Maurizio Brunetti, Cristianità n. 398 (2019)
Nota sul venerabile Fulton Sheen (1895-1979)
1. Il 16 settembre 2010, Bonnie Engstrom dà alla luce il terzo dei suoi — finora — otto figli nella propria casa di Washington, nella contea di Tazewell, diocesi di Peoria, in Illinois. A causa di complicanze del parto dovute alla posizione del cordone ombelicale, il neonato ha un colorito cianotico, non respira e il suo cuore non batte. Il padre lo battezza d’urgenza con il nome concordato con la moglie: James Fulton, in onore dell’arcivescovo Fulton Sheen di cui proprio la diocesi di Peoria — nella quale l’allora servo di Dio era stato ordinato sacerdote — aveva iniziato nel 2002 il processo di beatificazione. In quei tragici minuti, Bonnie evoca l’intercessione dell’arcivescovo, ripetendone mentalmente il nome innumerevoli volte. Dopo 61 minuti di vani tentativi di rianimazione, negli istanti in cui i dottori si apprestavano a dichiararne la morte, il cuoricino del bambino comincia finalmente a battere e a un ritmo regolare. Oggi James Fulton è un bimbo di nove anni senza alcuna lesione o disabilità.
Negli ultimi cinque anni, due diverse commissioni mediche hanno concluso all’unanimità che il recupero del bambino non è medicalmente spiegabile. Nell’udienza del 5 luglio 2019, Papa Francesco ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a calendarizzare la beatificazione di mons. Fulton Sheen, alla cui intercessione è stato attribuito il miracolo.
2. Nato a El Paso, in Illinois, Fulton John Sheen, battezzato con il nome di Peter John — Fulton è il cognome da nubile della madre utilizzato da tutti e ben presto come suo nome proprio —, è stato uno dei primi e più celebri telepredicatori cattolici. Condusse infatti la radiofonica The Catholic Hour (1930-1952) e le televisive Life Is Worth Living (1951-1957) e The Fulton Sheen Hour (1961-1968) che, nei massimi picchi di popolarità, raggiunsero i trenta milioni di spettatori. Negli Stati Uniti, il suo nome è talvolta posto accanto a quelli di san Giovanni Paolo II (1978-2005) e a quello di santa Madre Teresa di Calcutta (1910-1997) nella triade degli evangelizzatori più dinamici del secolo XX.
Ordinato sacerdote nel 1919, Fulton Sheen compie gli studi universitari presso l’Università Cattolica d’America, a New York. Nel 1923 ottiene il dottorato in filosofia all’Università Cattolica di Lovanio, in Belgio. L’anno dopo ne consegue un altro a Roma, presso l’Angelicum, la Pontificia Università di San Tommaso d’Aquino. Nel 1925 scrive God and Intelligence (Dio e l’intelligenza nella moderna filosofia, trad. it., Borla, Torino 1958), il primo dei 73 volumi da lui firmati, nei quali la profondità teologica e filosofica raramente inficia la chiarezza della prosa.
Nel 1950, viene nominato direttore nazionale della Società per la Propagazione della Fede. Alcuni mesi dopo lancia il Rosario Missionario Mondiale, che si prega su una speciale coroncina policroma: a decine diverse corrispondono grani di colore diverso, ognuno dei quali simboleggia un determinato continente. Viene consacrato vescovo nel 1951 e parteciperà a tutte le sessioni del Concilio Vaticano II (1962-1965). Attivo in una delle Commissioni per la stesura dell’Apostolicam actuositatem, il decreto sull’apostolato dei laici, proporrà di mettere a tema il ruolo sociale della maternità.
Il 2 ottobre 1979, quando san Giovanni Paolo II visita la cattedrale di San Patrizio nella città di New York, incontra mons. Sheen e, dopo averlo abbracciato, gli dice: «Hai scritto e hai parlato bene del Signore Gesù. Sei un figlio fedele della Chiesa» (1). Giusto due mesi dopo, Fulton Sheen conclude la sua vita terrena.
