Massimo Introvigne, Cristianità n. 139-140 (1986)
Ribadita inequivocabilmente la tradizionale dottrina cattolica, nel documento si denunciano anche le tattiche dei gruppi di pressione operanti sia fuori che dentro la Chiesa.
Emanata dalla Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede
La «Lettera» «sulla cura pastorale delle persone omosessuali»
1. Gli interventi della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede — che si sono fatti, di recente, abbastanza frequenti — riguardano, particolarmente in campo morale, o problemi nuovi — come la fecondazione in vitro, su cui si preannuncia un prossimo documento — oppure problemi già noti e ampiamente affrontati dal Magistero della Chiesa, ma al cui proposito vengono diffusi errori all’esterno e all’interno dello stesso corpo ecclesiale. La Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali (1) , del 1° ottobre 1986, pubblicata con l’esplicita approvazione e per ordine del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, si riferisce a un problema del secondo tipo, quello dell’omosessualità, problema tutt’altro che nuovo e su cui la Chiesa si è ripetutamente pronunciata, ma a proposito del quale si è sviluppato di recente un «dibattito anche in ambienti cattolici» in cui sono emerse spesso «posizioni non conformi con l’insegnamento della Chiesa» (n. 1), che hanno reso necessario questo nuovo intervento. Il documento descrive il modo in cui si sono formate e sono state diffuse «opinioni, gravemente erronee e fuorvianti» (n. 4) sul punto, quindi ribadisce in forma articolata la dottrina della Chiesa e indica infine i provvedimenti e le precauzioni di natura disciplinare e pastorale che i vescovi sono chiamati a porre in atto.
Straordinariamente significativa è, anzitutto, la descrizione delle «tattiche» che stanno mettendo in atto anche «all’interno della Chiesa» «gruppi di pressione» che non accettano l’insegnamento del Magistero ma, anzi, «cercano in qualche modo di sovvertirlo» (n. 9). Non si tratta di manovre sovversive di poco conto, e il documento parla addirittura di «un numero sempre più vasto di persone» che, «all’interno della Chiesa, esercitano una fortissima pressione» (n. 8) «perché essa cambi la sua dottrina, anche se a parole talvolta si nega che sia così» (n. 14). Inoltre, «quelli che, all’interno della comunità di fede, spingono in questa direzione, hanno sovente stretti legami con coloro che agiscono al di fuori di essa»; si legano, cioè, con alleanze occulte o palesi a forze e a gruppi «mossi da una visione opposta alla verità sulla persona umana, che ci è stata pienamente rivelata nel mistero di Cristo» e portatori di «un’ideologia materialistica, che nega la natura trascendente della persona umana» (n. 8). Le «tattiche» messe in opera da tali gruppi interni alla Chiesa e dai loro alleati esterni sono particolarmente pericolose, e «il rischio è grande»: «ci sono molti che cercano di creare confusione nei riguardi della posizione della Chiesa e di sfruttare questa confusione per i loro scopi» (n. 8). E in atto «un vero e proprio tentativo di manipolare la Chiesa conquistandosi il sostegno, spesso in buona fede, dei suoi pastori» (n. 9). L’ultima affermazione della Lettera è particolarmente grave, non solo per il riferimento all’obbiettivo denunciato — addirittura «manipolare la Chiesa» — ma anche per la tattica che viene descritta, che consiste nel conquistare «il sostegno […] dei suoi pastori», dei quali viene detto che sono «spesso» in buona fede, e ciò significa — ed è questo il fatto più drammatico — che non sono sempre in buona fede e che dunque si fanno, in alcuni casi, non solo vittime ma promotori della manipolazione. Si tratta, forse, della più articolata descrizione dell’opera di «gruppi di pressione» che cercano di manipolare o di sovvertire la Chiesa dall’interno dopo la denuncia delle tattiche del modernismo da parte di san Pio X. Si può anche osservare — senza forzare minimamente il documento, ma semplicemente leggendolo nel contesto di altri interventi recenti della stessa Congregazione — che lo scopo dei «gruppi di pressione» sovversivi e delle loro «tattiche» non si esaurisce certamente nel tentativo di «manipolare» l’insegnamento della Chiesa in tema di omosessualità, ma si estende ad altre dottrine e ad altri campi. Per limitarsi a un solo esempio, pure denunciato in notissimi documenti della stessa Congregazione per la Dottrina della Fede, strategie e pressioni analoghe sembrano messe in opera dai promotori di una certa «teologia della liberazione», di impronta marxista, a favore di dottrine politico-sociali non meno contro natura — nel senso, evidentemente, di opposte alla legge naturale — delle dottrine morali che tollerano l’omosessualità o addirittura la promuovono.
