Di Michele Brambilla
Papa Francesco giunge all’Angelus del 5 gennaio con la medesima apprensione che attanaglia i fedeli comuni in questi primi giorni del 2020, nei quali si intravedono nuovi bagliori di guerra in Medio Oriente e in Libia.
A tal proposito il Papa afferma che «in tante parti del mondo si sente una terribile aria di tensione». Ma «la guerra porta solo morte e distruzione» e dunque «chiamo tutte le parti a mantenere accesa la fiamma del dialogo e dell’autocontrollo e di scongiurare l’ombra dell’inimicizia. Preghiamo in silenzio perché il Signore ci dia questa grazia».
È proprio alla solidità del riferimento a Cristo che la liturgia della II domenica dopo Natale ci invita a guardare: «Il Vangelo, con il Prologo di San Giovanni, ci mostra la novità sconvolgente: il Verbo eterno, il Figlio di Dio, “si fece carne” (Gv 1,14)», ovvero «non solo è venuto ad abitare tra il popolo, ma si è fatto uno del popolo, uno di noi! Dopo questo avvenimento», insiste il Pontefice, «per orientare la nostra vita non abbiamo più soltanto una legge, una istituzione, ma una Persona, una Persona divina, Gesù, che ci orienta la vita, ci fa andare sulla strada perché Lui l’ha fatta prima».
Per “noi” non si intendono solo i singoli individui, ma l’intera società nelle sue componenti. «Il Vangelo di Cristo è», infatti, «la piena rivelazione del disegno di Dio, del disegno di Dio sull’uomo e sul mondo. È un messaggio nello stesso tempo semplice e grandioso, che ci spinge a domandarci: quale progetto concreto ha posto in me il Signore, attualizzando ancora la sua nascita in mezzo a noi?». Come si può realizzare tutto ciò nella nostra vita quotidiana, finanche nei rapporti tra le nazioni?
La risposta, assicura il Pontefice, ce la fornisce san Paolo: «[…] “[Dio] ci ha scelti […] per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità” (Ef 1,4). Ecco il significato del Natale. Se il Signore continua a venire in mezzo a noi, se continua a farci dono della sua Parola, è perché ciascuno di noi possa rispondere a questa chiamata: diventare santi nell’amore». La società, il mondo, si santificano quando sono abitati da santi, ovvero cristiani integrali.
«La santità», spiega ancora Francesco, «è appartenenza a Dio, è comunione con Lui, trasparenza della sua bontà infinita. La santità è custodire il dono che Dio ci ha dato. Soltanto questo: custodire la gratuità», ossia considerare il fratello in umanità e il creato nella sua globalità come doni inaspettati della Provvidenza divina.
Lunedì, 06 gennaio 2020