Di Michele Brambilla
Introducendo l’Angelus di domenica 19 gennaio, Papa Francesco tiene a precisare che «questa seconda domenica del Tempo Ordinario si pone in continuità con l’Epifania e con la festa del Battesimo di Gesù». Infatti «il brano evangelico (cfr Gv 1,29-34) ci parla ancora della manifestazione di Gesù» (questo il significato esatto della parola «epifania» nella lingua greca) sul fiume Giordano.
Tuttavia «l’Evangelista Giovanni, a differenza degli altri tre, non descrive l’avvenimento, ma ci propone la testimonianza di Giovanni Battista», riguardo al quale il Pontefice ricorda che «egli è stato il primo testimone di Cristo».
«Dio lo aveva chiamato e lo aveva preparato per questo», per essere martyr nel senso etimologico del termine. «Il Battista non può trattenere l’impellente desiderio di rendere testimonianza a Gesù e dichiara: “Io ho visto e ho testimoniato” (Gv 1,34)» che Colui che egli ha battezzato è il Figlio di Dio. Sopra il capo di Gesù, che veniva immerso nel Giordano, si è manifestato anche lo Spirito Santo, apparso sotto forma di colomba.
Vi è anche un altro aspetto del manifestarsi di Cristo al mondo che il cugino del Messia scorge e Francesco enfatizza: «Giovanni ha visto qualcosa di sconvolgente, cioè il Figlio amato di Dio solidale con i peccatori; e lo Spirito Santo gli ha fatto comprendere la novità inaudita, un vero ribaltamento. Infatti, mentre in tutte le religioni è l’uomo che offre e sacrifica qualcosa a Dio, nell’evento Gesù è Dio che offre il proprio Figlio per la salvezza dell’umanità».
Ecco sorgere allora nel Precursore l’esclamazione più importante del brano: «Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!» (Gv 1,29). È una frase, osserva il Santo Padre, che recitiamo tutti i giorni nella Santa Messa e non deve smettere di stupirci: san Giovanni ha previsto la Pasqua di Cristo e ne ha colto perfettamente il significato redentivo. «La testimonianza di Giovanni Battista», dice il papa, «ci invita a ripartire sempre di nuovo nel nostro cammino di fede: ripartire da Gesù Cristo, Agnello pieno di misericordia che il Padre ha dato per noi. Lasciarci nuovamente sorprendere dalla scelta di Dio di stare dalla nostra parte, di farsi solidale con noi peccatori, e di salvare il mondo dal male facendosene carico totalmente» sul legno della croce.
Francesco aggiunge: «impariamo da Giovanni Battista a non presumere di conoscere già Gesù». È un tranello nel quale cadiamo spesso anche noi credenti del XXI secolo, che fin da bambini sbuffiamo durante le lezioni di catechismo e le ore di religione a scuola perché, tanto, «lo sappiamo». «Non è così», ammonisce il Pontefice. «Fermiamoci sul Vangelo, magari anche contemplando un’icona di Cristo, un “Volto santo”. Contempliamo con gli occhi e più ancora col cuore; e lasciamoci istruire dallo Spirito Santo, che dentro ci dice: È Lui! È il Figlio di Dio fattosi agnello, immolato per amore. Lui, Lui solo ha portato, Lui solo ha sofferto, ha espiato il peccato di ognuno di noi, il peccato del mondo, e anche i miei peccati. Tutti».
Lunedì, 20 gennaio 2020