1. La legge 40 del 19 febbraio 2004 sulla Procreazione Medicalmente Assistita è stata approvata dopo un lungo iter da una maggioranza parlamentare più ampia di quella politica, pur se con una larga prevalenza di voti della coalizione di centrodestra. Mentre nella passata legislatura i Governi di centrosinistra avevano dichiarato la loro “neutralità” sul tema, il Governo Berlusconi l’ha condivisa in Parlamento e ne ha difeso la costituzionalità davanti alla Consulta, anche se l’impegno a sostenerla contro i quesiti referendari non ha avuto finora la consistenza auspicabile, almeno da parte di alcuni esponenti significativi dell’Esecutivo.
2. La legge 40 non rispetta tutte le indicazioni del diritto naturale e non è conforme in tutti i suoi punti alle esigenze della morale cristiana, ma appare concretamente la “migliore” possibile che il Parlamento, nel contesto delle opinioni culturali che ne caratterizzano i componenti, potesse approvare. Inoltre, essa ha il merito di colmare un vuoto legislativo, che permetteva ogni tipo di abuso contro la vita umana nella sua fase embrionale e contro la dignità del rapporto coniugale come mezzo unico e indispensabile per dare l’esistenza a una nuova creatura e per garantirne le migliori condizioni di crescita e di sviluppo. Infine, la legge 40 è particolarmente apprezzabile nell’affermazione contenuta nell’articolo 1 secondo cui il concepito-embrione è un essere umano soggetto di diritto anche da un punto di vista giuridico: è la prima volta che accade in termini così espliciti in un testo normativo.
3. Lo scontro culturale in corso dopo la raccolta di firme per quattro referendum – le cui modifiche, se venissero approvate, peggiorerebbero profondamente la legge 40 – è diverso, per alcuni aspetti, dalle precedenti battaglie referendarie occasionate dalle leggi che avevano introdotto il divorzio e l’aborto. Allora, rispettivamente nel 1974 e nel 1981, furono i difensori dell’indissolubilità matrimoniale e poi della vita nascente a richiedere i referendum, oggi si verifica il contrario. Questo conferma l’esistenza di un’ancora incipiente ma reale ripresa di coscienza della verità e dell’importanza di alcuni princìpi fondamentali per la sopravvivenza di un popolo. Infatti, per la prima volta dal 1968, non si tratta di affermare un principio difendendolo da una deriva antiumana e anticristiana promossa dal legislatore designato per via elettorale; né si tratta di opporsi all’introduzione nell’ordinamento giuridico di una nuova normativa ingiusta, ma di consentire il mantenimento di una legge che costituisce una piccola ma significativa inversione di tendenza sulla strada del diritto alla vita, fermo restando l’auspicio che tale legge possa venire migliorata e resa, dallo stesso legislatore, più rispettosa del diritto naturale e, quindi, maggiormente atta a realizzare il bene comune.
Alleanza Cattolica
intende portare il proprio contributo di approfondimento culturale e di azione propagandistica – in collaborazione con il Comitato Scienza & Vita – a estendere e a radicare sempre più questa ripresa di coscienza dei valori, sostenendo la non partecipazione ai referendum come mezzo per invalidarli proposta da S. Em. il Signor cardinale Camillo Ruini nella prolusione al Consiglio Permanente della CEI il 7 marzo 2005: “È chiaro il senso dell’indicazione di non partecipare al voto: non si tratta in alcun modo di una scelta di disimpegno, ma di opporsi nella maniera più forte ed efficace ai contenuti dei referendum”.
Roma, 12 marzo 2005
Festa di san Teofane martire