Card. Giacomo Biffi, Cristianità n. 131 (1986)
Il 2 febbraio 1986, in occasione della Giornata per la Vita, S.E. il cardinale Giacomo Biffi, arcivescovo di Bologna, ha pronunciato una omelia nella messa del pellegrinaggio diocesano al santuario della Beata Vergine di San Luca, il cui testo pubblichiamo integralmente con un titolo redazionale.
Senza benevola comprensione per l’errore e per l’iniquità
Scegliere la vita
«Io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza» (Dt 30, 19).
La parola di Dio ha una valenza eterna: questo invito a una decisione fondamentale, che Mosé rivolge agli Israeliti ancora in marcia verso la terra della promessa, si indirizza in realtà all’umanità di ogni epoca della storia. Anzi a me pare che con particolare vigore questa parola antica e sempre nuova sia rivolta a noi e a tutti gli uomini di questi tempi.
Mai come ai nostri giorni l’uomo è stato così imperiosamente chiamato a decidersi tra due strade, tra due mentalità, tra due modi di esistere e di operare. E in gioco sono appunto la vita e la morte; in gioco è la sopravvivenza della nostra stirpe; in gioco è la stessa sorte dell’uomo.
Tutto, del resto, è stato lucidamente previsto, tutto è già stato descritto. Il libro sacro, nella lettera ai Romani di San Paolo, disegna con sorprendente chiarezza quelle condizioni dell’umanità che sono ora sotto i nostri occhi, là dove parla di «uomini che soffocano la verità nell’ingiustizia» (Rm 1, 18); che, avendo rinnegato Dio e creduto di poter costruire la città terrena senza di lui, «hanno vaneggiato nei loro ragionamenti» e così «si è ottenebrata la loro mente ottusa» (Rm 1, 21). In tal modo, «mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti» (Rm 1, 22). Perciò sono diventati autori di opere degne di morte, e «non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa» (Rm 1, 32).
La sventura più grave però non è data dalle pur tragiche aberrazioni del mondo attuale; la sventura più grave è data dai cristiani che sembrano per larga parte inclini a dimenticare di essere chiamati a prendere posizione; che si illudono di poter essere discepoli di Cristo e insieme di non essere in contrasto di idee con nessuno; che confondono la doverosa fraterna pietà verso tutti quelli che sbagliano (e chiedono di essere più aiutati e amati che giudicati), con la benevola comprensione per l’errore e per l’iniquità; comprensione che rischia di diventare o almeno di apparire connivenza.
«Io ti ho posto davanti la vita e la morte»: nessuno può sfuggire a questa scelta esistenziale, nessuno può restare neutrale davanti a questa alternativa.
Gesù non è venuto per cancellare ogni confine tra il vero e il falso, tra il giusto e l’ingiusto, ma perché gli uomini potessero ritornare a servire con tutta la loro anima e con tutta la loro esistenza alla verità e alla giustizia. Su di lui bambino Simeone, illuminato da spirito profetico, ha detto: «Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti».
Noi, cristiani svigoriti dagli agi e dalle mollezze di una società sazia e senza speranze, abbiamo troppa voglia di dimenticare che, se il Figlio di Dio è stato chiamato dallo Spirito Santo «segno di contraddizione», segno di contraddizione devono essere anche coloro che aderiscono a lui e sono una cosa sola con lui. Gesù non è entrato nella nostra storia perché tutto sia avvolto nella comoda nebbia della confusione, ma «perché siano svelati i pensieri di molti cuori» (cfr. Lc 2, 34, 35).
«Scegli dunque la vita», popolo che riconosci come tuo Maestro e Signore colui che ha petto di sé: «Io sono la via, la verità, la vita». Scegli la vita, e impegna tutte le tue forze perché la vita trionfi; aiuta concretamente ogni iniziativa che si pone al servizio della vita; incoraggia i deboli, consiglia al bene i dubbiosi, esprimi senza paura il tuo dissenso di fronte a ogni atto e a ogni pensiero perverso.
