Francesco Pappalardo, Cristianità n. 401 (2020)
1. Una vita in breve
Giovanni Cantoni — fondatore di Alleanza Cattolica (AC) — nasce il 23 settembre 1938 a Piacenza, da Gemma Bubba (1912-1999) e Ugo Cantoni (1910-1983), primo di due figli. Il secondo, Pietro, nato nel 1950, dopo la laurea in filosofia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, nel 1978 verrà ordinato sacerdote; quindi fonderà l’associazione Opus Mariae Matris Ecclesiae, poi Fraternità San Filippo Neri, riconosciuta nel 2002 come associazione clericale dal vescovo di Massa Carrara-Pontremoli, e di cui sarà moderatore generale fino al 2018.
A Piacenza Giovanni, «Gianni» per tutti, studierà fino alla maturità classica e vivrà con la moglie Sabina Rinaldi, insegnante di lettere nelle scuole medie, sposata sabato 1° maggio 1965: il mese e il giorno della settimana sono scelti in omaggio alla Vergine, cui la nascente famiglia viene consacrata (1). Dall’unione nasceranno quattro figli: Ugo, Lorenzo, Gemma e Ignazio, che hanno donato ai loro genitori diciannove nipoti.
Cantoni trova impiego nella rete di vendita di un’azienda a rilevanza nazionale, produttrice di materiali per centri meccanografici, all’interno della quale ascenderà dal gradino iniziale di addetto alle spedizioni, nel 1962, a quello finale di responsabile delle vendite per l’Italia centro-meridionale e la Sardegna. Ogni nascita in famiglia era seguita immancabilmente da un passo in avanti nella carriera: responsabile locale, provinciale, regionale e infine interregionale. L’attività svolta lo porta a girare quasi tutto il Paese, favorendo così lo svolgimento del suo apostolato, in particolare la cura e la diffusione della nascente AC: i giorni infrasettimanali sono riservati prevalentemente al lavoro, le serate, il sabato e la domenica all’attività associativa nelle diverse regioni, e il lunedì soprattutto alla famiglia. Dopo circa trent’anni di attività lascia il lavoro per dedicarsi a tempo pieno all’associazione.
La frequentazione del gesuita fiorentino Florido Giantulli (1906-1974), dalla quale nasce un profondo legame spirituale, lo induce a iscriversi, poco dopo il matrimonio, alle Congregazioni Mariane, nate a partire dal secolo XVI nei collegi della Compagnia di Gesù. Al centro della loro spiritualità sono la Vergine Maria e gli Esercizi spirituali di sant’Ignazio di Loyola (1491-1556), che Cantoni frequenta per la prima volta nell’agosto del 1974 a Rho, in Lombardia — condensati in cinque giorni, secondo il metodo di padre Francisco de Paula Vallet (1883-1947), il fondatore dei Cooperatori Parrocchiali di Cristo Re —, sotto la guida di padre Ludovic-Marie Barielle (1897-1983), della medesima congregazione, e la cui pratica raccomanderà fortemente ai militanti di AC.
Cantoni — che annovera fra i propri riferimenti «gli autori ascetico-spirituali cattolici, con predilezione per quelli di scuola ignaziana» (2) — considererà sempre padre Giantulli uno dei suoi maestri spirituali, affiancandogli due monaci certosini francesi, dom François de Sales Pollien (1853-1936) e dom Jean-Baptiste Chautard (1858-1935). Delle loro opere (3), «[…] che si possono considerare commenti al Principio e fondamento degli Esercizi» (4), caldeggerà la lettura in AC, insieme a quelle di san Luigi Maria Grignion de Montfort (1673-1716) (5) e del gesuita Raoul Plus (1882-1958) (6). In particolare, san Luigi Maria, precisa Cantoni, «[…] fornisce, con una marcata accentuazione mariana, sia il quadro di fondo teologico per un’ascesi individuale sia una teologia della storia in cui inserire l’espressione sociale di tale ascesi, appunto l’ascesi sociale, cioè l’apostolato contro-rivoluzionario mirante alla restaurazione di una civiltà cristiana, di una Cristianità consapevole (7).
