Mauro Ronco, Cristianità n. 100 (1983)
L’attacco rivoluzionario a quanto di naturale e di cristiano sopravviveva nel nostro paese ha conosciuto due momenti particolarmente rilevanti, consistenti nella introduzione del divorzio e dell’aborto nell’ordinamento giuridico dello Stato italiano. Le fasi e i modi della lotta di Alleanza Cattolica contro le due piaghe sociali e la loro «legalizzazione», prima e in occasione dei due referendum ai quali, sui due temi, è stata chiamata a consultazione la nazione.
Contro il divorzio e contro l’aborto
Per il matrimonio indissolubile e in difesa della vita nascente
1. Una quantità innumerevole di azioni buone, che si intrecciano nella oscurità della vita quotidiana o nella coraggiosa testimonianza alla verità e alla giustizia conculcate; il radicarsi in una parte sempre più vasta della società di abitudini virtuose; l’imporsi di un costume sociale onesto, da cui tutti possono apprendere quasi come per imitazione le norme fondamentali di vita; il dispiegarsi autorevole di una legislazione conforme ai precetti del diritto divino-naturale: tutti questi elementi sono condizioni indispensabili per il vero progresso delle nazioni nella storia, che culmina nel riconoscimento pubblico della regalità di Nostro Signore Gesù Cristo sulla società e sulla storia.
Nell’intento di propiziare questo tipo di progresso, Alleanza Cattolica ha combattuto negli ultimi quindici anni della storia italiana le grandi battaglie contro la introduzione e il mantenimento nella legislazione del divorzio, e contro la «legalizzazione» dell’aborto. La decadenza delle nazioni procede insensibilmente con il monotono ripetersi delle colpe di ciascun uomo e con il degradarsi dei comportamenti pubblici e del costume sociale. Si consolida però, divenendo quasi irreversibile, e prende nuovo slancio dall’intronizzarsi nella legislazione dei falsi princìpi dell’antidecalogo contro la natura e la essenza del matrimonio e contro la tutela incondizionata della vita umana innocente nel grembo materno. Per questi motivi Alleanza Cattolica ha tanto combattuto – e continuerà a combattere nel futuro – contro le due più laceranti piaghe del nostro tessuto giuridico: il divorzio, che distrugge l’istituto delle nozze cristiane, e l’aborto, che attenta alla stessa possibilità di esistenza dell’ordinamento giuridico.
2. La guerra radicale e sistematica alla istituzione divina del matrimonio comincia tematicamente dall’epoca che segue la sua restaurazione in Cristo Gesù, e si combatte nel seno del mondo che il cristianesimo ha convertito. Sì che tale guerra, nata veramente quasi con la Chiesa, costituisce uno dei caratteri specifici della opposizione perpetua che al cristianesimo avrebbero fatto le eresie, e si manifesta più aspra nei primi e negli ultimi tempi della Chiesa, e si è fatta nell’ultimo secolo più feroce, con una pervicacia e una tattica straordinariamente intelligenti (1).
Con la «legge» 1° dicembre 1970, n. 898, dopo pluridecennale incubazione, viene introdotto nella legislazione il divorzio, per eliminare del tutto le vestigia delle nozze cristiane, cui la legge 27 marzo 1929, n. 810, in applicazione del Concordato tra la Santa Sede e lo Stato italiano, aveva nuovamente attribuito piena efficacia civile.
Come gesto operosamente reattivo contro la «legge» ingiusta, nei primi giorni del gennaio 1971, appena apertisi i termini normativi, i dirigenti di Alleanza Cattolica presentano richiesta avanti alla Corte di Cassazione di indizione del referendum abrogativo.
Operando in limiti ristrettissimi di tempo e con il solo supporto economico della contribuzione volontaria dei propri militanti, i movimenti antidivorzistici raccolgono e depositano avanti al supremo organo giurisdizionale, nel giugno 1971, ben 1.370.140 firme di elettori, che sollecitavano la indizione del referendum. Alleanza Cattolica dà un suo specifico contributo alla comune battaglia, testimoniando coraggiosamente per gli ideali integrali del matrimonio e della famiglia cristiana in ogni parte d’Italia, e raccogliendo oltre 45mila firme di elettori contrari alla permanenza della «legge» nell’ordinamento giuridico.
La reattività del mondo cattolico e il successo della iniziativa anti-divorzistica spaventano le forze dominanti, che ritengono troppo pericolosa la effettuazione del referendum nei termini previsti dalle leggi in vigore: sì che – prima con l’anticipazione del turno delle elezioni politiche generali, poi con un vero colpo di mano istituzionale – procrastinano fino al maggio 1974 l’espletamento del referendum.
