Frammento 94
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Prima del Risorgimento in Italia viveva una nazione caratterizzata da una grande cultura, grande non solo nell’apprezzamento soggettivo dei suoi portatori e fruitori immediati ‒ anzi, in loro spesso oggetto di insufficiente valorizzazione, in quanto insidiata dalla degenerazione dell’ ”apertura al prossimo”, cioè dall’esterofilia, ma anche in quello dei suoi numerosi ammiratori e imitatori, la cui sola consistente presenza testimoniava l’universalità di tale cultura, non mai organica al potere politico, quindi non mai imposta. Questa nazione, in conformità con le sue ricchezze culturali, anche di cultura politica, e con la sua diversa storia, si organizzava politicamente in più strutture statuali, caratterizzate da una mirabile varietà istituzionale. L’unione forzata in un grande Stato, prodotta dall’intentio di abbattere sia in religione che in politica referenti culturali e istituzionali sovranazionali, quindi garanti anche nella storia dell’universalità, ha disperso una parte rilevante di tali inestimabili ricchezze culturali e resa piccola la nazione, sì che, contro e oltre il Risorgimento storico, termine seducente, ma propagandistico, si deve auspicare la realizzazione di un Antirisorgimento: certa la sostanza, nessuno si dorrà più di tanto se, conformemente al modo di esprimersi degli uomini, lo si vorrà chiamare “Risorgimento autentico” o “vero”, come alla Pseudo-Riforma è invalso l’uso di contrapporre piuttosto la Riforma cattolica che la Contro-Riforma.
Nazione, nazionalismi, realtà locali, Risorgimento, in Cristianità. Organo Ufficiale di Alleanza Cattolica, anno XX, n. 209-210, settembre-ottobre 1992, p. 23. Testo trascritto da L’Alfiere. Pubblicazione napoletana tradizionalista, n. 8, Napoli maggio 1992, p. 9. Nella versione pubblicata su Cristianità i riferimenti sono stati integrati e portati in nota, e i sottotitoli sono redazionali