studi Rosario LIVATINO, Cuore azzurro, L’albero, Costruire Insieme, Comitato Difendiamo i nostri figli, ESSERCI, Movimento per la VITA, Osservatorio parlamentare “VERA LEX?”, UCID comitato scientifico, Vivere Salendo
ATTO DI PUBBLICO IMPEGNO
Quale candidato al Parlamento Europeo, se eletto,
MI IMPEGNO
- a promuovere riforme dei trattati dell’Unione per il riconoscimento degli ideali della tradizione greco-giudaico-cristiana, che affermano il valore fondamentale della vita di ogni essere umano – da considerarsi sempre soggetto e mai oggetto, persona e mai cosa, fine e mai mezzo -, nonché per l’assunzione del principio di sussidiarietà verticale e orizzontale come dinamismo delle istituzioni e dell’ordinamento europei; perciò a riconoscere con essi l’intangibilità della vita dal concepimento alla morte nella convinzione che “la centralità politica del diritto alla vita” sia la strada per realizzare un’autentica cultura dei diritti umani e con essi un autentico rinnovamento nel campo civile e politico. Questo esige una triplice attenzione di impegno, per
a) promuovere iniziative giuridiche e azioni politiche che sappiano portare lo sguardo sul concepito riconoscendolo come uno di noi nei vari settori in cui la vita nascente è minacciata e misconosciuta (aborto chirurgico, chimico, farmacologico, fecondazione in vitro con distruzione di embrioni umani), anche rifiutando l’incalzante banalizzazione delle pratiche abortive introdotta da vari farmaci come la Ru486, che bypassano persino il necessario supporto psicologico e medico in ambito ospedaliero, per incrementare piuttosto (con investimenti di risorse umane e materiali e anche ricorrendo all’apporto del volontariato) le prassi di prevenzione e di dissuasione all’aborto, con la prospettazione di concrete alternative a esso;
b) contrastare ogni forma di commercializzazione del corpo umano e delle sue parti, dal suo sfruttamento con la prostituzione alla compravendita di gameti maschili e femminili, fino alla pratica disumana dell’utero in affitto
c) attivare riforme che traducano nella pratica quanto è scritto nelle pagine del diario di un hospice: «si può dimenticare il degrado del proprio corpo, se lo sguardo degli altri è pieno di tenerezza». La dignità umana, infatti, non va perduta o non diminuisce a causa di condizioni invalidanti, anche se gravissime. Ciò significa garantire a tutti cura, assistenza e accoglienza quando la vita è afflitta dalla malattia o dalla disabilità e impedire pratiche eutanasiche attive e passive nel rispetto dei principi di proporzionalità e appropriatezza delle cure, che comprendono anche l’assistenza con idratazione e alimentazione, evitando comunque i trattamenti sanitari inutili; - a riconoscere il ruolo insostituibile in ogni società della famiglia naturale costruita sul matrimonio (art. 29 Costituzione), nonché “fondamento della società e dello Stato” (art. 16 Dichiarazione universale dei diritti dell’uomno), quale unione responsabile, stabile e aperta alla procreazione, in grado di offrire la risposta più efficace e duratura ai bisogni e alle esigenze dei figli;
- a sostenere la genitorialità nel rispetto della differenza sessuale e nel ripudio di quella forma di “colonizzazione ideologica” costituita dalla diffusione delle pratiche gender (Papa Francesco, 22 gennaio 2015), operando fattivamente per la conciliazione tra lavoro, libertà femminile e maternità da una parte e responsabilità paterna dall’altra; dunque, a riconoscere il diritto dei minori ad avere un padre e una madre, ove possibile il proprio padre e la propria madre, proibendo anche la registrazione come genitore di chi ha fatto ricorso alla pratica dell’utero in affitto;
- a difendere ogni fragilità umana in tutte le fasi della vita in coerenza con il principio di solidarietà, quindi opponendosi all’opposta logica della legalizzazione delle droghe, nonché assicurando, anche attraverso i corpi intermedi, sostegno nelle circostanze critiche della vita, con particolare attenzione alla disabilità;
- ad attuare la libertà di educazione, rendendo ovunque economicamente neutrale la scelta tra strutture scolastiche statali e non-statali in quanto tutte riconosciute come “pubbliche”;
- a promuovere, nei nuovi mercati “transizionali” e flessibili del lavoro e nel confronto con le tecnologie dell’intelligenza artificiale, la formazione integrale della persona, affinché sia capace di analisi critica e di autoregolazione dei tempi di vita secondo i principi della tradizione comune;
- a rendere più omogenei ed equi nel mercato comune europeo i sistemi fiscali e contributivi, riformandoli in senso premiante per la vita nascente, per le famiglie e per le imprese che investono e incrementano l’occupazione;
- a far sì che l’integrazione europea, già a uno stadio avanzato sul fronte giudiziario, si realizzi in parallelo tra le forze di polizia e i servizi di informazione dei singoli stati, per scongiurare il rischio di uno squilibrio fra poteri, con la giurisdizione che decide anche le politiche di sicurezza;
- a costruire una politica comune sull’immigrazione, affinché la gestione dei flussi veda finalmente l’impegno dell’Unione tanto nell’assicurare la legalità degli ingressi, quanto nel costruire un’accoglienza articolata sull’educazione alla civiltà europea e al rispetto di ogni vita umana, sulla formazione professionale e sull’avvio al lavoro come effettive condizioni di rispetto dei diritti umani, nell’ambito di lungimiranti azioni di politica di sviluppo economico e sociale nei paesi di provenienza;
- a guardare all’Europa non come a un corpo istituzionale rigido secondo l’errato modello del Manifesto di Ventotene, ma come sintesi della volontà espressa in modo democratico dai popoli che la costituiscono. Quindi occorre impegnarsi per modificare il paralizzante attuale sistema di adozione delle deliberazioni all’unanimità, optando per quello maggioritario. In questa prospettiva deve essere valorizzato in modo adeguato l’apporto del Parlamento perché luogo che rappresenta la volontà popolare.