I due componimenti — intitolati rispettivamente Interrogante ed Elegia por los niños vietnamitas — sono raccolti in El corazon con que vivo (Nuevos poemas y relatos «desde mi silla de ruedas»), Ediciones Universal, Miami (Florida) 1980, pp. 22-25. Traduzione redazionale.
Interrogativo
Per Fernando Arrabal, amico mio.
Dimmi Arrabal
tu che stai da quelle parti
in orizzonti completamente liberi.
Cosa dicono gli illustri poeti comunisti
dei vecchi malati e delle donne
dei bambini vietnamiti profughi?
Di quelli che fuggono a migliaia
con un equipaggio che non sorride
su un mare che non sempre ha spiagge
in viaggi senza bussole né addii
di questi viaggi tristi nella notte
che terminano talora negli abissi.
Cosa dicono i rispettabili scrittori
intellettuali e politici marxisti?
Quelli che sanno solamente ingrassare le natiche nel sicuro comfort capitalista.
Di quelli che levano talora
— e soltanto talora —
le loro voci «giustiziere»
coloro che si autodefiniscono «umanisti»
Per quanto aguzzi le orecchie non li odo.
Forse poiché fuggono dal comunista
non sono umani i poveri vietnamiti?
Luglio del 1979
Elegia per i bambini vietnamiti
Adesso non sono gli obici
dei cannoni francesi
né le bombe dei bicinquantadue
che ti hanno strappato al tuo focolare e sono tornati a seminare
di lacrime e di orrore
i volti sofferti dei tuoi genitori.
Ora sono stati i fucili comunisti impugnati da altri vietnamiti
quelli che hanno rotto la mattina
nella tua umile capanna.
Subito quella vertigine e gli ordini
per te incomprensibili.
Li spinsero con grida e minacce
tua sorellina piangeva
stringendo la sua bella bambolina
alla tua mamma strapparono dal dito l’unico ricordo della nonna.
Non permisero loro di portar via nulla né panni per il viaggio
neppure i sandali nuovi
di tuo padre scalzo.
Li fecero salire su un camion chiuso dove vi erano altre famiglie
e molti bambini
che piangevano come tua sorellina
tu non capivi …
e dal camion
fra spintoni e grida li fecero salire sulle vecchie imbarcazioni
in una notte nera
sotto un cielo senza lucciole.
E mai più siete ritornati
a vedere il sole con fiorellini
né le splendenti farfalle
pesavano troppo l’angoscia
e la sofferenza
per quelle tavole vecchie e marce
e da qui
le inferriate che imprigionano il mio corpo
e limitano il mio spazio rabbrividirono di lacrime
e dolore a distanza
quando attraverso la tua boccuccia
che cercava boccate di aria-vita
entrò bramosa
a fiotti
l’acqua nera
e fece scoppiare i tuoi piccoli polmoni
con sale e sabbia
e ti gonfiasti come una palla
e si spalancarono per sempre
smisurati
i tuoi occhietti come mandorle cieche
impauriti. ..
e tu andasti sprofondando
lentamente
come una roccia tenera
e non hai potuto vedere
le conchiglie colorate
né i pesci come lune
né la tua sorellina
o i fantastici coralli
che molto vicino a te
con la bella bambolina
sempre stretta contro il petto
in un silenzio rosso e spumeggiante
era straziata dagli squali
e non sei mai venuto a sapere
che questo è l’«Anno Internazionale del Bambino»…
Ah!… se lo avessi saputo…
Luglio del 1979
Anno Internazionale del Bambino
Armando Valladares