Fondatore e fino al 2016 reggente nazionale di Alleanza Cattolica, un’associazione di laici cattolici impegnati nell’apostolato culturale, è stato rettore dell’IDIS, l’Istituto per la Dottrina e l’Informazione Sociale, di Roma, dal 1994 al 2008.
Nel 1972 fonda l’editrice Cristianità e dal 1973 dirige l’omonima rivista, organo ufficiale di Alleanza Cattolica.
Dal 1961 al 1972 scrive episodicamente su riviste e su quotidiani, fra cui Carattere. Rivista di fatti e di idee, di Verona; Il Ghibellino. Studi tradizionali, di Messina; L’Alfiere. Pubblicazione napoletana tradizionalista; Il Secolo d’Italia, L’Osservatore Romano e la Nuova Antologia; dal 1994 al 2003 collabora nuovamente, come editorialista, al quotidiano Secolo d’Italia, allora organo ufficiale di Alleanza Nazionale; dal 2000 al 2006 scrive su il Timone. Mensile di informazione e formazione apologetica, di Milano; nel 2005 ha collaborato al quotidiano L’Indipendente, di Roma.
Numerosissimi sono i suoi scritti, alcuni dei quali raccolti in volume; altri tradotti in spagnolo (in Verbo. Revista de formación cívica y de acción cultural, según el derecho natural y cristiano, di Madrid, e in Aportes. Revista de Historia Contemporánea, di Saragozza); in portoghese (in Catolicismo, di San Paolo, Brasile); e in slovacco (le lezioni di un seminario su La funzione della dottrina sociale della Chiesa nella costruzione dello Stato, organizzato dall’Unione della Gioventù e tenute a Bratislava nel 1994) (8).
Nel 2008, in occasione del suo settantesimo compleanno, i militanti di AC gli hanno fatto omaggio di un liber amicorum: «In esso vengono raccolti testi su varie tematiche di storia, cultura, etica, politica, sociologia e dottrina sociale della Chiesa che in Giovanni Cantoni trovano un attento studioso, nella consapevolezza che solo un esame multidimensionale e multiprospettico può rendere conto della complessità del reale, seppure mai esaustivamente; e un maestro deciso a insegnare non solo contenuti, ma anche — e soprattutto — metodi» (9).
In una circolare interna, del 21 novembre 2008, Cantoni ha espresso gratitudine, gioia e commozione ai militanti per l’iniziativa, non soltanto perché «[…] avete voluto ricordare collegialmente il mio settantesimo compleanno» ma anche perché «[…] per far questo avete collaborato, avete dovuto collaborare, esercitando comprensione e misericordia reciproche, cioè nei confronti del Vostro prossimo più prossimo, premessa della comprensione e della misericordia nei confronti di tutti, anche degli avversari, Più avanti, con calma e con i miei tempi da “ruminante”, apprezzerò la qualità intrinseca del Vostro dono: per il momento colgo questa qualità estrinseca e ne sono profondamente colpito».
Nel 2013 viene colpito da ictus e tre anni dopo si dimette dalla carica di reggente nazionale di AC, assumendo l’incarico di reggente nazionale onorario. Gli succede Marco Invernizzi, responsabile associativo per la Lombardia e per il Veneto.
Dal piccolo gruppo piacentino, AC è diventata ormai una realtà significativa, presente su quasi tutto il territorio nazionale e in Svizzera, con migliaia di amici e simpatizzanti — il suo organo di stampa è uno dei più longevi periodici politico-culturali italiani dell’area non di sinistra — e ha al suo attivo una pluridecennale attività di apostolato.
Giovanni Cantoni muore a Piacenza il 18 gennaio 2020 (10).
2. Per una biografia intellettuale
Cantoni vive gli anni della Seconda Guerra Mondiale (1939-1945) e il dramma della guerra civile in una famiglia politicamente schierata a destra, e nell’inquieto dopoguerra la sua appartenenza al filone culturale familiare alimenta in lui domande, sia sui drammatici eventi trascorsi, sia sulla possibilità di trovare una composizione, cioè un rapporto equilibrato che non fosse un compromesso, fra la vita politica e quella di fede. Ferito dalla inadeguatezza delle risposte che riceve nell’ambiente culturale di appartenenza — ossia la destra post-fascista —, conosce un periodo di disorientamento esistenziale e di incertezza nella collocazione ideale. Per circa un anno, fra il 1957-1958 e il 1958-1959, frequenta ambienti di «sinistra», quindi estranei alla sua provenienza culturale, e si allontana dalla pratica religiosa. Torna, quindi, ai sacramenti e alla originaria collocazione «a destra».
