Giuliano Mignini, Cristianità n. 132 (1986)
Nella relazione sull’amministrazione della giustizia in Italia nel 1985, S.E. il dottor Carlo Maria Pratis traccia un quadro drammatico che sollecita a importanti riflessioni sullo stato della nazione.
Illustrato dal procuratore generale della Repubblica
Il consuntivo giudiziario ’85 dei mali della società italiana
Il 14 gennaio 1986, a Roma, il procuratore generale della Repubblica presso la Corte Suprema di Cassazione, S.E. il dottor Carlo Maria Pratis, ha svolto la relazione annuale sulla amministrazione della giustizia in Italia nell’anno 1985 (1). Come ho regolarmente fatto per le relazioni degli ultimi anni (2), intendo illustrarne i tratti salienti che, purtroppo, non divergono sostanzialmente da quelli di volta in volta descritti e lumeggiati dal predecessore del dottor Pratis, S.E. il dottor Giuseppe Tamburrino, nei consuntivi relativi agli anni 1982, 1983 e 1984, dal momento che le condizioni del corpo sociale non sono notoriamente mutate, se non in peggio. Infatti, limitando l’osservazione al campo morale – cioè a quello che in questa materia principalmente interessa -, l’impugnazione della legge naturale, l’affermazione di una presunta morale indipendente» (3) e la adozione di un criterio puramente volontaristico nei meccanismi di produzione della norma giuridica positiva, hanno progressivamente impregnato il consorzio civile e lo stesso ordinamento giuridico di una sorta di «cultura del possibile», secondo la quale, in linea di tendenza, gli unici limiti alla liceità dei comportamenti umani coinciderebbero appunto con la possibilità fisica degli stessi.
Nella premessa alla sua relazione, il procuratore generale ritiene di dover ricordare recenti episodi rivelatori di un contrasto sempre più aspro, nell’attuale fase politica, tra la magistratura e gli altri poteri dello Stato, nonché di una tendenza a esautorare l’Ordine giudiziario e, in prospettiva, a condizionare le espressioni concrete della sua indipendenza: si tratta di episodi indicativi del peculiare atteggiamento, nel settore, della presente leadership politica, soprattutto del suo vertice socialista (4).
Giustizia civile
Il dottor Carlo Maria Pratis passa quindi a trattare del settore della giustizia civile e mette in evidenza il significativo aumento della litigiosità e delle pendenze, ponendolo in relazione con la tendenza a dilatare progressivamente la disciplina giuridica positiva a rapporti che, un tempo, erano regolati informalmente oppure su base, per così dire, fiduciaria, nonché con le conseguenze della crisi economica (5).
Fra i dati rilevanti e indicativi del degrado del corpo sociale, riportati nelle tabelle allegate alla relazione, figura il continuo aumento delle domande di separazione personale dei coniugi (6), così come delle sentenze di cessazione degli effetti civili del matrimonio concordatario e, soprattutto, delle sentenze di scioglimento dei matrimoni civili (7).
Notevole è anche l’incremento dei fallimenti dichiarati, passati da 8.247 nel periodo dal 1º luglio 1982 al 30 giugno 1983, a 9.265 in quello dal 1º luglio 1983 al 30 giugno 1984, e quindi a 10.287 dal 1º luglio 1984 al 30 giugno 1985 (8).
Il procuratore generale conclude l’analisi del settore civile con alcune considerazioni relative alla legge 4 maggio 1983 n. 184, sulla disciplina dell’adozione e dell’affidamento dei minori, evidenziando, fra l’altro, il pericolo che il nuovo assetto delle adozioni internazionali dia luogo a veri e propri traffici di bambini adottandi, laddove le carenze delle autorità locali vanifichino ogni forma di controllo sullo stato di abbandono dei minori (9).
Giustizia penale
Il 1985 ha visto un fortissimo incremento del terrorismo internazionale (10), le cui azioni criminose sono culminate nella strage di Fiumicino del 27 dicembre, venuta a concludere cronologicamente una serie di numerosi altri attentati e seguita al sequestro della motonave Achille Lauro. Pare giusto parlare di terrorismo internazionale e non, come spesso si fa, di terrorismo «arabo» oppure «mediorientale», trattandosi di una realtà che, anche se trae alimento dalla diaspora palestinese e dal complesso – e spesso sconcertante – assetto delle alleanze e dei legami politici internazionali dello Stato di Israele e dei paesi islamici (11), opera ai danni delle nazioni ancora libere dalla diretta oppressione comunista, come è messo in evidenza, fra l’altro, dal raggio di azione mondiale di organizzazioni rivoluzionarie arabe, che colpiscono anche Stati non legati da particolari rapporti di amicizia con quello israeliano (12).