Il tempo così strappato al decorrere dei termini di legge viene utilizzato dalle forze divorzistiche per lo svolgimento di una massiccia campagna di disinformazione, volta alla degradazione morale della mentalità comune e alla distorsione della retta coscienza dell’elettorato.
Contro il dispiegamento delle più sofisticate e spregiudicate tecniche di propaganda, gli organi di stampa più diffusi nel mondo cattolico e la Democrazia Cristiana, che tale mondo rappresentava, almeno ufficiosamente, si mostrano intimoriti, rifiutando pervicacemente di portare la battaglia sul terreno della difesa della famiglia e della società cristiana, e tentano addirittura di avviare sterili trattative onde evitare che il confronto con le forze laicistiche diventasse – come si ebbe la impudenza di dire – «guerra di religione». Esponenti noti del laicato cattolico, poi, che avevano per lungo tempo goduto della fiducia della gerarchia episcopale, dividono lo stesso mondo cattolico, negando il valore sociale e giuridico del matrimonio indissolubile, e contrapponendo liberalisticamente l’aspirazione individuale cristiana alla validità sociale della unione pseudo-matrimoniale solubile ad nutum dei contraenti.
Sì che, quando finalmente – il 12 maggio 1974 – il corpo elettorale è convocato alle urne, non si può che prendere atto della preponderanza delle forze divorzistiche, che erano riuscite, con il martellamento propagandistico esercitato, a trarre dalla loro parte la maggioranza delle opinioni espresse.
3. Nonostante l’esito infausto, l’avere impegnato tale battaglia fu opera preziosa per la nazione: se il vero progresso si realizza pienamente con l’affermarsi di un costume e di una legislazione conformi al diritto divino-naturale – il che sventuratamente non accadde – va detto che al principio del progresso vi sono le buone azioni individuali e soprattutto le coraggiose testimonianze a favore della verità e della giustizia conculcate (2).
Sotto questo profilo, la testimonianza pubblica di Alleanza Cattolica, e dei militanti antidivorzisti raccolti all’epoca intorno al professor Gabrio Lombardi, che guidò il comitato per il referendum contro il divorzio, ebbe aspetti che non è eccessivo definire epici. Da un canto, tutto il potere economico, tutta la forza materiale, tutta la scienza e la seduzione del mondo; dall’altro, anziani e giovani senza potere, senza la disponibilità dei mezzi di comunicazione di massa, senza danaro, in un filo ideale che unisce per un istante gli ultimi combattenti del movimento cattolico ai «ciechi» e agli «storpi» (3) della società secolarizzata. Da un canto, gli argomenti dell’egoismo, della dissoluzione liberalistica e della prepotenza materialistica; dall’altro, gli argomenti del sacrificio, della solidarietà familiare e della organicità sociale. Da un canto, in sintesi, la forza della menzogna e la tentazione della ingiustizia; dall’altro, la purezza della verità e la inconcussa riaffermazione delle condizioni indispensabili per il ritorno alla tranquillità dell’ordine. Il seme gettato in quella occasione per il vero risorgere della nazione certamente non è rimasto sterile: quanto più cocente fu la delusione degli anziani per il disvelamento della realtà sottesa alla società secolarizzata, tanto più si formò nei giovani di allora la ferrea determinazione di ricominciare da capo l’apostolato per la conversione individuale e la restaurazione sociale.
4. Per le forze guida del processo rivoluzionario, la distruzione delle nozze cristiane non era che un passaggio, per quanto importantissimo, verso il conseguimento di risultati ulteriori di disintegrazione e di morte.
Molteplici segni lasciavano presagire, immediatamente dopo l’esito del referendum del 1974, che l’obiettivo prossimo dell’aggressione sovversiva sarebbe stata la cancellazione delle norme penali poste a tutela della vita umana innocente nel grembo materno.
Alleanza Cattolica inizia subito, nella indifferenza di una parte del mondo cattolico, la campagna di sensibilizzazione delle coscienze sui gravi pericoli che si addensavano all’orizzonte.
Sono così organizzate, in ogni parte d’Italia, nel periodo di tempo che va dalla fine del 1974 al 22 maggio 1978 – data di promulgazione della «legge» legalizzatrice dell’aborto – centinaia e centinaia di conferenze volte a dimostrare, con ricchezza di documentazione scientifica e di argomenti morali, e contro le falsificazioni della propaganda abortistica, che il feto è, fino dalla fecondazione naturale, un nuovo essere umano distinto dalla madre e che, in quanto tale, gode di un diritto oggettivo, primario e inalienabile, alla esistenza; diritto che le norme positive dello Stato debbono incondizionatamente proteggere (4).
Allorché inizia a progettarsi alle Camere la introduzione della «legge» abortistica, Cristianità pubblica la dichiarazione del Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana, emanata in data 13 dicembre 1975, che scongiurava i «legislatori» e i «politici» a non volere «introdurre nella legislazione italiana quella grave ferita alla retta coscienza morale e al rispetto della vita, che è la liberalizzazione dell’aborto» (5).
