Di Michele Brambilla
Nella domenica della SS. Trinità risuona nelle chiese di rito romano la pagina di Gv 3,16-18 in cui Gesù spiega a Nicodemo che «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito» (Gv 3,16), come ricorda lo stesso Papa Francesco introducendo l’Angelus di domenica 7 giugno.
«Dio», riprende il Pontefice, «ha creato il mondo buono, bello, ma dopo il peccato il mondo è segnato dal male e dalla corruzione. Noi uomini e donne siamo peccatori, tutti, pertanto Dio potrebbe intervenire per giudicare il mondo, per distruggere il male e castigare i peccatori. Invece Egli ama il mondo, nonostante i suoi peccati; Dio ama ciascuno di noi anche quando sbagliamo e ci allontaniamo da Lui». Il dogma trinitario insegna che «Dio Padre ama talmente il mondo che, per salvarlo, dona ciò che ha di più prezioso: il suo Figlio unigenito, il quale dà la sua vita per gli uomini, risorge, torna al Padre e insieme a Lui manda lo Spirito Santo».
Il Papa puntualizza che «quando Gesù afferma che il Padre ha dato il suo Figlio unigenito, ci viene spontaneo pensare ad Abramo e alla sua offerta del figlio Isacco, di cui parla il libro della Genesi (Gn 22,1-14): ecco la “misura senza misura” dell’amore di Dio», che trabocca dal Suo Cuore. Ecco allora il Santo Padre ricordare che «il mese di giugno è dedicato in modo particolare al Cuore di Cristo, una devozione che accomuna i grandi maestri spirituali e la gente semplice del popolo di Dio» perché, spiega, «[…] il Cuore umano e divino di Gesù è la fonte dove sempre possiamo attingere la misericordia, il perdono, la tenerezza di Dio. Possiamo farlo soffermandoci su un passo del Vangelo, sentendo che al centro di ogni gesto, di ogni parola di Gesù, al centro c’è l’amore, l’amore del Padre che ha inviato il suo Figlio, l’amore dello Spirito Santo che è dentro di noi. E possiamo farlo adorando l’Eucaristia, dove questo amore è presente nel Sacramento». Non è un caso che la devozione al Sacro Cuore si sia spesso concretizzata nella pratica dell’adorazione eucaristica e nella comunione riparatrice, specialmente nei primi venerdì del mese.
Il Papa riporta alla memoria i consigli spirituali ricevuti in famiglia da bambino: «c’è un’antica preghiera – io l’ho imparata da mia nonna – che diceva così: “Gesù, fa’ che il mio cuore assomigli al tuo”. È una bella preghiera. “Fa’ il mio cuore simile al tuo”». La ritiene «una bella preghiera, piccolina, per pregare in questo mese. La diciamo insieme adesso? “Gesù, che il mio cuore assomigli al tuo”. Un’altra volta: “Gesù, che il mio cuore assomigli al tuo”». La piazza risponde all’unisono.
Sarà bello, quindi, nelle prossime settimane riscoprire questa devozione, che ha lasciato nelle nostre chiese, nelle nostre strade e persino nei nostri cortili un gran numero di immagini, edicole e altari votivi. Molti Paesi e intere nazioni sono stati consacrati al Sacro Cuore a cavallo tra il secolo XIX e il secolo XX. L’emergenza coronavirus ha reso di nuovo popolare la pratica della consacrazione individuale e comunitaria al Signore, alla Vergine e ai santi. Agli italiani, che dal 3 giugno possono di nuovo muoversi liberamente sul territorio e, teoricamente, prendere un aereo verso un numero limitato di Paesi, il Papa raccomanda prudenza e ottimismo: «grazie a Dio stiamo uscendo dal centro più forte, ma sempre con le prescrizioni che ci danno le autorità».
Lunedì, 8 giugno 2020