Cantoni non rifiuta la qualificazione «di destra», però precisando di far riferimento:
— da un punto di vista storico, a quanto il termine ha significato a partire dal suo primo uso politico, nel 1789, all’inizio della Rivoluzione francese, quando nell’Assemblea Costituente i deputati favorevoli al re siedono a destra del presidente, atto che da allora fa designare come «di destra» i movimenti e le prospettive politiche che si proclamano sostenitori dell’ordine, dell’autorità e della tradizione;
— e, da un punto di vista ideale, «al mondo, culturale e politico nelle sue diverse commistioni e articolazioni, per il quale esiste una realtà (mentre “sinistra” sta in un certo senso per “utopia”)» (11), intesa non solo come «meta irreale e irrealistica» con tragiche ricadute sulla realtà storica, ma anche come «giudizio irrealistico sul punto di partenza», frutto di una «cattiva» antropologia, di una «cattiva» sociologia e di una «cattiva» teologia. «Comunque — aggiunge —, se si ritiene di qualche utilità, vada per destra cattolica, conservatrice e tradizionalista» (12). E, per non essere frainteso — dato che il significato di questi termini è oramai inquinato —, fa sua la tesi dello scrittore e politico colombiano José Eusebio Caro Ibáñez (1817-1853), che nel 1849 scriveva: «Siamo conservatori e ci denominiamo così con orgoglio perché va conservato molto, va conservato l’individuo, va conservata la dignità della persona umana, va conservata la famiglia, va conservata la proprietà, va conservato il diritto, va conservata la giustizia, va conservata la società, va conservata la cosa pubblica. Il nome “conservatore” significa che quanti fanno parte del partito desiderano conservare la civiltà, la cultura e i valori essenziali della nazione» (13).
Giovanissimo, si avvicina al Movimento Sociale Italiano, partito nel quale milita con qualche discontinuità fino al 1960, quando ne esce insoddisfatto per la povertà culturale e per la linea politica: il partito, a suo avviso, si caratterizzava principalmente per la nostalgia del recente passato e per lo sforzo d’interpretarlo secondo una prospettiva ideologica. La scelta fatta non significa, tuttavia, per lui una rinuncia all’impegno politico,ma la rinnovata volontà di trovare un maggior equilibrio fra la vita politica e quella religiosa. «Nasceva così l’interesse, la passione per la dottrina sociale della Chiesa — che sarà la principale caratteristica di Alleanza Cattolica» (14).
Troverà una risposta ai suoi interrogativi nel pensiero cattolico contro-rivoluzionario dei secoli XIX e XX e, quindi, nel Magistero tradizionale della Chiesa, di cui si farà sempre più consapevole sostenitore e propagatore, sia con la parola e lo scritto, sia con l’azione civica e culturale.
Sono anni di grandi trasformazioni: mentre la Chiesa universale si prepara a celebrare un Concilio ecumenico, il Vaticano II (1962-1965), che ne segnerà la storia, nella politica italiana — caratterizzata dalla presenza del più grande partito comunista dell’Occidente — matura l’«apertura a sinistra», vale a dire il coinvolgimento del Partito Socialista Italiano (PSI) nell’area di governo.
Cantoni decide, sempre nel 1960, di aderire ai Centri per l’Ordine Civile, associazioni promosse e animate — sotto l’egida dell’arcivescovo di Genova, cardinale Giuseppe Siri (1906-1989) — dal futuro (1967) don Gianni Baget Bozzo (1925-2009) proprio per reagire alla svolta politica a sinistra. Contestualmente frequenta il gruppo di intellettuali cattolici che si riunisce a Firenze intorno allo scrittore Attilio Mordini di Selva (1923-1966) (15) nei locali della Confraternita di San Tommaso, messi a disposizione dal conte Ranieri «Neri» Capponi (1925-2018), e di cui fa parte, fra gli altri, Franco Cardini, futuro storico medioevalista.
