Frammento 105
[Il] regime totalitario vigente oltre la Cortina di Ferro […] non costituisce il tratto specifico del socialcomunismo, ma […] è piuttosto la realizzazione macroscopica e tendenzialmente perfetta dello Stato moderno. «Stato moderno», a sua volta, non è sinonimo di «Stato contemporaneo» ‒ anche se la gran parte degli Stati contemporanei è costituita da “Stati moderni” ‒, ma categoria politica definibile come “‘organizzazione politica della società’ invadente e invasa”, cioè “invadente” la società stessa attraverso l’uso prevaricatore di funzioni statuali destinate a controllarla, aiutarla e regolarla nella prospettiva del bene comune, e a sua volta “invasa” da “gruppi d’interesse” della più diversa origine e natura, anche se tutti, in qualche modo, espressioni collettive di mancanza di coscienza civica. E in tale organizzazione ‒ sempre tendenzialmente ‒ scompare ogni elemento di autorità come potere morale di dirigere la condotta degli altri, e si dilata – «la natura aborre il vuoto» ‒ il potere come capacità effettiva di governare, come pura coercizione, senza legame con princìpi trascendenti, quindi illimitata e assoluta: è lo Stato totalitario, regime misto delle degenerazioni delle forme di governo secondo la dottrina politica classica, in quanto contemporaneamente dispotico, oligarchico e demagogico anche se il momento dispotico, impropriamente qualificato pure come “dittatoriale”, è l’elemento descrittivo privilegiato sia dagli osservatori superficiali e/o maliziosi che dalle vittime meno avvedute […]
L’impero socialcomunista fra crisi e “ristrutturazione”, in Cristianità. Organo ufficiale di Alleanza Cattolica, anno XVIII, n. 177, Piacenza gennaio 1990, p. 3.