Marco Invernizzi, Cristianità n. 116 (1984)
Un convegno promosso da Alleanza Cattolica e da Cristianità
«Le Resistenze dimenticate». «Per rompere la congiura del silenzio sulle opposizioni attive contro il socialcomunismo» una CIRPO anche in Italia
Con la valida collaborazione della Conférence Internationale des Résistances en Pays Occupés e del Centre Européen d’Information, a Milano, sabato 1º dicembre 1984, le testimonianze emblematiche di chi lotta, senza ricevere aiuti materiali e nel silenzio pressoché totale dei mezzi di comunicazione sociale, contro l’imperialismo socialcomunistico. La nascita della CIRPO – Italia.
Abbandonate, tradite, dimenticate dai governi e dagli uomini politici occidentali, ma esistenti, operanti e decise a rivolgersi direttamente alla opinione pubblica del mondo ancora libero dalla oppressione socialcomunistica e alle organizzazioni che la rappresentano: questa la diagnosi relativa alla situazione attuale delle Resistenze nei paesi sotto il giogo socialcomunistico emersa dal convegno su Le Resistenze dimenticate. Per rompere la congiura del silenzio sulle opposizioni attive contro il socialcomunismo, promosso da Alleanza Cattolica e da Cristianità in collaborazione con la Conférence Internationale des Résistances en Pays Occupés, la CIRPO, e con il Centre Européen d’Information, il CEI, e tenuto a Milano il 1º dicembre 1984.
Articolato attorno agli interventi di Pierre Faillant de Villemarest, presidente della CIRPO e direttore del CEI, e di Giovanni Cantoni, direttore di Cristianità – che hanno rispettivamente ripercorso la storia delle Resistenze contro il socialcomunismo dalla seconda guerra mondiale, con particolare attenzione ai loro rapporti con i governi occidentali, e indicato le categorie morali che, alla luce della dottrina sociale naturale e cristiana, legittimano la loro reazione e, quindi, la collaborazione con esse -, il convegno si è svolto «davanti a un migliaio di persone» (1), che hanno partecipato ai lavori in un auditorium «insolitamente affollato» (2), così mostrando che, se le Resistenze contro il socialcomunismo sono state dimenticate dai governi occidentali, continuano ad attirare l’attenzione e a suscitare l’ammirazione e la solidarietà morale della opinione pubblica che abbia la ventura di venire a conoscenza della loro esistenza e delle loro attività.
Gli scopi della manifestazione e le adesioni
Gli organismi che hanno promosso il convegno si sono proposti di sensibilizzare la pubblica opinione del mondo ancora libero dal totalitarismo socialcomunistico soprattutto su tre punti, a proposito di tre tesi centrali, che ci si ripromette di sviluppare anche nelle azioni propagandistiche seguenti il convegno stesso.
In primo luogo, si è inteso offrire una tribuna a esponenti e a portavoce delle Resistenze in quanto rappresentanti di intere nazioni e non semplicemente a singoli intellettuali, artisti o scienziati, perseguitati dai regimi socialcomunistici, per quanto eroici e significativi possano essere i casi umani di ciascuno di loro.
In secondo luogo, si è voluto proporre a tutti gli uomini liberi la testimonianza di quanti si oppongono ai regimi socialcomunistici in nome dei principi religiosi, politici e sociali che derivano dal diritto naturale – confermato dalla dottrina cattolica -, che sono esattamente agli antipodi rispetto alla ideologia marxistica che ispira i regimi oppressori; cioè, in ultima analisi, si è offerta la testimonianza di quanti non si limitano a dissentire da alcune realizzazioni storiche del socialcomunismo, ma reagiscono contro i caratteri strutturali e costitutivi degli Stati totalitari, in questo modo introducendo presso la pubblica opinione la fondamentale distinzione tra i «dissidenti» e gli «oppositori» attivi contro il socialcomunismo al potere.