Inoltre, merita di essere evidenziato il fatto che, nelle polemiche che si sono sviluppate dopo il sequestro della motonave Achille Lauro e i convulsi avvenimenti successivi, le forze partitiche italiane sono apparse come non mai espressioni di gruppi di potere internazionali che si incontrano e si scontrano sul territorio della nostra nazione; le une si raccolgono sotto il vessillo di un «occidentalismo» di maniera, teso in realtà a proteggere i progetti dell’establishment finanziario mondiale e, in particolare, statunitense, nonché lo Stato di Israele, e spingono i paesi islamici nelle braccia di Mosca; mentre le altre si allineano con maggiore o minore entusiasmo alla strategia complessiva sovietica, che punta a esasperare i rapporti tra gli Stati Uniti e i loro alleati europei, al fine di creare un’area neutrale tra gli stessi Stati Uniti e il mondo comunista, alternando il ricatto terroristico alle pressioni diplomatiche.
Dopo la denuncia dell’incremento delle azioni criminose del terrorismo internazionale, S.E. il dottor Carlo Maria Pratis affronta il tema della malavita comune organizzata, denunciando la sempre più manifesta integrazione, soprattutto a livello operativo, tra mafia, camorra e ’ndrangheta, che possono ormai essere considerate «non più come settori separati, bensì come parti di un complesso sistema criminoso» (13).
Il procuratore generale lamenta, quindi, la diffusione della droga, con consistenti incrementi sia della «grande criminalità», che gestisce il traffico delle sostanze stupefacenti, sia della criminalità occasionale; e passa poi a una analisi dettagliata della delinquenza nel 1985, classificata per tipo di reato, mettendo in evidenza la sostanziale costanza, negli ultimi due anni, del dato relativo alle rapine, 30.192 nel 1982, 34.553 nel 1983 e 34.368 nel 1984 (14).
Andamento analogo rivelano, in complesso, i delitti denunciati di atti di libidine violenta (15) e di bancarotta (16), mentre un aumento considerevole hanno avuto quelli di appropriazione indebita (17).
Nell’insieme, i delitti denunciati – con esclusione dei furti (18) -, per i quali è iniziata l’azione penale, sono passati da 644.300 nel 1982, a 655.830 nel 1983, quindi a 659.812 nel 1984 (19).
Senza assolutamente sottovalutare le profonde implicazioni della giustizia civile, il settore penale è indubbiamente quello che evidenzia in modo più drammatico e più clamoroso i frutti della visione del mondo «moderna», il cui principio informatore, a livello filosofico, si può individuare nella rottura del rapporto tra il pensiero e l’essere, per cui il primo, svincolato dal suo legame con la realtà e dalla sua funzione di adeguarsi a essa, si trasforma in ideologia che si fa – e fa dell’uomo che ne è veicolo – misura del reale, in ogni settore della vita spirituale, e quindi anche in campo morale.
Tale cultura ideologica nega l’origine esterna all’uomo dei precetti morali, dei quali è soltanto destinatario, e li considera semplicemente come proiezione della coscienza individuale: così diffonde nel corpo sociale un radicale soggettivismo e relativismo, e crea pure le premesse per la violazione della legge positiva, anch’essa dotata, come connotazione essenziale, dei carattere dell’«alterità» del comando rispetto al singolo consociato, «educato» invece a individuare nella coscienza individuale l’unica fonte di produzione della regola di cui è destinatario e la cui trascendente cogenza non è certo espressa in modo sufficiente e adeguato dal principio maggioritario.
Il quadro è reso ancora più drammatico dal progressivo inserimento nella legislazione positiva – soprattutto in questi ultimi anni – di princìpi che sono in aperto contrasto con quelli della legge naturale e cristiana e che, a loro volta, contribuiscono a sradicare quella che si potrebbe chiamare la rilevanza sociale del decalogo e ad annullare ogni residua sensibilità alla trascendenza della morale e quindi alla «oggettività» della legge anche positiva.
Dopo l’analisi dei dati relativi alla giustizia penale, il procuratore generale si sofferma sui problemi connessi alla legge 28 luglio 1984 n. 398, riguardante la riduzione dei termini di custodia cautelare, e su quelli connessi alla riforma del codice di procedura penale e all’istituto della comunicazione giudiziaria, e conclude l’esposizione con alcune considerazioni in tema di responsabilità dei magistrati, auspicando la tipicizzazione degli illeciti disciplinari.
Questo, per sommi capi, il contenuto della relazione, nella quale non figurano riferimenti a gravissime manifestazioni di degrado morale e sociale come l’aborto, che ha praticamente perduto la sua rilevanza giuridico-penale, a eccezione delle ipotesi criminose previste negli articoli 17, 18, 19, 20 e 21 della legge 22 maggio 1978 n. 194, nelle quali vengono, per lo più, sanzionati gli aborti cagionati per colpa, cioè per imperizia, negligenza o imprudenza oppure, comunque, eseguiti senza il consenso della donna, diventata, in ultima analisi, sovrana assoluta, o quasi, della legislazione abortista, tanto che il reato di «interruzione volontaria della gravidanza» compiuta senza l’osservanza delle modalità indicate negli articoli 5 o 8 della legge citata – reato previsto dall’articolo 19 della stessa, e per il quale è normalmente ipotizzata la pena della reclusione fino a tre anni – è punito, se commesso dalla donna, con una multa fino a lire centomila!