Il 26 maggio 1962 partecipa al 1° Convegno Tradizionalista Italiano promosso da L’Alfiere. Pubblicazione napoletana tradizionalista — fondata dal giornalista, saggista e uomo politico Silvio Vitale (1928-2005) (16) nel 1960 —, con un intervento su I Compiti delle pubblicazioni tradizionaliste, a «conferma — scriverà molti anni dopo — di una vocazione da operatore culturale» (17).
Questa vocazione si manifesta innanzitutto con una feconda attività editoriale.
Dalla collaborazione con padre Giantulli, grande studioso della massoneria (18), nasce l’idea di pubblicare, in occasione del centenario dell’unità d’Italia, insieme con lo storico piacentino conte Carlo Emanuele Manfredi, una raccolta di scritti del sociologo gesuita Luigi — al secolo Prospero — Taparelli d’Azeglio (1793-1862), dal titolo La libertà tirannia. Saggi sul liberalismo risorgimentale (19). La pubblicazione avviene per le Edizioni di Restaurazione Spirituale, promosse dai due curatori, e per i cui tipi vedrà la luce solo quel testo. Prende così una posizione fortemente critica del Risorgimento — inteso come Rivoluzione culturale, la versione italiana della Rivoluzione francese — e in particolare contro le modalità, giudicate inaccettabili, con cui è avvenuta l’unificazione politica nazionale.
L’opera costituisce una sorta di premessa all’attività editoriale di AC, segna l’inizio della storia dell’associazione — pur essendo più appropriato parlare di «preistoria», prima del debutto ufficiale avvenuto nel 1968 — e ne esprime il taglio d’interesse originario, particolarmente attento al momento politico-sociale nonché al Risorgimento, un tema che rimarrà sempre centrale nella riflessione associativa (20).
È un’iniziativa ispirata da «una intentio e una dynamis contro-rivoluzionarie e antirisorgimentali» (21), il cui scopo ideale è ricostruire una civiltà cristiana, difendendo quei «brandelli» (22) di Cristianità che ancora sopravvivono nel costume e nelle leggi.
La pubblicazione de La libertà tirannia favorisce l’incontro di Cantoni con il mondo conservatore e tradizionalista americano. In occasione di una presentazione dell’opera ad Alessandria, nel 1960, conosce il saggista piemontese Mario Marcolla (1929-2003) (23), che nel 1962 porterà a Piacenza Russell Amos Kirk (1918-1994) (24), storico statunitense delle idee e «padre» del conservatorismo nordamericano nella seconda metà del Novecento. L’edizione degli scritti taparelliani attira, inoltre, l’attenzione della Sociedade Brasileira de Defesa da Tradição, Família e Propriedade, costituita proprio nel 1960 dal pensatore e uomo politico brasiliano Plinio Corrêa de Oliveira (1908-1995) (25), la cui opera principale, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, del 1959, viene letta da Cantoni nell’edizione francese del 1961.
Dal 1962 al 1966 dirige la collana di saggistica delle torinesi Edizioni dell’Albero, di cui è uno dei fondatori — con Alfredo Cattabiani (1937-2003) e altri intellettuali cattolici — e che lascia in seguito al tralignamento dell’iniziativa. Con questo strumento introduce in Italia scritti, fra altri, dello storico e politologo statunitense di origini ungheresi Thomas Steven Molnar (1921-2010) (26), dello storico e giurista spagnolo Francisco Elías de Tejada y Spínola (1917-1978) (27) e soprattutto di Corrêa de Oliveira (28).
Chiusa l’esperienza delle Edizioni dell’Albero, segue Cattabiani prima presso l’editrice, piemontese e poi romana, Borla, con cui collabora dal 1967 al 1969, negli anni della «contestazione», traducendo e presentando testi di etnologia, di fenomenologia della religione e di spiritualità (29); quindi, per un breve periodo, alla neo-nata casa editrice Rusconi di Milano. Nel 1970 dà alle stampe, con Silvio Vitale, l’edizione italiana del saggio sul Trasbordo ideologico inavvertito e dialogo di Corrêa de Oliveira (30).