In terzo luogo, infine, ci si è preoccupati di dare spazio alle Resistenze più facilmente «dimenticabili», cioè a quelle che, opponendosi attivamente, magari anche militarmente, ai regimi socialcomunistici – talora perché hanno riconosciuto la doppiezza e il tradimento di tanti potenti occidentali -, cadono sotto la censura di una opinione pubblica educata al «pacifismo» e alla «non violenza» senza parametri morali.
Al convegno erano presenti, fra altri, esponenti di Fraternità Europea, associazione che ha sede a Gossau, nella Svizzera tedesca; e hanno inviato auguri per il felice svolgimento dei lavori il professore Plinio Corrêa de Oliveira, presidente del consiglio nazionale della Sociedade Brasileira de Defesa da Tradição, Família e Propriedade, e il segretariato italiano dell’opera Aiuto alla Chiesa che soffre.
Testimonianze sulla Resistenza in Vietnam …
Dopo l’apertura dei lavori con la invocazione alla Madonna Virgo prudentissima e dopo l’intervento di Pierre Faillant de Villemarest, sono iniziate le testimonianze, che hanno idealmente trasportato il pubblico presente – «moltissimi i giovani» (3) – in alcuni paesi dell’Asia, dell’Europa Orientale e dell’Africa, dove la tirannide socialcomunistica non è più un pericolo remoto o imminente, ma una tragica realtà quotidiana.
Il dottore Tran Duc Tuong, rappresentante per l’Europa del Fronte Nazionale Unito per la Liberazione del Vietnam, dopo avere ringraziato il Comitato di Sostegno alla Resistenza Anticomunistica nel Sud-Est Asiatico e Alleanza Cattolica per gli aiuti in indumenti e in medicinali che queste due associazioni hanno di recente inoltrati alla Resistenza vietnamita, ha brevemente ripercorso la storia della sua nazione dalla caduta di Saigon nel 1975. Ha, tra l’altro, ricordato come, da allora, «i comunisti abbiano applicato in Vietnam una politica di terrore e di carestia artificiale» e come, attualmente, «centinaia di migliaia di persone attendono la morte come unico mezzo per liberarsi dai campi di concentramento» (4), mentre altrettante «sono state mandate in Siberia a lavorare per pagare i debiti contratti dal governo di Hanoi con la Unione Sovietica».
L’esponente vietnamita si è soffermato in modo particolare sulle caratteristiche della Resistenza nel suo paese – cominciata fino dal 1975 -, che mira a preparare la sollevazione generale di tutto il popolo attraverso una articolata azione propagandistica: essa porta i militanti della Resistenza a penetrare nei villaggi e nelle città per raggiungere direttamente la popolazione e a usare le armi quasi esclusivamente per proteggere i «santuari» da cui partono i propagandisti stessi.
Il dottore Tuong non ha mancato di sottolineare la particolare intensità della persecuzione contro la Chiesa cattolica in Vietnam, di cui «almeno tre vescovi sono attualmente in prigione oppure a domicilio coatto». Concludendo, ha lanciato un appello affinché tutte le Resistenze contro il socialcomunismo possano trovare amici generosi e leali in ogni nazione del mondo, disposti a mobilitarsi per salvaguardare la libertà delle nazioni non ancora soggiogate dall’imperialismo socialcomunistico e a difendersi da esso e sconfiggerlo dove si sia già insediato al potere.
in Afghanistan …
Dopo il rappresentante della Resistenza vietnamita, ha preso la parola Hadi Ghani Ahmadzai, vice presidente del Comitato di Sostegno ai Rifugiati e alla Indipendenza dell’Afghanistan, il COSARIA, già alto funzionario dello Stato afgano e oggi profugo in Francia.
L’autorevole portavoce della Resistenza afgana ha, anzitutto, descritto la posizione geografica del suo paese, con ben 2 mila chilometri di frontiera con la Unione Sovietica, e quindi ne ha tracciato a grandissime linee la storia, smentendo il luogo comune secondo cui l’Afghanistan sarebbe nato come Stato nel secolo XIX, mentre esso esiste politicamente, con il nome attuale, da tre secoli ed esisteva già in precedenza – circa mille anni prima della invasione di Alessandro Magno, che entrò nel paese nel 329 avanti Cristo (5) – con il nome di Khorassan, la «terra del sole levante».
