di Michele Brambilla
Papa Francesco ha terminato il ciclo delle udienze dedicate agli Atti degli Apostoli, tuttavia mercoledì 22 gennaio decide di tornare sull’episodio del naufragio di san Paolo sull’isola di Malta per suggerire ai cattolici un atteggiamento fondamentale da esercitare nel corso dell’ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani (18-25 gennaio): l’ospitalità vicendevole tra i credenti in Cristo.
«Ripartiamo dunque», dice il Pontefice, «dall’esperienza drammatica di quel naufragio. La nave su cui viaggia Paolo è in balia degli elementi» e si infrange sulla costa maltese. I naufraghi, ovvero l’apostolo, i soldati romani che lo hanno in custodia e il loro seguito, vengono però soccorsi dagli abitanti dell’isola. La frase della Scrittura che il Pontefice mette al centro della sua catechesi è: «ci trattarono con gentilezza» (cfr At 28,2).
L’accoglienza ricevuta dall’Apostolo delle genti diventa, secondo Francesco, un vero e proprio locus theologicus: «infatti, l’ospitalità spontanea e i gesti premurosi comunicano qualcosa dell’amore di Dio. E l’ospitalità degli isolani maltesi è ripagata dai miracoli di guarigione che Dio opera attraverso Paolo sull’isola. Quindi, se la gente di Malta fu un segno della Provvidenza di Dio per l’Apostolo, anche lui fu testimone dell’amore misericordioso di Dio per loro», in uno scambio vicendevole di doni spirituali.
La deduzione è immediata, così come la sua applicazione al tema dell’ecumenismo: «carissimi, l’ospitalità è importante; ed è pure un’importante virtù ecumenica. Anzitutto significa riconoscere che gli altri cristiani sono veramente nostri fratelli e nostre sorelle in Cristo», benché non godano della pienezza della comunione cattolica. «Qualcuno ti dirà: “Ma quello è protestante, quello ortodosso …” Sì, ma siamo fratelli in Cristo», sono anch’essi rinati alla vita eterna nel lavacro battesimale. Accoglierli nelle nostre comunità per una celebrazione ecumenica «non è un atto di generosità a senso unico, perché quando ospitiamo altri cristiani li accogliamo come un dono che ci viene fatto. Come i maltesi – bravi questi maltesi – siamo ripagati, perché riceviamo ciò che lo Spirito Santo ha seminato in questi nostri fratelli e sorelle, e questo diventa un dono anche per noi, perché anche lo Spirito Santo semina le sue grazie dappertutto».
Non tutti i naufraghi sono fortunati come san Paolo. Il Santo Padre accenna al dramma dei migranti nel Mediterraneo e di altre aree del pianeta: «in tutto il mondo uomini e donne migranti affrontano viaggi rischiosi per sfuggire alla violenza, per sfuggire alla guerra, per sfuggire alla povertà. […] Tante volte non li lasciano sbarcare nei porti. Ma, purtroppo, a volte incontrano anche l’ostilità ben peggiore degli uomini. Sono sfruttati da trafficanti criminali: oggi! Sono trattati come numeri e come una minaccia da alcuni governanti: oggi!».
L’ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani è tradizionalmente concluso dalla celebrazione dei Vesperi della conversione di san Paolo. Il Papa dà fin d’ora appuntamento per quella data: «l’esempio dell’Apostolo delle genti, ci sostenga nella missione di annunciare la salvezza di Cristo a tutti, impegnando le nostre energie migliori».
Giovedì, 23 gennaio 2020