2. A fronte della grave situazione che denuncia, il documento ribadisce la dottrina costante della Chiesa in tema di omosessualità articolandola in una serie di tesi.
a. La Chiesa ha il diritto e il dovere di proclamare la morale cattolica relativamente all’omosessualità. Il problema, in particolare, non riguarda soltanto la scienza — di cui pure il Magistero tiene conto — perché la Chiesa è in grado di «trascenderne l’orizzonte» ed è «certa» di poter pervenire a una «visione più completa» della persona umana, che include anche la sua dimensione spirituale e il suo significato teologico (n. 2).
b. La distinzione «fra condizione o tendenza omosessuale e atti omosessuali», di cui la Dichiarazione su alcune questioni di etica sessuale della stessa Congregazione per la Dottrina della Fede del 29 dicembre 1975 teneva conto, non giustifica affatto «interpretazioni eccessivamente benevole della condizione omosessuale stessa», che hanno portato qualcuno a definire la tendenza omosessuale, in quanto distinta dagli atti, «indifferente o addirittura buona». L‘inclinazione omosessuale — come qualunque inclinazione finché non si manifesta in atti — non è «in sé peccato», ma è pur sempre «una tendenza, più o meno forte, verso un comportamento intrinsecamente cattivo» e deve dunque essere considerata «oggettivamente disordinata». Quanto agli atti omosessuali già la Dichiarazione del 1975 aveva ribadito che essi «non possono essere approvati in nessun caso», senza eccezioni di sorta (n. 3).
c. Nella Sacra Scrittura «esiste un’evidente coerenza» nella condanna del comportamento omosessuale, che non deriva da «frasi isolate», ma dal «solido fondamento di una costante testimonianza biblica», in «ininterrotta continuità» (n. 5), in «continuità organica» (n. 8) con la Tradizione vivente della Chiesa al di fuori della quale «i testi sacri non sono realmente compresi» (n. 5). Ritenere che le prescrizioni bibliche siano «così culturalmente e storicamente condizionate che non potrebbero più essere applicate alla vita contemporanea» significa cadere preda di «opinioni, gravemente erronee e fuorvianti» (n. 4). La Scrittura «esclude dal popolo di Dio coloro che hanno un comportamento omosessuale» (cfr. Lev. 18,22 e 20,23); di essi san Paolo dice che «non entreranno nel regno di Dio» (cfr. 1 Cor. 6,9; Rom. 1,18-32; e 1 Tim. 1,10); così come, a proposito dell’episodio di Sodoma, «non vi può essere dubbio sul giudizio morale ivi espresso contro le relazioni omosessuali» (n. 6).
d. I1 disegno divino sull’uomo e sulla donna relativo al significato sponsale del corpo e al matrimonio, così come è stato rivelato da Dio nella Genesi — ampiamente commentato da Giovanni Paolo II in una lunga serie di interventi catechetici (2) —, viene esplicitamente contraddetto da qualunque «uso della facoltà sessuale» al di fuori della relazione coniugale. In particolare «scegliere un’attività sessuale con una persona dello stesso sesso equivale ad annullare il ricco simbolismo e il significato, per non parlare dei fini, del disegno del Creatore a riguardo della realtà sessuale». Il fatto che le persone omosessuali siano talora, in altri campi, «generose» non toglie l’intrinseca immoralità della pratica omosessuale (n. 7).
e. Qualunque cosa affermino «dottrine erronee» che si pretendono scientifiche, la Chiesa sa che ogni attività intrinsecamente immorale «impedisce la propria realizzazione e felicità», e che, quindi, la persona che sceglie la strada degli atti omosessuali non sarà mai veramente felice (n. 7). Si sostiene che «la persona omosessuale non ha alternative, ma è costretta a comportarsi in modo omosessuale». La Chiesa insegna che la libertà della persona umana — talora condizionata, ma mai determinata — rimane sempre, e respinge «la presunzione infondata e umiliante che il comportamento omosessuale delle persone omosessuali sia sempre e totalmente soggetto a coazione e pertanto senza colpa» (n. 11). Se sul piano antropologico e filosofico, sostenendo che si è sempre liberi di rifiutare il male, la Chiesa «non limita ma piuttosto difende la libertà e la dignità della persona», sul piano teologico ricorda anche che Dio non manca di illuminare e di sostenere con la grazia ogni sforzo umano per resistere alla tentazione del peccato (n. 7).
f. Sul piano della dottrina sociale la Chiesa, mentre condanna le violenze e le ingiustizie che talora hanno colpito persone omosessuali, mette in guardia nei confronti dei rischi che si corrono «quando viene introdotta una legislazione civile per proteggere un comportamento al quale nessuno può rivendicare un qualsiasi diritto» (n. 10). L’insieme di campagne di propaganda e di proposte di legge in favore del comportamento omosessuale ha pure «un’incidenza diretta sulla concezione che la società ha della natura e dei diritti della famiglia, e li mette seriamente in pericolo». Infine, mentre i «gruppi di pressione» sostengono che «l’omosessualità è almeno una realtà perfettamente innocua, se non totalmente buona», la Chiesa invita a riflettere su come «la pratica dell’omosessualità stia minacciando seriamente la vita e il benessere di un gran numero di persone» — il riferimento all’AIDS è evidente — e a valutare «le proporzioni del rischio» (n. 9).
