Di Marco Invernizzi da La Fede Quotidiana del 23/01/2020
Pubblichiamo il ricordo di Marco Invernizzi, reggente nazionale di Alleanza Cattolica, ai funerali (celebrati dal vescovo di Piacenza-Bobbio, mons. Gianni Ambrosio) di Giovanni Cantoni, fondatore di Alleanza Cattolica.
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A nome di Alleanza Cattolica ringrazio Sua Eccellenza Mons. Gianni Ambrosio per la presenza e per le belle parole con cui ha voluto accompagnare anche in questo momento il nostro fondatore e soprattutto per l’assistenza spirituale e la vicinanza negli ultimi anni, durante la lunga malattia di Giovanni.
Ringrazio poi la famiglia, la moglie Sabina anzitutto per la sua straordinaria presenza in tutti questi anni accanto a Gianni, ringrazio i figli Ugo, Lorenzo, Gemma e Ignazio e con loro anche Sabina, Stefania, Roberto e Rita insieme a tutti i venti nipoti. Un uomo, direbbe Gianni, non si spiega mai da solo ma attraverso la sua storia e la compagnia che ha costruito dentro questa storia.
E dentro questa compagnia, accanto alla sua splendida famiglia, c’è Alleanza Cattolica.
Ci sarà il tempo e il luogo per ricordare e riflettere sul passato e sul futuro della creatura di Giovanni Cantoni, ma non è questo il momento né la sede. Così come non è la sede per valutare il lascito intellettuale e soprattutto nel campo della dottrina dell’azione del nostro fondatore.
Qui oggi voglio soltanto accennare a un aspetto che colpì me e molti
altri, in particolare all’inizio: la sua umanità dentro un contesto di
assoluta normalità, alla quale tanto teneva.
Giovanni Cantoni è stato un uomo che ha lavorato per mantenere una
famiglia impegnativa, è stato marito e padre e poi un nonno esemplare.
Attraverso la sua “normalità” ha insegnato e testimoniato a tutti coloro
che lo conoscevano che la dimensione ordinaria della vita non coincide
con lo spazio, come si usa dire oggi, “privato”, che essa, proprio nella
sua ordinarietà, è più ampia e comprende in sé l’impegno per il bene
comune, la lotta contro il male nella sua dimensione personale e
sociale, l’amore per il Papa e per la Chiesa e per la propria patria
terrena. Questa umanità gli ha permesso di incontrare migliaia di
persone, di aiutarle a crescere spiritualmente e intellettualmente, di
orientarle a operare come una realtà associata e non come singoli
individui, a costruire insieme quella “società a misura d’uomo e secondo
il piano di Dio” che è lo scopo dell’esistenza di Alleanza Cattolica.
Ma soprattutto questa umanità gli ha permesso, con l’aiuto della Vergine
a cui era devotissimo, di superare contrasti e scoraggiamenti,
incomprensioni e una lunga assenza di gratificazioni umane: in poche
parole, di chiedere a Dio la forza per compiere il compito più
importante e affascinante, la propria santificazione nell’abbandono
pieno di fiducia nella Grazia del Signore. Così mi piace ricordarlo.
Concludo con alcune sue parole che aiutano a comprendere lo spirito
che lo ha animato e che forse lo descrivono meglio di tante altre:
«partecipo (…) della Cristianità come alternativa all’Europa, a
quell’Europa che vuole dimenticare di essere stata Cristianità; sono uno
dei “nuovi poveri”, diseredati non solo di una condizione storica, ma
anche defraudati della dottrina per riconquistarla; ma, per quanto mi
riguarda, non mi sono lasciato prendere dalla disperazione e mi sono
sforzato di ottemperare all’ingiunzione sapiente: “Aiutati che Dio ti
aiuta”. Mi sono curato della mia miseria, volendo contribuire a curare
anche quella altrui. Il Signore è giudice dell’intenzione, gli uomini
del risultato».
Permettetemi infine una considerazione personale. Durante la lunga
malattia di Gianni, venivo spesso a trovarlo e mi parlava e dava
consigli come ha sempre fatto, nonostante la fatica. Poi, a un certo
punto, ha smesso di rispondere alle mie domande. Io sono continuato a
venire, anche se con minore frequenza, perché mi sembrava che comunque
mi ascoltasse. Adesso non sarà più possibile nemmeno quest’ultima
modalità e questo rende tutto più difficile. So che però mi e ci
aiuterà, dall’Alto, dove adesso si trova, insieme con i non pochi amici
che lo hanno preceduto. Questo infatti è l’ultimo grande insegnamento
che ci ha lasciato, forse il più importante: la sofferenza non è mai
fine a sé stessa. Il calvario degli ultimi anni, lungo e misterioso,
offerto per amore alla Chiesa, ci ha reso più familiare il Paradiso e
meno difficile affrontare l’ultimo passaggio che ognuno di noi dovrà
superare. Grazie Gianni, anche per quest’ultima testimonianza.
Marco Invernizzi
Lunedì, 20 gennaio 2020