Di Michele Brambilla
Papa Francesco si reca il 23 febbraio a Bari, dove si è tenuto l’incontro di riflessione e spiritualità Mediterraneo frontiera di pace, promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana. All’assemblea hanno partecipato 57 vescovi (quello di Lodi si è dovuto ritirare anzitempo a causa dello scoppio dell’emergenza coronavirus nella sua diocesi) provenienti da tutta l’area mediterranea. Il Pontefice, in mattinata, parla ai vescovi riuniti nella basilica di San Nicola, poi presiede la Messa e l’Angelus in un’area transennata di Corso Vittorio Emanuele II.
Nell’omelia Francesco prende spunto dalle letture della VII domenica del Tempo ordinario: «Gesù cita l’antica legge: “Occhio per occhio e dente per dente” (Mt 5,38; Es 21,24). Sappiamo che cosa voleva dire: a chi ti toglie qualcosa, tu toglierai la stessa cosa». Per l’epoca (la Legge mosaica fu data attorno al 1250 a.C.) era già un progresso «[…] perché impediva ritorsioni peggiori: se uno ti ha fatto del male, lo ripagherai con la stessa misura, non potrai fargli di peggio».
Gesù ha superato anche questa logica di presunta equità: «Ma io vi dico di non opporvi al malvagio» (Mt 5,39). «Ma come, Signore?», chiede allora il Papa. «Se qualcuno pensa male di me, se qualcuno mi fa del male, non posso ripagarlo con la stessa moneta? “No”, dice Gesù: non-violenza, nessuna violenza».
Non è utopia, non è debolezza, ma l’esempio stesso di Cristo. «Possiamo pensare», ipotizza infatti il Pontefice, «che l’insegnamento di Gesù persegua una strategia: alla fine il malvagio desisterà. Ma non è questo il motivo per cui Gesù chiede di amare anche chi ci fa del male». Qual è la ragione, allora? «Che il Padre, nostro Padre, ama sempre tutti, anche se non è ricambiato. Egli “fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti” (Mt 5,45). E oggi, nella prima Lettura, ci dice: “Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo!” (Lv 19,2). Ossia: “Vivete come me, cercate quello che io cerco”».
La coerenza di Cristo sul punto la si è potuta tastare sulla croce: «Gesù ha fatto così. Non ha puntato il dito contro quelli che l’hanno condannato ingiustamente e ucciso crudelmente, ma ha aperto loro le braccia sulla croce. E ha perdonato chi gli ha messo i chiodi nei polsi (cfr Lc 23,33-34)».
Qualcuno, suppone il Santo Padre, potrebbe ritenere esagerati il comando e l’esempio di Gesù. Certo, non tutti i battezzati moriranno martiri, ma in quanto immersi nella morte e nella risurrezione del Signore non devono mai dimenticarsi di amare come Lui nelle circostanze della vita quotidiana. «Amate i vostri nemici. Oggi ci farà bene, durante la Messa e dopo, ripetere a noi stessi queste parole e applicarle alle persone che ci trattano male, che ci danno fastidio, che fatichiamo ad accogliere, che ci tolgono serenità. Amate i vostri nemici. Ci farà bene porci anche delle domande: “Io, di che cosa mi preoccupo nella vita: dei nemici, di chi mi vuole male? O di amare?”». Francesco suggerisce: «non preoccuparti della cattiveria altrui, di chi pensa male di te. Inizia invece a disarmare il tuo cuore per amore di Gesù. Perché chi ama Dio non ha nemici nel cuore». Al cattolico è concesso un solo estremismo, «[…] l’estremismo dell’amore».
Lunedì, 24 febbraio 2020