di Michele Brambilla
Al Regina Coeli del 3 maggio Papa Francesco ricorda anzitutto che «la quarta domenica di Pasqua, che celebriamo oggi, è dedicata a Gesù buon Pastore» perché «il Vangelo» assegnato a questa ricorrenza «dice: “Le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome” (Gv 10,3)».
«Il Signore», glossa il Santo Padre, «ci chiama per nome, ci chiama perché ci ama. Però, dice ancora il Vangelo, ci sono altre voci, da non seguire: quelle di estranei, ladri e briganti che vogliono il male delle pecore» perché sono nemici del Pastore. Il Santo Padre avverte che «queste diverse voci risuonano dentro di noi. C’è la voce di Dio, che gentilmente parla alla coscienza, e c’è la voce tentatrice che induce al male. Come fare a riconoscere la voce del buon Pastore da quella del ladro, come fare a distinguere l’ispirazione di Dio dalla suggestione del maligno?». La risposta del padre gesuita divenuto Pontefice, cresciuto alla scuola degli Esercizi spirituali di sant’Ignazio di Loyola (1491-1556), è semplice e al tempo stesso impegnativa: affinando l’arte del discernimento.
«Si può», infatti, «imparare a discernere queste due voci: esse infatti parlano due lingue diverse, hanno cioè modi opposti per bussare al nostro cuore. Parlano lingue diverse. Come noi sappiamo distinguere una lingua dall’altra, possiamo anche distinguere la voce di Dio» dalle profferte contrarie. In quale modo? Per esempio cominciando a riconoscere che «la voce di Dio non obbliga mai: Dio si propone, non si impone. Invece la voce cattiva seduce, assale, costringe: suscita illusioni abbaglianti, emozioni allettanti, ma passeggere». La voce cattiva «all’inizio blandisce, ci fa credere che siamo onnipotenti» se diamo retta ai suoi (s)consigli, «ma poi ci lascia col vuoto dentro e ci accusa: “Tu non vali niente”». «La voce di Dio», invece, «ci corregge, con tanta pazienza, ma sempre ci incoraggia, ci consola: sempre alimenta la speranza. La voce di Dio è una voce che ha un orizzonte, invece la voce del cattivo ti porta a un muro, ti porta all’angolo». Non solo: «la voce del nemico distoglie dal presente e vuole che ci concentriamo sui timori del futuro o sulle tristezze del passato. […] Invece la voce di Dio parla al presente», suggerisce il bene possibile nella situazione concreta.
Le due voci instillano anche domande differenti: «quella che viene da Dio sarà: “Che cosa mi fa bene?”. Invece il tentatore insisterà su un’altra domanda: “Che cosa mi va di fare?”. Che cosa mi va: la voce cattiva ruota sempre attorno all’io, alle sue pulsioni, ai suoi bisogni, al tutto e subito», deviando ancora una volta l’attenzione dalla realtà. «La voce di Dio e quella del tentatore», osserva ancora il Papa, «parlano» persino «in “ambienti” diversi: il nemico predilige l’oscurità, la falsità, il pettegolezzo; il Signore ama la luce del sole, la verità, la trasparenza sincera».
L’azione del male si vince soprattutto con la preghiera: il Santo Padre richiama l’inizio del mese mariano per eccellenza, maggio, in cui si è soliti recitare il Santo Rosario e visitare i santuari della Madonna (una possibile meta delle passeggiate nella “fase 2”…). Decide anche di aderire alla giornata di digiuno e preghiera indetta per il 14 maggio dall’Alto Comitato per la Fraternità Umana, che chiede ai fedeli di tutte le religioni presenti sul pianeta di invocare la fine della pandemia provocata dal coronavirus.
Lunedì, 4 maggio 2020