Aldo Carletti, Cristianità n. 153-154 (1988)
Jean-François Mayer, Le nuove sette, Marietti, Genova 1987, pp. XVIII + 180, L. 18.000
Jean-François Mayer è nato nel 1957 e risiede a Friburgo, in Svizzera, dove è ricercatore — specializzato in storia e sociologia delle religioni — del Fondo Nazionale Svizzero per la Ricerca Scientifica. Addottoratosi in storia all’università Jean-Moulin di Lione nel 1984, nello stesso anno ha pubblicato una versione riveduta della sua tesi, La Nouvelle Église de Lausanne et le mouvement swedenborgien en Suisse Romande des origines à 1948 (Swedenborg Verlag, Zurigo 1984), con cui si è imposto all’attenzione degli specialisti di religioni minoritarie come ricercatore brillante e rigoroso. Nonostante la giovane età l’autore — che appartiene alla Chiesa Ortodossa — è oggi uno dei maggiori specialisti europei della materia, con una vasta produzione di saggi sia di carattere strettamente scientifico — come Les Mormons et la polygamie (Les Trois Nornes, Friburgo 1986) — sia destinati a informare un pubblico più vasto attraverso un’opera di accurata divulgazione. Sono nati così Sectes nouvelles. Un regard neuf (Cerf, Parigi 1985), di cui Le nuove sette non è semplice traduzione in italiano ma edizione aggiornata, e Les sectes (Cerf-Fides, Parigi 1987), che si colloca all’interno di una collana di testi di informazione religiosa di cui Jean-Francois Mayer è uno degli animatori. Infine, fuori dal campo delle religioni minoritarie, l’autore ha pubblicato Le défit vert (Les Trois Nornes, Friburgo 1986), un programma politico caratterizzato da tematiche ecologistiche «antimodeme» e antistatalistiche, sulla cui base si è presentato candidato per uno dei partiti ecologisti elevetici ottenendo — pur senza venire eletto — una lusinghiera affermazione.
Le nuove sette costituisce un serio strumento per accostare con profondità le problematiche relative ai «nuovi movimenti religiosi», non sempre affrontate con la necessaria attenzione e precisione. Come ricorda nella Prefazione (VII-XVI) lo storico Emile Poulat — e come sottolinea l’autore nell’introduzione (pp. 1-9) — lo scopo dell’opera consiste nel «tentare di comprendere un poco meglio alcune sfaccettature di un fenomeno» senza pretendere, in questa occasione, «di condannare o di approvare, né di intraprendere una valutazione teologica» (p. 2). Lo studio, inoltre, prende in esame solo quelle che definisce «nuove sette», e non anche quelle ormai «storiche» di origine cristiana come i testimoni di Geova, la Scienza Cristiana e i mormoni, sì che — per un quadro generale che includa anche questi movimenti — si può fare riferimento al già citato Les sectes, dello stesso autore.
Il primo capitolo — Correnti (pp. 11-24) — propone una tipologia e una classificazione che distinguono fra gruppi di origine orientale, suddivisi a loro volta a seconda che partano dall’India, dal Giappone e dalla Corea; gruppi che si rifanno alla prospettiva dell’«Età Nuova», interessati soprattutto all’autoperfezionamento psicologico; religioni «ufologiche», che si basano su presunte rivelazioni da parte di extraterrestri ai loro fondatori; e, infine, movimenti «neo-pagani», importanti soprattutto — negli Stati Uniti — per il loro collegamento con il femminismo, che nelle sue frange più estreme rifiuta il monoteismo perché il Dio unico sarebbe «maschio» e torna all’adorazione politeistica di una pluralità di «dee».