3. L‘ultima parte della Lettera fornisce ai vescovi, a cui è anzitutto diretta, alcune preziose indicazioni pastorali, che necessitano di essere fedelmente seguite perché il documento possa portare i suoi frutti. La prima indicazione pastorale è di carattere negativo: «Dovrà essere ritirato ogni appoggio a qualunque organizzazione che cerchi di sovvertire l’insegnamento della Chiesa, che sia ambigua nei suoi confronti, o che lo trascuri completamente» (n. 17). I vescovi dovranno essere «particolarmente vigilanti» perché, spesso, i «gruppi di pressione» si presentano con una «calcolata ambiguità», attraverso cui cercano di fuorviare i pastori e i fedeli (n. 14). Memore, forse, della scarsa eco che hanno avuto, in un recente passato, altre indicazioni di questo genere, la Congregazione scende stavolta sul piano delle indicazioni particolari, precisando che «nessun programma pastorale autentico potrà includere organizzazioni, nelle quali persone omosessuali si associno fra loro, senza che sia chiaramente stabilito che l’attività omosessuale è immorale». Dovranno essere esclusi dalla pastorale diocesana non soltanto i gruppi che si oppongono apertamente all’insegnamento della Chiesa, ma anche quelli che fanno «silenzio su di esso». Non potranno esservi giustificazioni «pastorali» di sorta per disattendere queste indicazioni, perché «solo ciò che è vero può ultimamente essere anche pastorale», mentre favorire l’incontro fra persone omosessuali in ambienti e in associazioni che non attirino la loro attenzione sulla dottrina della Chiesa significa, piuttosto che aiutarli, offrire loro «occasioni prossime di peccato» (n. 15). Scendendo ulteriormente nel dettaglio, il documento invita a non concedere ai gruppi che si interessano del problema contestando, o anche solo tacendo, l’insegnamento della Chiesa — e alle persone, per esempio teologi, che li sostengono — «l’uso di edifici appartenenti alla Chiesa» ovvero di proprietà «delle scuole e degli istituti cattolici di studi superiori» per le loro attività, anche quando queste consistano in «celebrazioni religiose», in modo da evitare episodi che possono essere «fonte di malintesi e di scandalo» (n. 17).
In secondo luogo, la Chiesa dovrà venire incontro alle persone omosessuali rispondendo con chiarezza alla domanda su che cosa deve fare una persona con tendenza omosessuale che cerchi di seguire il Signore Gesù. La risposta deve essere chiara, anche se il cattolico che la dà sarà «prevedibilmente deriso da qualcuno»: deve «vivere la castità», sacrificare la «propria volontà nell’obbedienza alla volontà del Signore», «portare la croce» memore delle parole di san Paolo ai Galati: «Non potete appartenere a Cristo senza crocifiggere la carne con le sue passioni e i suoi desideri» (Gal. 5,24) (n. 12).
I vescovi avranno «la responsabilità particolarmente grave» di comunicare e di far «comunicare a ognuno la dottrina della Chiesa nella sua integrità» (n. 13), mostrandone anche il carattere persuasivo e ragionevole: l’insegnamento della Chiesa sulla sessualità combatte le figure riduttive della persona umana che pretendono di poter definire l’uomo con un «riferimento solo al suo orientamento sessuale» (n. 16). La Chiesa, invece, parla di «persone omosessuali» e non semplicemente di «omosessuali» proprio per manifestare come nessun uomo può e deve essere imprigionato nella gabbia di una ideologia che riduce tutta la ricca varietà delle manifestazioni della persona umana, e la sua stessa natura, alla semplice tendenza sessuale. La proclamazione della verità — che comporta anche la necessità di respingere «le opinioni teologiche che sono contrarie all’insegnamento della Chiesa» (n. 17) — è la, migliore carità che i pastori della Chiesa possono offrire alle persone omosessuali, «le cui sofferenze possono solo essere aggravate da dottrine errate e alleviate invece dalla parola della verità» (n. 18).
Massimo Introvigne
Note:
(1) CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali, in L’Osservatore Romano, 3 1-10-1986. I riferimenti al documento contenuti nel testo rimandano alla suddivisione in paragrafi.
(2) Le catechesi di Papa Giovanni Paolo II sulla sessualità, l’amore e il matrimonio, divise in sei cicli, sono state raccolte — come richiesto dallo stesso Sommo Pontefice e a cura dell’Istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia — nel volume Uomo e donna lo creò. Catechesi sull’amore umano, Città Nuova-Libreria Editrice Vaticana, Roma 1985. Tali catechesi forniscono categorie indispensabili per un’adeguata comprensione delle premesse filosofiche e teologiche di cui tiene conto anche la Lettera sulla omosessualità. Per un commento, cfr. il mio Metafisica dell’amore e Rivoluzione sessuale, in Cristianità, anno IX, n. 71, marzo 1981.