3. «La Chiesa chiede ai suoi figli di pensare in modo solido, nonché nitido e pulito. Poi chiede loro di fare due cose con i loro pensieri. Chiede loro di esteriorizzarli nel mondo concreto dell’economia, del governo, del commercio e dell’istruzione, e che mediante l’esteriorizzazione di questi loro pensieri lindi e belli producano una civiltà altrettanto linda e bella» (2).
Dell’apostolato dei laici, dunque, e con trent’anni di anticipo rispetto al già citato decreto conciliare, mons. Sheen sottolineava il carattere non accessorio delle sue proiezioni civico-culturali. Del santo arcivescovo non stupirà, perciò, né il fiero e consapevole anticomunismo (3), né che nelle opere maggiori, molte delle quali tradotte in italiano fin dagli anni 1950, non manchi mai un riferimento alla cornice socio-politica o agli imperativi pseudo-valoriali che la modernità impone all’uomo contemporaneo (4).
Da questo punto di vista, non fa eccezione Il Primo amore del mondo (1952), opera nella quale l’autore delinea i fondamenti teologici e scritturali della devozione mariana, occasionalmente ricorrendo — come pure è tipico del suo stile — all’aneddoto e alla battuta mordace. Il libro è diviso in due parti. Nei capitoli della prima, intitolata La Donna che il mondo ama, Fulton Sheen ripercorre gli eventi chiave della vita della Madonna, dall’Annunciazione all’Assunzione, proponendo spunti di meditazione teologico-spirituali, che a vari decenni di distanza ancora conservano la propria freschezza. La seconda parte è invece intitolata Il mondo che la Donna ama. In questa sono posti a tema, fra le tante altre cose, il matrimonio; il valore della verginità; il ruolo sociale della donna e il femminismo radicale; la potenza santificante del Rosario e il Messaggio di Fatima; l’islam; la psicanalisi; il comunismo, definito icasticamente «la volontà di distruggere Dio» (5) nel capitolo in cui l’arcivescovo spiega come gli esiti distruttivi dell’energia atomica, di cui il mondo aveva fatto da pochi anni tragicamente esperienza, non suggeriscono che Dio abbia abbandonato il mondo: è il mondo che ha optato per una natura «divorziata dalla natura di Dio» (6).
Questo stesso numero di Cristianità ospita ampi stralci dell’ultimo capitolo della prima parte, intitolato L’Assunzione e il mondo moderno, nel quale l’anamnesi e i giudizi sulla modernità sono ampiamente sovrapponibili a quelli della scuola cattolica contro-rivoluzionaria.
Maurizio Brunetti
Note:
(1) Cit. in Timothy H. Sherwood, The Preaching of Archbishop Fulton J. Sheen: The Gospel Meets the Cold War, Rowman & Littlefield, New York 2010, p. 21.
(2) Fulton Sheen, The Decline of Controversy, in Idem, Old Errors and New Labels, The Century, New York 1931, pp 3-12 (p. 10).
(3) Cfr. Idem, Comunismo e coscienza dell’Occidente (1948), trad. it., 2a ed., Richter, Napoli 1955.
(4) Cfr. Idem, La pace dell’anima. Psicanalisi e teologia cristiana (1949), trad. it., Fede&Cultura, Verona 2019; La Felicità del cuore (1950), trad. it., Richter, Napoli 1952; Tre per sposarsi. Cristo fondamento dell’unione sponsale (1951), trad. it., Fede&Cultura, Verona 2018; e La vita merita di essere vissuta. La luce della fede nelle tenebre del mondo (1953-1957), trad. it., Fede&Cultura, Verona 2018.
(5) Idem, Il primo amore del mondo, trad. it., Richter, Napoli 1954, p. 339.
(6) Ibid., p. 341.