Il contatto con de Tejada e Corrêa de Oliveira contribuisce gradualmente a una chiarificazione culturale che gli consente di superare le incertezze dottrinali e operative così diffuse in quegli anni negli ambienti di destra, «[…] testimoniate dallo studio e dalla diffusione, fra le altre, di alcune opere ispirate a un equivoco spiritualismo, nonché da un giudizio non sufficientemente critico sul fenomeno fascista» (31).
Negli anni seguenti Cantoni metterà a punto una interpretazione del fascismo non come rappresentazione di un blocco sociale bensì come fenomeno disomogeneo e articolato in varie «anime», i cui elementi trainanti non avevano alcuna connotazione «reazionaria»: un autentico mix di socialismo nazionale, di liberalismo conservatore e di conservatorismo cattolico popolare (32). Si trattava di una tesi allora nuova e tale da comportare una critica radicale al mito dell’unità antifascista.
In quel decennio frequenta i congressi internazionali organizzati a Losanna, in Svizzera, dal 1965 al 1977 — con l’eccezione del 1971 e del 1975 —, dall’Office International des Oeuvres de Formations Civiques et d’Action Doctrinale selon le Droit Naturel et Chrétien — già Cité Catolique — fondato nel 1963 dall’esponente della destra cattolica francese Jean Ousset (1914-1994). Tali incontri riunivano il mondo cattolico europeo interessato alle tesi della scuola contro-rivoluzionaria e saranno per Cantoni l’occasione per conoscere personalità le cui opere avranno un ruolo significativo nella formazione sua e dell’associazione da lui fondata: i filosofi francesi Gustave Thibon (1903-2001) e Jean Daujat (1906-1998) (33) e quello belga Marcel De Corte (1905-1994). Tra i frequentatori dei congressi vi è anche lo scrittore, poeta, storico, pensatore e politico svizzero Gonzague de Reynold (1880-1970), che egli considererà sempre fra i suoi maggiori maestri, senza però riuscire mai a incontrarlo di persona. In uno dei congressi Cantoni conoscerà anche mons. Marcel Lefebvre (1905-1991).
Inoltre, grazie alla frequentazione di de Tejada, Cantoni si interessa al mondo del tradizionalismo ispanico. Il contatto con il giurista e storico del diritto spagnolo Estanislao Cantero Núñez — incontrato da Cantoni in uno dei congressi di Losanna, e poi invitato a partecipare a un ritiro tenuto da AC nel giugno del 1973 presso il santuario dell’Addolorata a Rho, in Lombardia — gli apre anche la strada della conoscenza, e della futura collaborazione, con il giurista Juan Berchmans Vallet de Goytisolo (1917-2011) (34) e con l’associazione tradizionalista La Ciudad Católica, da lui fondata, centro di studio e diffusione in Europa e nell’Iberoamerica della dottrina sociale della Chiesa. Accademico di Spagna e giurista cattolico di grande valore, direttore della rivista madrilena Verbo, iniziata con altri nel 1960, e presidente della Fondazione Francisco Elías de Tejada, Vallet de Goytisolo guarderà con amicizia e con condivisione ad AC e alle sue iniziative, invitandone più volte i soci alle riunioni annuali degli amici de La Ciudad Católica (35).
Fra i numerosi autori accostati, Cantoni considererà suoi maestri in temporalibus soprattutto Corrêa de Oliveira e Gonzague de Reynold.
Corrêa de Oliveira sarà sempre per lui il «professor Plinio», secondo «una formula né affettuosa né confidenziale, ma propria dell’area culturale luso-americana, che privilegia il nome rispetto al cognome e che tratta il cognome come specificazione del nome e non viceversa; una formula corrente che non per questo esclude, evidentemente, affetto e devozione, entrambi, credo non bisognosi di dimostrazione» (36).