Hadi Ghani Ahmadzai è quindi passato a esporre la situazione attuale, ricordando come la presenza militare sovietica, successivamente al colpo di Stato filo-sovietico del 1978, sia andata progressivamente aumentando fino a raggiungere attualmente la cifra di 200 mila soldati, che attaccano la Resistenza in ogni regione del paese.
Venendo a parlare dei problemi relativi all’equipaggiamento della Resistenza, l’esponente afgano ha informato del fatto che essa attualmente dispone di un armamento sufficiente per potere continuare a combattere l’invasore, ma comunque bastante a coprire non più del 10% del fabbisogno effettivo dei patrioti afgani. In particolare, ha fatto presente la necessità di armi tecnologicamente meno arretrate di quelle fino a ora in dotazione e in uso, e soprattutto di missili terra-aria, indispensabili per difendere la popolazione civile e i combattenti dagli attacchi portati dall’esercito sovietico con elicotteri.
Infine, Hadi Ghani Ahmadzai ha fatto notare quanto sia elevato il tributo a tutt’oggi pagato dalla sua nazione per combattere la invasione sovietica, dal momento che esso è quantizzabile in un milione di morti e in quattro milioni di profughi, che vivono in condizioni di grave precarietà.
in Lituania e in Lettonia …
Unica nazione completamente cattolica fra quelle annesse dalla Unione Sovietica alla fine della seconda guerra mondiale, la Lituania era rappresentata al convegno milanese da Richard Backis, del consiglio nazionale della comunità lituana in Francia. Il suo intervento ha suscitato grande interesse e una partecipazione particolarmente calorosa e fraterna da parte del pubblico presente in sala, anche per l’attenzione attirata sulla resistenza della Chiesa e della nazione lituane dalle celebrazioni, tenute quest’anno, del quinto centenario della morte del giovane re santo Casimiro, patrono della Lituania, e per la recrudescenza della persecuzione anticattolica, che si è recentemente abbattuta su due autorevoli esponenti del Comitato Cattolico per la Difesa dei Diritti dei Credenti (6). Questi due testimoni della fede cattolica e della nazione lituana sono il reverendo Alfonsas Svarinskas, parroco di Viduklè, condannato il 6 maggio 1983 a sette anni di Lager a regime duro e a tre di esilio, e il reverendo Sigitas Tamkevicius, parroco di Kybartai, arrestato durante il processo al suo confratello, in cui aveva deposto come testimone, immediatamente dopo il verdetto di condanna. La loro testimonianza è stata ricordata da Richard Backis insieme a quella di Nijole Sadunaite, l’esponente forse più nota in Occidente della Resistenza lituana, una donna di 46 anni condannata per la sua attività religiosa a tre anni di carcere duro e a tre di esilio in Siberia, e che attualmente, dopo avere scontata la pena, vive nella clandestinità, da cui è riuscita a fare pervenire in Occidente la sue memorie, che contengono la sua testimonianza di fede contro la menzogna e la impostura comunistiche pronunciata in occasione del processo (7).
Tutti coloro che resistono in Lituania hanno come riferimento la LKB Kronika, la «Cronaca della Chiesa cattolica in Lituania», una straordinaria espressione periodica del samizdat lituano, che esce con eccezionale regolarità dal marzo del 1972 e che viene con corrispondente regolarità pubblicata anche in Occidente (8).
Richard Backis – nel suo breve intervento che è seguito alla proiezione di un filmato di circa mezz’ora sul KGB e su campi di lavoro forzato a Riga, in Lettonia, girato in condizioni di particolare pericolosità e, quindi, di corrispondente valore documentario – non ha ricordato soltanto i testimoni della fede di oggi, ma anche quelli della prima Resistenza lituana, i gruppi dei Fratelli della Foresta, splendido esempio di combattenti cristiani, che tennero impegnati per più di dieci anni, dopo il 1945, 300 mila soldati sovietici e 30-40 mila miliziani della polizia segreta del regime socialcomunistico (9).
e nelle Seicelle
Noto ai più come incantevole meta turistica, l’arcipelago delle Seicelle è purtroppo entrato nell’orbita dell’imperialismo socialcomunistico in seguito al colpo di Stato del 5 giugno 1976, che ha destituito il presidente della Repubblica James Mancham, e ha portato al potere l’allora primo ministro France Albert René, oggi capo di uno Stato e di un governo ufficialmente comunistici, con un partito unico, il Fronte Progressista del Popolo delle Seicelle, che detiene tutti i 25 seggi della Assemblea popolare.
