Mons. Demetrio Fernández, Cristianità n. 395 (2019)
Pubblichiamo la lettera del vescovo di Cordova a commento delle elezioni per il parlamento locale dell’Andalusia, del 6-12-2018, reperibile sul sito web <https://estaticos.elperiodico.com/resources/pdf/8/4/1544011219548.pdf?_ga=2.54051114.366998596.1549277373-704100627.1547131485>, consultato l’11-2-2019. Traduzione redazionale.
Ribaltone in Andalusia
Il ribaltone elettorale in Andalusia, avvenuto lo scorso 2 dicembre con le elezioni regionali, è stato spettacolare. Credo che abbia abbondantemente superato le aspettative e i timori degli uni e degli altri. Il cristiano non è estraneo a quanto accade in questo mondo; al contrario, cerca con i mezzi a sua disposizione di trasformare la società per realizzare un mondo nuovo, più giusto, più umano, più fraterno, più con Dio e più per l’uomo. Il cristiano ricorre soprattutto ai mezzi soprannaturali della preghiera e della fiducia in Dio, dell’amore fraterno che Gesù ci ha insegnato. Ma nello stesso tempo lavora e si impegna nella trasformazione di questo mondo, mediante l’impegno politico concreto che ciascuno valuta nella sua coscienza.
Mi rallegro del fatto che questa società andalusa, che molti dentro e fuori disprezzano o sottovalutano, sia stata capace di un ribaltone di queste dimensioni, rompendo una inerzia quasi impossibile da superare. In questo modo l’Andalusia si pone come pioniera di un cambiamento sociale che attendiamo nella società spagnola. L’Andalusia ha una propria sensibilità, l’Andalusia sa ciò che chiede e dove va. Stanca di promesse incompiute, che la tengono in coda in vari settori, chiede gridando di essere protagonista della propria storia e che non si contraddicano i suoi più nobili sentimenti.
Non si può continuare a contraddire la sensibilità di un popolo religioso e cristiano che chiede rispetto per le sue tradizioni religiose e che è disposto a rispettare gli altri. Non si può continuare ad attaccare impunemente la libertà religiosa esigendo la proprietà pubblica della Moschea-Cattedrale di Cordova con sofismi che non convincono neppure quelli che li lanciano. Non si può andare controcorrente cercando di costruire un mondo senza Dio, nel quale tutti hanno posto meno che il Dio che ha dato forma alla nostra storia. Non si può fare a pezzi la Spagna, senza che questo abbia un prezzo politico. Non si può pretendere di eliminare il diritto dei genitori a scegliere l’educazione che vogliono per i loro figli, introducendo leggi di ingegneria sociale che corrompono la persona e rovinano le coscienze. Non si può eliminare la vita innocente all’inizio o alla fine della vita e per di più pretendere di essere votati. Gli andalusi sono sensibili a tutto ciò e hanno voluto dire nelle urne qual è il futuro che chiedono per essi e per i loro figli.
Ora vengono le responsabilità di quelli che hanno ottenuto la fiducia degli elettori. Chiediamo a Dio e alla sua benedetta Madre che sappiano ben gestire il mandato di chi li ha votati e di tutta la società che devono servire. Non si tratta di una rivincita, si tratta di un rinnovamento e di una rigenerazione del nobile compito politico, liberandolo da ogni tipo di corruzione. Non si tratta di protagonismo personale o di partito, bensì della cultura dell’incontro, del patto e del consenso per cercare il meglio a favore della società che servono. Gli elettori dell’Andalusia hanno dimostrato di conoscere chi votano e, come oggi hanno provocato un ribaltone elettorale, così potranno ripeterlo se gli attuali eletti non sapranno gestire bene l’incarico ricevuto. Gli andalusi hanno fatto un passo storico per dire ai politici in che direzione vogliono costruire il proprio futuro e che non lo accettano come già costruito o decostruito.
Qualunque sia l’alleanza che realizzeranno i politici, incaricati dal popolo di governare, continueremo a ricordare loro la necessità di provvedere ai più poveri. Nella nostra provincia e nella nostra regione ci sono i quartieri più poveri di Spagna; tra di noi abbiamo il tasso più alto di disoccupazione, specialmente tra i giovani che devono emigrare per cercarsi un futuro dignitoso. Tra di noi si continua a eliminare la vita nel seno materno e si progetta di eliminarla nella tappa finale. Sulle coste dell’Andalusia continuano ad arrivare barche cariche di immigrati che richiedono un nuovo orientamento a livello europeo e mondiale. I genitori chiedono di essere ascoltati nell’educazione dei figli, e ciò non è possibile con una scuola «unica, pubblica e laica» per tutti, come pretendevano i nostri governanti.
Sono molte le cose che devono cambiare, e tutto non può essere fatto in un giorno. I nostri governanti — chiunque saranno — sappiano che la comunità cristiana prega per loro (come ha fatto e sempre continuerà a fare) affinché possiamo vivere in pace, affinché regni tra noi la giustizia sociale, affinché si provveda ai più poveri intorno a noi, affinché possiamo vivere la nostra fede cristiana rispettando chi non la condivide, affinché la persona sempre prevalga al di sopra di qualsiasi progetto. Che il ribaltone in Andalusia serva per una conversione a Dio e verso i fratelli, in questo prezioso tempo di avvento.
Ricevete il mio affetto e la mia benedizione.
Mons. Demetrio Fernández