Il secondo capitolo — Movimenti (pp. 25-76) — presenta — fra le numerosissime realtà — quindici gruppi significativi, ai quali sono dedicate altrettante schede, con indicazioni storiche e dottrinali. Vengono così presi in esame gruppi di origine indiana, come la Meditazione Trascendentale di Maharishi Mahesh Yogi, gli Hare Krishna, il movimento di Bhagwan Shree Rajneesh e i centri di Sri Chinmoy; quindi la Soka Gakkai e l’associazione Mahikari, di origine giapponese, e la Chiesa dell’unificazione, di provenienza coreana; movimenti nati dalla ricerca di un autoperfezionamento nell’«Età Nuova», come la Chiesa di Scientologia e i suoi scismi, i seguaci di Benjamin Creme, l’Organizzazione Lifewave ed Eckankar; il maggior gruppo «ufologico»,cioè il movimento raëliano, «che ha la particolarità di definirsi una religione atea»; e, infine, due recenti gruppi di origine cristiana, Vita Universale, detta anche Opera di Reintegrazione Cristica, della «profetessa del nostro tempo», la tedesca Gabriele Wittek, e i Bambini di Dio, oggi ribattezzati Famiglia d’Amore, noti soprattutto per aspetti scabrosi del loro proselitismo.
Nel terzo capitolo — Riflessioni (pp. 77-125) — l’autore ricerca — sia pure brevemente — la ragione del successo attuale di gruppi religiosi minoritari e spesso stravaganti, che attirano migliaia e talora milioni di persone. Secondo Jean-Francois Mayer all’origine sta «il disorientamento dei gruppi religiosi maggioritari», la crisi delle «grandi chiese», nelle quali «le esigenze non sono più ben consistenti, né le affermazioni dottrinali sono sempre molto salde», dove «in un’atmosfera di perpetua discussione si ha meno spazio per certezze assolute», che qualcuno — fatalmente — è tentato di cercare altrove (p. 78). Qualche affermazione deve forse essere sfumata, ma la conclusione di Jean-Francois Mayer merita, anche da parte dei cattolici, un’attenta riflessione: «Gli attacchi incessanti contro i valori tradizionali non hanno comportato una “emancipazione” o un “progresso”: la loro azione distruttiva ha semplicemente lasciato spazio libero per altri valori e altre credenze» (ibid.). La conseguenza diretta di questa conclusione è che il problema delle «sette» è anzitutto culturale e spirituale, e che chi intende prevenire il loro successo conseguirà qualche risultato se saprà riproporre agli uomini del nostro tempo le verità tradizionali della religione, mentre percorrerebbe una strada discutibile se intendesse affidarsi, per fermarle, a nuove leggi dello Stato, alla semplice invettiva oppure alla violenza della cosiddetta «deprogrammazione», consistente — di fatto — nel sequestro di adepti maggiorenni delle «sette» stesse e nella loro «cura» — finché non promettono di abbandonare il gruppo a cui si sono legati — con metodi che vanno dalla psicoanalisi all’uso di psicofarmaci e alle percosse pure e semplici. Jean-Francois Mayer, severo con i «deprogrammatori», fa opportunamente notare l’ambiguità dei gruppi «anti-sette», alcuni dei quali rubricano apertamente fra i loro nemici anche «il cattolicesimo romano». Quanto a «una legislazione specifica» proposta da qualcuno, l’autore chiede che «si eviti una volta di più di cedere alla detestabile “mania legiferante” che troppo sovente caratterizza gli Stati moderni. L’applicazione delle leggi esistenti basta a reprimere eventuali reati di cui si rendessero colpevoli i nuovi movimenti religiosi» (p. 125).
Il volume — punto di partenza preciso e semplice, ma completo e documentato, per lo studio del complesso fenomeno costituito dalle nuove religioni —, dopo una Conclusione dell’autore (pp. 126-130), presenta un’ampia bibliografia (pp. 131-143) e una postfazione dello specialista milanese don Gianni Ambrosio su I nuovi movimenti religiosi in Italia (pp. 143-176), dalla quale il lettore apprende, forse con sorpresa, che quasi tutti i movimenti e le sigle più o meno singolari di cui parla Jean-Francois Mayer sono da anni presenti nel nostro paese con decine di sedi, con riviste, con iniziative e con riti, ma soprattutto — e purtroppo — con non pochi seguaci.
Aldo Carletti