Non si può concludere l’analisi della relazione senza invocare la Vergine Maria, mediatrice e corredentrice, alla cui protezione occorre affidare il popolo italiano, che mai come in questo momento storico sta sperimentando nella propria vita le drammatiche conseguenze della svolta antropocentrica e ateistica della cultura moderna.
Giuliano Mignini
Note:
(1) Cfr. CARLO MARIA PRATIS, Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte Suprema di Cassazione, Relazione sull’amministrazione della giustizia nell’anno 1985. Roma, 14 gennaio 1986, Stamperia Reale, Roma 1986, pp. 64.
(2) Cfr. i miei Il consuntivo giudiziario ’82 dei mali della società italiana, in Cristianità, anno XI, n. 98-99, giugno-luglio 1983; Il consuntivo giudiziario ’83 dei mali della società italiana, ibid., anno XII, n. 107-108, marzo-aprile 1984; e Il consuntivo giudiziario ’84 dei mali della società italiana, in Quaderni di «Cristianità», anno I, n. 1, primavera 1985, pp. 64-70.
(3) Cfr. ROMANO AMERIO, Iota unum. Storia delle variazioni della Chiesa cattolica nel secolo XX, Ricciardi, Milano-Napoli 1985, pp. 345-346.
(4) Cfr. C.M. PRATIS, doc. cit., pp. 4-5. Il procuratore generale fa esplicito riferimento a un progetto di istituzione di una commissione parlamentare di indagine sull’andamento di un cosiddetto maxiprocesso di criminalità organizzata, avanzato poco tempo prima della conclusione del dibattimento di primo grado del processo stesso.
(5) Cfr. ibid., pp. 5-6.
(6) Le domande presentate di separazione personale dei coniugi sono passate da 46.583 nel periodo dal 1º luglio 1982 al 30 giugno 1983, a 47.217 dal 1º luglio 1983 al 30 giugno 1984, quindi a 50.329 in quello compreso fra il 1º luglio 1984 e il 30 giugno 1985: cfr. ibid., tav. 3, p. 37.
(7) Le sentenze di cessazione degli effetti civili del matrimonio concordatario hanno avuto incrementi più contenuti, passando da 11.905 nel periodo dal 1º luglio 1982 al 30 giugno 1983, a 12.099 in quello compreso fra il 1º luglio 1983 e il 30 giugno 1984, quindi a 12.351 in quello successivo fino al 30 giugno 1985; le sentenze di scioglimento dei matrimoni civili sono passate da 1.651 nel primo lasso di tempo, a 1.812 nel secondo, quindi a 1.913 nel terzo: cfr. ibidem.
(8) Cfr. ibidem.
(9) Cfr. ibid., pp. 7-8.
(10) Cfr. ibid., pp. 9-10.
(11) Tale assetto vede alleato degli Stati Uniti e del mondo occidentale lo Stato di Israele, caratterizzato da una organizzazione economica di tipo prevalentemente comunistico, come dimostra in modo eloquente l’esempio di unità agricole come il kibbutz o la kebussah, e viceversa alleati dell’Unione Sovietica paesi islamici con regimi di tipo anche monarchico e con una struttura economica più vicina a quella del mondo occidentale, almeno nella fase immediatamente precedente la loro sovietizzazione.
(12) Per citare un solo esempio, basti quello costituito dal diretto appoggio fornito dall’Organizzazione per la Liberazione della Palestina alla guerriglia in Salvador: cfr. RAY S. CLINE e YONAH ALEXANDER, Terrorismo: la pista sovietica, trad. it., Reverdito, Trento 1985, p. 100.
(13) C. M. PRATIS, doc. cit., p. 11.
(14) Cfr. ibid., tav. 11, p. 52.
(15) Cfr. ibidem.
(16) Cfr. ibidem.
(17) Cfr. ibidem.
(18) I dati relativi ai delitti denunciati, per i quali è stata promossa l’azione penale, non comprendono i furti che, a partire dal 1977, hanno subito un decremento soltanto apparente rispetto agli anni precedenti, in quanto tale decremento è da imputare verosimilmente alla circostanza per cui parte delle vittime dei furti si astiene dal presentare denuncia, consapevole del fatto che oltre il 95% degli autori di tale reato rimane ignoto: cfr. ibid., p. 52, nota (a).
(19) Cfr. ibid., tav. II, p. 52.