Di Stefano Montefiori dal Corriere della Sera del 27/02/2020
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PARIGI «Auguro a tutti voi coraggio e audacia, qualsiasi siano le circostanze», ha detto Asia Bibi due sere fa concludendo il discorso — in urdu — pronunciato davanti alla sindaca Anne Hidalgo che l’aveva appena proclamata «cittadina onoraria» di Parigi.
La donna pachistana, 50 anni, cattolica, nel 2010 è stata condannata a morte per blasfemia e dopo avere passato quasi nove anni in una cella di pochi metri in attesa dell’esecuzione della sentenza nel 2019 è stata finalmente assolta dalla Corte suprema del Pakistan e autorizzata a rifugiarsi in Canada.
Diventata simbolo delle violenze degli integralisti islamici sulle minoranze religiose, Asia Bibi in questi giorni è in Francia e domani sarà ricevuta dal presidente Emmanuel Macron, al quale ha chiesto l’asilo politico. «Come abbiamo sempre ripetuto, la Francia è pronta ad accogliere la signora Asia Bibi e la sua famiglia», ha già fatto sapere l’Eliseo.
La vicenda di Asia Bibi ha suscitato enormi reazioni in tutto il mondo a cominciare dalla sua condanna dieci anni fa. L’allora papa Benedetto XVI espresse la sua «solidarietà spirituale» e il successore Francesco nel 2018 ha incontrato in Vaticano il marito e la figlia della donna, definita «una martire». «Penso spesso a tua madre e prego per lei», disse papa Francesco a Eisham, la figlia, accompagnata dal padre Ashiq Masiq. Dopo la sentenza in suo favore della Corte suprema, Asia Bibi è stata accolta in Canada che però le ha concesso per ora solo un permesso di soggiorno temporaneo di un anno. Potrebbe essere prolungato, ma la donna pachistana ha espresso il desiderio di vivere in Francia ovvero il Paese di Anne-Isabelle Tollet, la corrispondente in Pakistan del canale all news France 24 che ha reso nota la storia e si è battuta per anni per salvarla dalla pena di morte facendone un caso internazionale.
Il coraggio e l’audacia augurati a tutti da Asia Bibi sono le qualità che lei dimostrò quando il 14 giugno 2009, nel villaggio del Punjab pachistano dove abitava, dopo avere raccolto bacche per ore sotto il sole, osò bere l’acqua di un pozzo offrendola anche alle vicine musulmane. Questo gesto «impuro» fece scandalo, e a chi le chiedeva di convertirsi all’Islam per lavare l’onta, lei rispose che «il mio profeta è Gesù, il tuo è Maometto, ma sarebbero d’accordo sul fatto che è bene amarsi gli uni con gli altri». L’avere pronunciato il nome di Maometto accanto a quello di Gesù fece scattare l’accusa di blasfemia, la condanna a morte e la prigione. Il governatore del Punjab e la ministra delle minoranze religiose, che presero le difese di Asia Bibi, vennero assassinati nel 2011. Dopo la conferma della condanna nel 2014, l’appello di Benedetto XVI a rivedere il processo scatenò violente manifestazioni di piazza in Pakistan, dove alla fine del 2018 la nuova sentenza di assoluzione provocò incidenti e alcuni giorni di quasi guerra civile, fino alla partenza della donna sei mesi dopo per il Canada, dove Asia Bibi ha vissuto finora in una località segreta.
Macron è pronto a concedere l’asilo politico a lei e alla sua famiglia, anche se la minaccia dei fanatici islamisti è presente pure in Francia. In Pakistan, intanto, nella prigione che fu di Asia Bibi c’è Kausar Shagufta, come lei cristiana e analfabeta, eppure accusata di avere scritto sms blasfemi in inglese e per questo condannata a morte.
Foto da articolo