Giovanni Cantoni, commentando sullo stesso numero della rivista la dichiarazione dei vescovi, rivolgeva un appello alla cristianità italiana perché si destasse a combattere la buona battaglia contro l’aborto, mostrando altresì la stretta connessione tra questo flagello della società moderna e la diffusione del comunismo nel mondo (6).
L’appello non è raccolto da coloro che, nel laicato cattolico, avrebbero potuto ancora ergere fronti efficaci di resistenza contro la marea della sovversione, in quegli anni dilagante senza freni di sorta (7).
In data 22 maggio 1978, le forze abortistiche, sia pure di strettissima misura e grazie all’assenza di alcuni parlamentari dello schieramento asseritamente contrario alla «legge», riescono a fare approvare la normativa che introduce, con la «legalizzazione» di una sfera amplissima di «indicazioni all’aborto», un vero e proprio «diritto» di interrompere ad libitum la gravidanza.
La lotta contro l’aborto, a questo punto, per essere efficace, avrebbe dovuto proseguire attraverso la mobilitazione sollecita e coraggiosa di tutte le forze disponibili, in una concordia di intenti che ponesse a suo fondamento il riconoscimento del diritto oggettivo, assoluto e inalienabile di ogni creatura alla vita.
La risposta del mondo cattolico, invece, è caratterizzata da colpevole inerzia, e si manifesta, tanto operativamente che sotto il profilo dottrinale e morale, del tutto inadeguata rispetto alle necessità dell’ora.
Alleanza Cattolica compie uno sforzo eccezionale di chiarificazione dottrinale e di mobilitazione propagandistica, dando origine ad Alleanza Per la Vita, che opera quasi esclusivamente con le strutture di Alleanza Cattolica, e convocando a Roma i più autorevoli esponenti mondiali dei movimenti antiabortistici per un prestigioso congresso internazionale.
Dal 25 al 27 aprile 1980, con la presenza di più di cinquecento partecipanti, provenienti da tutto il mondo, si tiene una delle maggiori assise antiabortistiche mai svoltesi al mondo, per la qualità degli interventi, per il rigore nella fondazione della battaglia giuridica, politica e sociale a tutela del diritto alla vita, per l’incoraggiamento e il plauso del cardinale Joseph Höffner, arcivescovo di Colonia e presidente della conferenza episcopale tedesca, nonché per l’indimenticabile incontro dei congressisti con il Santo Padre Giovanni Paolo II e per la sua approvazione e benedizione (8).
Senonché gli sforzi compiuti non sono coronati dal successo storico. Il Movimento per la Vita italiano, guidato dal parlamentare democristiano Carlo Casini, presenta due diverse e ambigue iniziative di referendum abrogativo della «legge» n. 194/1978, inaccettabili sotto il profilo morale (9) propiziando il disorientamento dell’elettorato cattolico, che si manifesta tragicamente in occasione della consultazione popolare del 17 maggio 1981, in cui ancora una volta le forze della Rivoluzione ottengono la prevalenza nel conteggio delle opinioni espresse (10).
5. Con la triste conferma dell’aborto nella legislazione inizia una fase nuova nella storia giuridica d’Italia, contrassegnata in modo totalitario dal dispiegamento dei princìpi falsi del secolarismo e del socialismo.
Alleanza Cattolica, assumendo ancora una volta l’impegno di combattere contro il flagello dell’aborto con ogni mezzo lecito, ringrazia il Signore e la Vergine santissima per i frutti copiosi di consapevolezza dottrinale e di onestà nei costumi che sono derivati a tante persone dalla diffusione della verità su un tema di così grande rilievo morale. Ricorda inoltre che, per quanto attiene ai diritti essenziali della famiglia e della vita, non vi può essere cedimento da parte dei veri fedeli della Chiesa. Infatti, se la preponderanza delle forze avversarie costringe al ripiegamento, «è necessario […] che si salvi la dottrina e si mettano in opera tutti i mezzi efficaci per avviare la cosa a poco a poco al fine cui non si rinuncia» (11).
Mauro Ronco
Note:
(1) Per la lucida descrizione della lotta che le eresie e la rivoluzione moderna hanno condotto contro il matrimonio cristiano, cfr. il saggio, a mio avviso insuperato, di EMILIANO AVOGADRO DELLA MOTTA, Teorica dell’Istituzione del Matrimonio, Parte II, che tratta della guerra multiforme cui soggiace, Zecchi e Bona, Torino 1854.
