di Marco Invernizzi
In un inquietante editoriale del 19 settembre, il Foglio passa in rassegna tutte le diverse giravolte di potere avvenute in Italia nei giorni precedenti per poi concludere che «oggi, la Francia di Macron è diventata quello che l’Italia vorrebbe essere» dopo che «per mesi la Francia di Macron, per i populisti di governo, è stata quello che l’Italia non doveva essere».
Nel Paese che ha inventato il “trasformismo” con Agostino Depretis (1813-1887) quello che è avvenuto all’interno dei palazzi del potere nelle scorse settimane non dovrebbe scandalizzare più di tanto, anche se forse il fatto che lo stesso Giuseppe Conte succeda a se stesso come capo di un governo che si fonda su una maggioranza politica radicalmente avversa alla precedente avrebbe forse scandalizzato anche l’abile uomo politico dell’Oltrepo pavese, che appunto vien ricordato come il padre del trasformismo politico.
Stupisce però che un quotidiano che si caratterizza per l’intelligenza con cui cerca di approfondire i temi descriva puntualmente la giravolta e concluda semplicemente osservando che «la conversione dell’Italia può diventare un modello nella lotta contro il populismo sovranista». Caspita, a tanto può arrivare l’odio per il “populismo”? A giustificare quella che fino a ieri veniva etichettata come la peggior politica? E se chi arriva a farlo dirige un giornale “intelligente”, non di partito, che negli anni abbiamo cominciato a leggere per le battaglie coraggiose contro l’aborto e per quella passione per fides et ratio che ha fatto sperare molti che fosse finalmente nato un quotidiano “diverso”, non politicamente corretto, be’, se accade tutto questo allora i motivi di tristezza aumentano.
Tuttavia, la cosa peggiore che si potrebbe fare di fronte al triste spettacolo della cosa pubblica in Italia sarebbe perdere la speranza e rinunciare a qualsiasi impegno pubblico. Ma non si tratta di cercare di riesumare il solito, l’ennesimo “partito di centro”, che sarebbe il ventiseiesimo tentativo dopo la fine della cosiddetta “prima repubblica”, dicono gli studiosi. Si tratta invece di riflettere sui contenuti da immettere in parole come “Centro”, come “moderati” che non significano praticamente nulla. Moderati nel cercare il bene comune? Al centro di due errori, facendoli propri entrambi, almeno in parte?
Si tratta invece di cercare i contenuti per un involucro politico che verrà, quando verrà e che verrà se saranno maturi i tempi, ma che non verrà mai, ed è bene che non venga, se i contenuti saranno ignorati da chi guidasse questo nuovo soggetto politico.
Recentemente il Papa ha lanciato un monito sul potere mondano che viene meno, se non è fondato su Dio, da cui dipende la verità sull’uomo: «I progetti umani falliscono sempre; hanno un tempo, come noi. Pensate a tanti progetti politici, e come cambiano da una parte all’altra, in tutti i Paesi. Pensate ai grandi imperi, pensate alle dittature del secolo scorso: si sentivano potentissimi, pensavano di dominare il mondo. E poi sono crollate tutte. Pensate anche oggi, agli imperi di oggi: crolleranno, se Dio non è con loro, perché la forza che gli uomini hanno in sé stessi non è duratura. Soltanto la forza di Dio dura. Pensiamo alla storia dei cristiani, anche alla storia della Chiesa, con tanti peccati, con tanti scandali, con tante cose brutte in questi due millenni. E perché non è crollata? Perché Dio è lì. Noi siamo peccatori, e anche tante volte diamo scandalo. Ma Dio è con noi. E Dio salva prima noi, e poi loro; ma sempre salva, il Signore».
La speranza non va perduta perché Dio non abbandona gli uomini e sostiene i popoli anche durante la “prova”, ma non bisogna perdere nemmeno il proprio tempo a costruire sulla sabbia, avendo tra l’altro in mente un modello sbagliato.
Sabato, 21 settembre 2019