Dopo questa necessaria premessa, Patrick Morand, il rappresentante della Resistenza nelle Seicelle intervenuto al convegno, ha annunciato la nascita del ramo politico del Movimento Per la Resistenza, avvenuta nel mese di novembre del 1984 a Londra, alla presenza di numerosi esuli dall’arcipelago, a conferma del fatto più volte messo in evidenza dagli oratori che si sono succeduti al microfono nel corso del convegno, e cioè che «dove vi sono totalitarismo e oppressione, là vi è anche resistenza».
E, purtroppo, totalitarismo e oppressione sono presenti anche nelle isole Seicelle: in campo politico, come ha ricordato Patrick Morand, ma anche, conseguentemente, in quello economico, che lo Stato occupa completamente, possedendo e gestendo in proprio la flotta da pesca, gli alberghi e le industrie, cioè i settori più importanti della vita economica nazionale.
Anche la oppressione religiosa si è venuta radicalizzando negli ultimi tempi: significativo, a questo proposito, un episodio accaduto il 30 settembre 1984, quando l’esercito – in cui è integrato un forte contingente di soldati e di ufficiali nordcoreani – ha circondato e attaccato il luogo in cui si svolgeva una festa religiosa, operando quaranta arresti. Ancora più di recente, il presidente della Repubblica ha negato il visto di ingresso a tre religiose della congregazione di madre Teresa di Calcutta, rifiutando persino di parlare con madre Teresa stessa.
Di fronte a questi episodi, che accadono in una nazione per il 95% di religione cattolica, lo stesso arcivescovo monsignor Felix Paul ha recentemente preso posizione a sostegno della Resistenza. Concludendo, Patrick Morand – che è anche membro dell’esecutivo della CIRPO – ha chiesto ai popoli occidentali di aiutare moralmente e materialmente i suoi 63 mila connazionali, che subiscono, assolutamente ignorati o dimenticati, la dominazione socialcomunistica.
Gli «stand» e la conferenza stampa
In una sala attigua all’auditorium dove si sono svolti gli interventi e sono state offerte al pubblico le preziose testimonianze, erano allestiti alcuni stand nei quali organismi che si occupano tematicamente dei popoli oppressi dal socialcomunismo esponevano e diffondevano il loro materiale propagandistico, in particolare pubblicazioni e documentazione fotografica. Oltre, naturalmente, ad Alleanza Cattolica e alla cooperativa editrice Cristianità, nonché alla CIRPO e al CEI, erano presenti il Centro Studi Russia Cristiana, di Milano; la Missione per la Chiesa Perseguitata, di Marchirolo, in provincia di Varese; il Comitato per la Libertà in Afghanistan, di Torino; il Comitato di Sostegno alla Resistenza Anticomunistica nel Sud-Est Asiatico, di Lomello, in provincia di Pavia; e il Comitato per la Libertà dei Cristiani Libanesi, di Milano.
Fra le due sessioni dei lavori – quella antimeridiana e quella pomeridiana -, sempre nei locali attigui all’auditorium si è svolta una affollata conferenza stampa, alla presenza di inviati e di cronisti di quotidiani a diffusione nazionale e di testate locali, nonché di agenzia di stampa, fra cui il Giornale, Avvenire, Corriere della Sera, Gazzetta Ticinese, Nuova Stagione, Verona mese, Presenza Civica, Antenna 66 Radio Pandino, Albatross.
