Frammento 82
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La nozione che cade vittima del sussulto rivoluzionario è quella di ereditarietà delle funzioni sociali, e il trionfo storico va al carattere “anonimo e vagabondo” della “fortuna” borghese.
La gerarchia sociale non crolla immediatamente, ma nascono gruppi umani che presentano un loro progetto di società, non più semplicemente un modo di governare la società naturale che non è da inventare. Ognuno di questi gruppi umani presenta una alternativa di società, non più una alternativa di governo della società, e ai partiti “all’inglese”, che comportano una “opposizione di Sua Maestà”, subentrano i partiti moderni, club rivoluzionari, cui Lenin [pseudonimo di Vladimir Il’ič Ul’janov, 1870-1924] darà una organizzazione “industriale”. Ognuno di essi propone un progetto di società, e quindi di Stato, e offre i suoi funzionari, gli uomini dell’apparato. Così come agli uomini preparati nelle corporazioni di arti e mestieri ‒ dove si risolveva in concreto il problema della continuità tra studio e lavoro, cioè tra dottrina e vita ‒ si sostituiscono quelli formati dall’École Polytechnique e forniti all’industria; così, in analogia, agli uomini preparati nelle famiglie “note”, cioè nobili, si offre la sostituzione con quelli preparati nei partiti, scuole private di politica ‒ il partito unico sarà la scuola pubblica ‒, che, sostenuti dal suffragio sempre più universale, pongono la loro candidatura a organizzatori dello “stato” della società, dello “stato” della nazione.
La questione democristiana, in Cristianità. Organo Ufficiale di Alleanza Cattolica, anno III, n.10, Piacenza marzo-aprile 1975, p. 2. L’inserto fra parentesi quadre nel corpo del testo è opera di adeguamento redazionale.