(2) A ricordo della vicenda si veda il n. 4 di Cristianità, marzo-aprile 1974, quasi integralmente dedicato ai temi essenziali della battaglia antidivorzistica, con articoli di Giovanni Cantoni, Tito S. Centi O.P., Tiburzio Lupo S.D.B., Neri Capponi, Mauro Ronco, Roberto de Mattei, Franco Campia; nonché il commento all’esito del referendum apparso sul n. 5 di Cristianità, maggio-giugno 1974.
(3) «Tunc iratus paterfamilias dixit servo suo: Exi cito in plateas et vicos civitatis, et pauperes, ac debiles et caecos et ciaudos introduc hoc», «Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: – Presto, vai per le piazze e per le contrade della città e conduci qua i poveri, gli storpi i ciechi e gli zoppi. -» (Lc. 14, 21).
(4) Dell’inizio di questa opera propagandistica è testimonianza la pubblicazione su Cristianità del testo di una conferenza del prof. don Dario Composta S.D.B., tenuta a Roma il 20 giugno 1975 nel corso di una manifestazione organizzata da Alleanza Cattolica, intesa a fondare in modo rigoroso e inoppugnabile la battaglia che si sarebbe dovuta affrontare in difesa della vita: cfr. DARIO COMPOSTA S.D.B., Aborto e diritto naturale, in Cristianità, anno III, n. 13, settembre-ottobre 1975.
(5) Dichiarazione del Consiglio Permanente della CEI, del 13 dicembre 1975, ibid., anno IV, n. 15, gennaio-febbraio 1976.
(6) Cfr. GIOVANNI CANTONI, Contro il comunismo e l’aborto la lotta deve essere una sola, ibidem.
(7) Cristianità incitò insistentemente i cattolici all’azione contro la introduzione dell’aborto nella legislazione e propiziò in varie occasioni iniziative intese alla abrogazione della legge n. 194/1978. Si vedano MURILLO M. GALLIEZ, Contraccezione, aborto ed eutanasia, ibid., anno V, n. 24, aprile 1977; ERMANNO PAVESI, Uomo fin dal primo momento, ibid., anno VI, n. 33, gennaio 1978; Critiche alla proposta del Movimento per la Vita, lettera ai vescovi e osservazioni del professor Sisto Plotègheri, ibidem; Resistenza e reazione, ibid., anno VI, n. 38-39, giugno-luglio 1978; AGOSTINO SANFRATELLO, L’abortismo non ha argomenti, ibid., anno VI, n. 40-41, agosto-settembre 1978; Verso il «referendum» contro l’aborto, ibid., anno VI, n. 42, ottobre 1978; G. CANTONI, Verso la persecuzione aperta dei cattolici?, ibid., anno VII, n. 45, gennaio 1979; L’aborto nella società contemporanea, titolo redazionale della trascrizione della ordinanza emessa il 16 agosto 1978 dal Tribunale di Trento, sollevante eccezione di incostituzionalità della intera legge 22 maggio 1978, n. 194, ibid., anno VII, n. 47, marzo 1979; l’intero n. 49 di Cristianità, del maggio 1979, dedicato alla illustrazione della iniziativa di Alleanza Cattolica contro la «legge» abortistica; Il governo democristiano difende la «legge» abortista!, ibid., anno VII, n. 56, dicembre 1979; Princìpi e problemi dell’etica medica, lettera pastorale dell’episcopato polacco, ibidem; Da Alleanza Cattolica ad Alleanza Per la Vita, dichiarazione di Alleanza Per la Vita, ibidem; Contro l’omicidio-aborto. «Referendum» per la vita, dichiarazione di Alleanza Per la Vita, ibid., anno VIII, n. 58, febbraio 1980; MAURO RONCO, Le ragioni del «referendum» richiesto da Alleanza Per la Vita, ibidem; «Il diritto alla vita», conferenza di S.E. Donato Massimo Bartolomei, ibidem; JULIEN FREUND, Cosa o essere, ibid., anno VIII, n. 80, aprile 1980.
(8) Sul Congresso di Roma, cfr. il n. 61 di Cristianità, maggio 1980, dedicato principalmente al grandioso avvenimento.
(9) Cfr. l’intero n. 64-65 di Cristianità, agosto-settembre 1980, con interventi del consiglio direttivo di Alleanza Per la Vita, Dario Composta S.D.B., Carlo Alberto Agnoli, Francesco Mario Agnoli, Mauro Ronco, Giovanni Cantoni.
(10) Cfr. G. CANTONI, 17 maggio 1981: la verifica della confusione e della delusione, ibid., anno IX, n. 73-74, maggio-giugno 1981. Circa la posizione di Alleanza Cattolica relativamente al quesito referendario, dopo la lotta contro le iniziative del Movimento per la Vita. cfr. IDEM, Comunque è aborto!, ibid., anno IX, n. 72, aprile 1981.
(11) Pio XII, Allocuzione a padri di famiglia francesi, del 9-9-1951, in Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, vol. XIII, p. 243.