L’incontro con i giornalisti ha tenuti impegnati i portavoce delle Resistenze e il presidente della CIRPO – presentati alla stampa, a nome degli organizzatori del convegno, dal direttore di Cristianità – per quasi due ore, sorprendendoli felicemente per le numerose, puntuali e incalzanti domande che sono state a loro rivolte.
Nasce anche in Italia una CIRPO, una Conferenza Internazionale delle Resistenze nei Paesi Occupati
Dopo l’intervento conclusivo di Giovanni Cantoni e dopo che i partecipanti al convegno si erano trasferiti nella chiesa della Immacolata, adiacente all’auditorium, per la recita di un rosario per impetrare la liberazione delle nazioni soggiogate da regimi socialcomunistici e per ricevere la santa comunione e la benedizione eucaristica, il numeroso pubblico presente – che ha seguito con estrema attenzione i lavori in tutti i loro momenti – è rifluito nell’auditorium stesso per la chiusura della manifestazione. A questo punto, gli organizzatori hanno ufficialmente comunicato la nascita – già anticipata alla stampa – della CIRPO italiana, cioè di una Conferenza Internazionale delle Resistenze nei Paesi Occupati che, in diretta conseguenza e continuazione del convegno milanese, opererà nel paese, perché la opinione pubblica nazionale sia sempre meglio informata su chi resiste al socialcomunismo e sempre meno ceda alla tentazione – alimentata da più fonti e a diversi titoli – di dimenticare chi lotta per la sua libertà e per la nostra.
Marco Invernizzi
Note:
(1) il Giornale, 2-12-1984.
(2) Ibidem.
(3) Ibidem.
(4) Cfr. MARIO VILLANI, I campi di «rieducazione» nel Vietnam sotto il giogo comunistico, in Cristianità, anno XII, n. 105, gennaio 1984.
(5) Cfr. Le peuple afghan face à l’invasion, a cura del COSARIA e del CEI, Parigi s.d., p. 4.
(6) Cfr. Elta-Press, Servizio d’informazioni lituane, anno XXX, nn. 7-8, luglio-agosto 1983.
(7) Cfr. NIJOLE SADUNAITE, Come sono finita nell’obiettivo del K.G.B., a cura del Movimento Russia Oriente Cristiano, Urbania (Ps) 1984.
(8) La rivista clandestina Lietuvos Kataliku Baznycios Kronica viene pubblicata regolarmente in italiano da Elta-Press. Servizio d’informazioni lituane, edito a Roma. I primi venti fascicoli sono stati raccolti in due volumi: Cronaca della Chiesa cattolica in Lituania. La lotta dei lituani per la propria identità di popolo, trad. it., «La Casa di Matriona», Milano 1976 (fascicoli 1-10) e 1979 (fascicoli 11-20).
(9) La loro magnifica resistenza è stata presentata con queste significative parole: «I gruppi partigiani sono legati alla Chiesa in modo sostanziale; la loro vita prevedeva momenti di preghiera comune e la partecipazione frequente ai sacramenti. I gesti più importanti della vita del gruppo, come l’accettazione di nuovi membri, si svolgevano all’interno di riti religiosi. Di fronte a questo stretto legame, motivo non secondario della vitalità del movimento partigiano, nel 1946 il governo sovietico decide di ricorrere a una nuova arma; il ministro degli interni esige che i vescovi condannino la resistenza e invitino pubblicamente i partigiani ad arrendersi; i vescovi rifiutano, e il regime risponde arrestandoli tutti nel giro di pochi mesi» (ANNA VINCINI, Lituania. Popolo e Chiesa, «La Casa di Matriona», Milano 1984, p. 110). Sulla resistenza in Lituania, cfr. anche, fra altri, La repressione culturale in Lituania. La repressione permanente dell’URSS nei confronti della identità e del cristianesimo del popolo lituano, n. 6 degli Archivi per la Russia e per l’Europa Orientale a cura del Centro Studi Russia Cristiana, Jaca Book, Milano 1912; e ANDRÉ MARTIN, Lituania: terra di fede, terra delle croci, trad. it., Edizioni Paoline, Bari 1977.