Di Gennaro Malgieri da Barbadillo del 21/01/2020
Giovanni Cantoni è morto a Piacenza il 18 gennaio di quest’anno, lasciando un vuoto incolmabile.
Da tempo era ammalato, ma fino a poco tempo fa continuava a seguire, sia pure distanza, l’attività di Alleanza Cattolica, il movimento che aveva fondato e al quale aveva dedicato gran parte delle sua vita operosa votata a quella che una volta veniva definita la “buona battaglia” . Difensore della fede cattolica e impegnato nella diffusione della cultura tradizionale fin da giovanissimo (era nato nel 1938) si distinse come “scopritore” di autori e di filoni di pensiero che la modernità aveva espulso dalle case editrici e dai giornali. Negli anni Sessanta, a poco più di vent’anni, stabilì un proficuo ed intelligente rapporto con Alfredo Cattabiani, fondando insieme con lui ed altri giovani intellettuali la casa editrice dell’Albero, che pubblicò, tra gli altri, due testi fondamentali all’epoca e che tali restano ancora oggi: Il Tempio del Cristianesimo di Attilio Mordini e La monarchia tradizionale del grande studioso spagnolo Francisco Elias de Tejada.
Poi seguì Cattabiani a Borla nel 1968, a ridosso della contestazione, e quindi alla casa editrice Rusconi intensificando il sodalizio che si era stabilito a Torino.
Cantoni è stato un raffinatissimo scrittore e scopritore di autentici giacimenti culturali: si deve a lui l’introduzione in Italia del filosofo cattolico brasiliano Plinio Corrêa de Oliveira, autore del fondamentale Rivoluzione e Contro-rivoluzione, e, molto tempo dopo, del pensatore forse più originale del Novecento, il colombiano Nicolás Gómez Dávila dei cui Escolios per primo parlò alla fine degli anni Novanta su “Cristianità”, organo di Alleanza Cattolica della quale è stato a lungo reggente nazionale, e su “Percorsi”, rivista di cultura politica di orientamento conservatore.
Fra i diversi autori tradotti da Cantoni, vi è anche Mircea Eliade per la cui conoscenza molto si adoperò soprattutto alla Rusconi Libri.
L’attività culturale e di apostolato non gli ha mai impedito di occuparsi, sia pure a suo modo, di politica che maneggiava in maniera originale, senza impastoiarsi nelle querelles partitiche, ma offrendo il suo contributo di conoscenza e di intelligenza a decifrare i movimenti che soprattutto nel mondo cattolico si manifestavano.
Nel 1960 aderì al “Centro per l’Ordine Civile”, ispirato da Augusto Del Noce e animato da Gianni Baget Bozzo, ostile all’apertura a sinistra da parte della Democrazia cristiana e, dunque, contro il centrosinistra che veniva considerato come l’anticamera dell’associazione del Partito comunista al potere. Insomma, la realizzazione politica di quel “cattocomunismo” teorizzato da Franco Rodano e contro il quale un nutrito gruppo di giovani intellettuali, idealmente discepoli o quasi gravitanti nell’area cattolico-tradizionalista di Del Noce, si schierò apertamente formulando idee che Cattabiani e i suoi amici trasferivano in iniziative culturali come case editrici e povere ma significative pubblicazioni.
Per rendere ancora più esplicito e comprensibile il dissenso politico rispetto derive sinistrorse di un certo mondo cattolico impegnato in politica, il “gruppo” intorno a Cattabiani , ed in primis Cantoni, decise di procedere alla pubblicazione di alcuni testi fondamentali che tuttavia sarebbero caduti nel vuoto di una politica cattolica ormai subalterna a quella marxista. Cantoni fu forse l’anima più “politica” di questo gruppo, insieme con Baget Bozzo; di formazione giuridica, si occupò fin da giovanissimo di diritto positivo e di diritto naturale, di filosofia e di teologia. Sempre all’inizio degli anni 1960 promosse , insieme con altri amici, le Edizioni di Restaurazione Spirituale, per i cui tipi vide la luce un solo testo, La libertà tirannia. Saggi sul liberalismo risorgimentale, raccolta di articoli di padre Luigi Taparelli d’Azeglio (1793-1862).
