Di Michele Brambilla
«Al centro della liturgia di questa quarta domenica di Quaresima», dice Papa Francesco alla recita dell’Angelus di domenica 22 marzo, «c’è il tema della luce». Il Vangelo (cfr, Gv 9, 1-41) racconta, infatti, «l’episodio dell’uomo cieco dalla nascita, al quale Gesù dona la vista. Questo segno miracoloso è la conferma dell’affermazione di Gesù che dice di sé: “Sono la luce del mondo” (Gv 9,5)», che rischiara le tenebre del peccato e della morte.
«Egli», prosegue il Pontefice, «opera l’illuminazione a due livelli: uno fisico e uno spirituale». Il cieco riceve da Cristo anzitutto la vista naturale, ma l’uomo guarito perverrà anche alla luce spirituale. «È tutto un percorso», spiega il santo Padre. Oggi sarebbe bello che tutti voi prendeste il Vangelo di Giovanni, capitolo nono, e leggeste questo passo: è tanto bello e ci farà bene leggerlo un’altra volta, o due volte», perché, puntualizza, «i prodigi che Gesù compie non sono gesti spettacolari, ma hanno lo scopo di condurre alla fede attraverso un cammino di trasformazione interiore», che passa soprattutto dall’ascolto della Sua parola.
Francesco si augura «che possiamo anche noi fare questa esperienza», specialmente in queste settimane in cui si è costretti a rimanere in casa a causa dell’emergenza sanitaria. Certo, non è facile scorgere la luce di Cristo in questi tristi frangenti, ma in fin dei conti anche il mendicante di cui parla il Vangelo partiva da una situazione di grande “svantaggio”: «con la luce della fede colui che era cieco scopre la sua nuova identità. Egli ormai è una “nuova creatura”, in grado di vedere in una nuova luce la sua vita e il mondo che lo circonda, perché è entrato in comunione con Cristo, è entrato in un’altra dimensione».
La nostra speranza si fonda, quindi, in Cristo. Il Papa invita allora i fedeli a unirsi a lui in due diversi appuntamenti: «in questi giorni di prova, mentre l’umanità trema per la minaccia della pandemia, vorrei proporre a tutti i cristiani di unire le loro voci verso il Cielo. Invito tutti i Capi delle Chiese e i leader di tutte le Comunità cristiane, insieme a tutti i cristiani delle varie confessioni, a invocare l’Altissimo, Dio onnipotente, recitando contemporaneamente la preghiera che Gesù Nostro Signore ci ha insegnato. Invito dunque tutti a farlo parecchie volte al giorno, ma, tutti insieme, a recitare il Padre Nostro mercoledì prossimo 25 marzo a mezzogiorno, tutti insieme». Il 25 marzo è infatti la festa dell’Annunciazione, il momento preciso nel quale il Verbo si fece carne nel grembo della Vergine Maria, volendo condividere in tutto, eccetto il peccato, la nostra condizione umana.
«Con questa medesima intenzione, venerdì prossimo 27 marzo, alle ore 18, presiederò un momento di preghiera sul sagrato della Basilica di San Pietro, con la piazza vuota. Fin d’ora invito tutti a partecipare spiritualmente attraverso i mezzi di comunicazione. Ascolteremo la Parola di Dio, eleveremo la nostra supplica, adoreremo il Santissimo Sacramento, con il quale al termine darò la Benedizione Urbi et Orbi, a cui sarà annessa la possibilità di ricevere l’indulgenza plenaria».
Lunedì, 23 marzo2020