Scegli la vita, dico a ogni donna, di ogni età e condizione; scegli la vita, quando – ingannata dai falsi e ossessivi dogmi della cultura dominante – sei tentata di snaturare te stessa al punto da farti, invece che madre, dispensatrice di morte.
Scegli la vita, dico a ogni medico e a ogni operatore sanitario, e sii coerente con la tua propria missione. Nessuna legge dello stato può autorizzarti a diventare uccisore di uomini; nessuna legge dello stato può trasformare un delitto in un atto consentito e addirittura pubblicamente rimunerato.
Scegliete la vita, dico ai legislatori d’Italia. Rendetevi finalmente conto che, incoraggiando e addirittura finanziando le pratiche contro la dignità e l’esistenza stessa dell’uomo, voi avete posto le premesse sicure della rovina del nostro popolo.
Scegliete la vita, dico ai responsabili della nostra regione. Come è possibile non vedere quanto sia disastrosa la linea seguita fin qui? Come è possibile non vedere ciò che è chiaramente espresso da tutte le notizie che ci arrivano e da tutti i dati statistici? Come è possibile non vedere, indipendentemente da ogni considerazione religiosa e morale, che è giunto il momento di cambiare rotta e di prendere tutti i provvedimenti possibili perché questo nostro popolo non abbia definitivamente a sprofondare nella palude del suo egoismo e nella morta gora della sua progressiva insensibilità di fronte a ogni ideale?
Quanto sta avvenendo ai nostri giorni mi ha fatto comprendere con una chiarezza nuova una parola di Gesù riferita nel vangelo di Giovanni. Il Signore parlando del demonio, lo dichiara «omicida».
Perché «omicida»? Forse perché si traveste da rapinatore armato di mitra o da terrorista munito di esplosivo? No: il demonio è più astuto e possiede un’arte del crimine più sottile e più efficace. Egli raggiunge i suoi scopi malefici persuadendo l’uomo a distruggersi con le sue mani. È il delitto perfetto, attuato con la diffusione della menzogna: «Egli è stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui» (Gv 8, 44).
Chi, se non il padre di ogni ipocrisia, può aver ispirato a intitolare un provvedimento che autorizza l’interruzione della gravidanza Legge per la tutela della maternità? Chi, se non un’intelligenza diabolica, può essere riuscita nell’intento di far accogliere in una mente ragionevole la persuasione che la vita nuova accesa nel grembo di una donna non sia una vita umana e possa essere soppressa addirittura con il sussidio dello stato?
Chi, se non il demonio, potrà mai far credere che l’uccisione dell’anziano sia opera di misericordia, aprendo così le porte a tutte le impazienze egoistiche e a tutte le avidità incontrollate?
Chi, se non il principe delle tenebre può aver convinto gli sciagurati che sono andati imperversando in questi anni, che seminando terrore, sofferenza, morte, si può giovare alla costruzione di un mondo più giusto?
Con questo modo malvagio e scaltro, Satana riesce ad appagare il suo odio impotente contro Dio, conducendo a poco a poco l’uomo, immagine viva di Dio, verso la pazzia dell’autodistruzione.
Noi, però, che siamo radunati nel nome di Cristo, non abbiamo paura. Noi siamo e vogliamo essere il popolo della vita; a noi è stata data la buona notizia che nel Figlio di Dio crocifisso e risorto la morte è stata debellata per sempre; noi sappiamo che la mano del Dio «amico dei viventi», più forte di ogni umano potere e di ogni violenza, è su di noi e ci protegge dalle nostre stesse follie.
Noi siamo il «campo di quei che sperano», la «Chiesa del Dio vivente», che «soffre, combatte e prega», ed è certa della finale vittoria del suo Signore.
Alla Vergine Maria, madre della Vita del mondo, noi affidiamo le nostre ansie, la nostra volontà di essere fedeli al Dio vivo e vero e alla sua legge vivificante, i nostri propositi di lottare senza stanchezze per la buona causa. A lei, che ha vinto l’antico serpente, eleviamo con la Chiesa la nostra supplica: Tu che il peccato ignori, dalla tristezza del peccato scampaci; sotto il tuo piede, invano si dibatta il Nemico.
Giacomo card. Biffi
Arcivescovo di Bologna