Dal 1961 al 1972 (l’anno del grande successo elettorale del Movimento Sociale Italiano-Destra nazionale che non seppe sfruttare l’impegno intellettuale di giovani che avrebbero potuto offrirgli idee e progetti, rivolgendosi all’ex-comunista Armando Plebe, tutt’altro che irrilevante filosofo, che fece il “salto” a Destra senza avere una sensibilità di destra) collaborò a lungo con il quotidiano ufficiale della Santa Sede, “L’Osservatore Romano”, alla prestigiosa rivista “Nuova Antologia” e all’organo ufficiale del Movimento Sociale Italiano “Secolo d’Italia” al quale, dopo un prolungato distacco, si riavvicinò nel 1994 curando periodicamente l’ultima pagina che chi scrive, da direttore del giornale gli mise a disposizione, dedicata al Dizionario del pensiero forte : saggi poi raccolti in un volume che ebbe vasta risonanza ben oltre i confini di Alleanza cattolica. L’ elenco pressoché completo dei suoi scritti è stato pubblicato in Contributo per la bibliografia di Giovanni Cantoni, in A maggior gloria di Dio, anche sociale. Scritti in onore di Giovanni Cantoni nel suo settantesimo compleanno, a cura di PierLuigi Zoccatelli e Ignazio Cantoni (Edizioni Cantagalli, Siena 2008)
“Negli anni del postconcilio Alleanza Cattolica – ha scritto lo studioso conservatore Marco Respinti, uno degli intellettuali più vicini a Cantoni – alzò una bandiera nella morta gora del conformismo, interrogandosi su quale strada la Chiesa stesse imboccando e soprattutto interrogando l’Autorità. Cantoni amava descrivere quella posizione nei termini di una ‘opposizione di sua maestà’ il Papa, non di ‘opposizione a sua maestà’. Tanto fermo quanto sempre rispettoso, Cantoni chiedeva conto al Successore di Pietro di quell’autodemolizione della Chiesa che era peraltro stato proprio Papa Paolo VI (1897-1978), oggi santo, a denunciare con lucidità proprio nel 1968. Cantoni temeva infatti come il fuoco proprio il relativismo, quel solvente antico e onnipervasivo capace di sciogliere ogni e qualunque legame e principio, anima e quintessenza della Rivoluzione”.
Nel 1973 fondò, nello spirito richiamato, la rivista “Cristianità”, organo di Alleanza Cattolica di cui è stato reggente nazionale dalla fondazione fino al 2016, quando si è dimesso per motivi di salute; fino alla morte ne è stato Reggente Nazionale onorario.
Rettore dal 1994 al 2008 dell’IDIS, l’Istituto per la Dottrina e l’Informazione Sociale, di Roma. Dal 2000 al 2006 collaborò a “Il Timone”, mensile di informazione e formazione apologetica e dal 2006 diresse la collana “Magna Europa. Panorami e voci” presso l’editore D’Ettoris di Crotone, il cui primo titolo è “Magna Europa. L’Europa fuori dall’Europa”, una suggestione tratta dall’europeista olandese Hendrik Brugmans che, come ha notato Marco Respinti “ha trasformato in spunto per una nuova riflessione contro-rivoluzionaria e per un ragionamento maturo sul senso dell’Occidente, tra la fine di un mondo e la ‘nostalgia dell’avvenire’.”
Fra i suoi scritti, oltre quelli giornalistici ed i veri e propri saggi pubblicati su “Cristianità”, ricordiamo : L’Italia tra Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, Saggio introduttivo all’opera del pensatore e leader cattolico brasiliano Plinio Corrêa de Oliveira (1908-1995), Rivoluzione e Contro- Rivoluzione; La “lezione italiana”. Premesse, manovre e riflessi della politica di “compromesso storico” sulla soglia dell’Italia rossa; Libertà religiosa, “sette” e “diritto di persecuzione”; Aspetti in ombra della legge sociale dell’islam. Per una critica della “vulgata” “islamicamente corretta”; Per una civiltà cristiana nel terzo millennio. La coscienza della Magna Europa e il quinto viaggio di Colombo.
Numerosi suoi saggi sono stati tradotti in portoghese, spagnolo e slovacco.
Giovanni Cantoni è da considerare a tutti gli effetti un protagonista della Controrivoluzione italiana nella seconda metà del Ventesimo secolo e come tale la sua attività editoriale ed intellettuale brilla per intuizioni e proposte che alla luce della restaurazione del “pensiero critico”.
La visione che ci lascia in eredità è quella di un conservatore consapevole, per nulla legato a certo reazionarismo statico, per non dire goffo. Il suo pensiero era dinamico e volto alla ricerca dei motivi fondanti una comunità civile autenticamente cristiana. Non inseguiva chimere, ma amava immergersi nella fecondità del pensiero tradizionale non per contemplarlo acriticamente, ma per farlo vivere nella realtà concreta della vita associata.