L’incontro con il suo Rivoluzione e Contro-Rivoluzione è decisivo per Cantoni, che trova in esso una risposta efficace ai problemi politico-religiosi personali e a quelli dell’ambiente politico-culturale in cui vive. Viene colpito soprattutto dal fatto che l’analisi di de Oliveira permettesse di andare oltre la comprensione «politica» del passato e che, cogliendo anche aspetti esistenziali del processo rivoluzionario — con formulazione di Papa Giovanni Paolo II «[…] il processo di secolarizzazione, cioè di estromissione della motivazione e della finalità religiosa da ogni atto della vita umana» (37), quindi anche dalla vita sociale —, ponesse le premesse per un’opera di restaurazione. Per questo motivo, «[…] dopo l’edizione del 1964 per i tipi delle Edizioni dell’Albero di Torino, la cui traduzione era stata preparata in Brasile e da me riveduta solo per l’indispensabile — precisa —, ho studiato il portoghese necessario a ritradurre il testo e ho promosso una seconda edizione nel 1972 e una terza nel 1977, in entrambi i casi presso l’editrice Cristianità di Piacenza» (38).
Sebbene il professor Plinio sia stato più volte in Italia — negli anni 1950, poi durante il Concilio e ancora nel 1988, per un percorso devozionale presso alcuni santuari della Penisola — Cantoni riesce a incontrarlo solo a San Paolo del Brasile. La prima volta, durante la sua visita avvenuta dal 6 al 30 agosto 1972, gli fa omaggio di una copia della seconda edizione italiana di Rivoluzione e Contro-Rivoluzione(RCR) (39), fresca di stampa e con il suo saggio introduttivo L’Italia tra Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, che il professor Plinio definirà «un manifesto», e a proposito della quale si felicita tematicamente e formalmente.
Il secondo incontro si svolge durante il viaggio in Brasile tra la fine di luglio e la metà del mese di agosto del 1976. Cantoni, che terrà nell’auditorio San Michele della TFP una conferenza sul «compromesso storico» in atto in Italia, ha modo di discorrere con il suo interlocutore sulla terza parte di RCR, relativa alla IV fase della Rivoluzione, che de Oliveira aggiunge al testo del 1959 e che viene pubblicata in anteprima mondiale proprio da Cantoni (40).
Il terzo, e ultimo, incontro fra i due ha luogo nei giorni dal 19 al 26 gennaio 1993 ed è l’occasione, fra l’altro, per fare luce sul giudizio storico pesantemente critico espresso dal professor Plinio sul Concilio Ecumenico Vaticano II nella terza parte di Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, edita nel 1977: «tale giudizio non riguardava la produzione magisteriale dell’assise ecumenica così come neppure intendeva opinare — anche se sarebbe stato lecito — sulla prudenzialità della sua convocazione» (41), ma era relativo a un «fatto», cioè l’«omissione, da parte del Concilio Ecumenico Vaticano II, della reiterazione della condanna del comunismo» (42).
Cantoni si recherà una quarta volta a San Paolo, nel dicembre del 2008, intervenendo all’Hotel Renaissance nell’ambito delle celebrazioni per il centenario della nascita di Corrêa de Oliveira (43).
Per quanto Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, scritta negli anni 1960, risenta del linguaggio dell’epoca e, soprattutto dopo il 1989, necessiti di integrazioni e di chiarificazioni, resta attuale nella sua descrizione della crisi e delle modalità del processo di secolarizzazione e di dissoluzione della Cristianità occidentale dal Rinascimento fino al secolo XX, attraverso quattro fasi, espressioni nella storia del rifiuto della regalità di Cristo da parte di uomini organizzati: la Prima Rivoluzione, quella «protestante», attacca i legami religiosi; la Seconda, quella illuministica, i legami politici; la Terza, quella socialista, i legami economici, e la Quarta, aggiunta allo schema dopo il Sessantotto, attacca i legami microsociali — attraverso la diffusione ope legis del divorzio, dell’aborto, dell’eutanasia e dell’ideologia del gender — o la stessa persona umana nella sua interiorità, attraverso la diffusione della droga.
L’opera, inoltre, presta grande attenzione agli ambienti, all’arte e al costume, nonché all’influenza — sulla formazione delle idee — della cultura popolare, dei piccoli rituali quotidiani della buona educazione, degli abiti, dei cibi, dei passatempi, legati all’amore per l’eleganza e all’odio per la volgarità. Poiché dietro i fatti vi sono le idee e dietro le idee vi sono quelle che il pensatore brasiliano chiama «tendenze» — quelle realtà che la teologia morale chiama «passioni» — rappresentate principalmente dall’orgoglio e dalla sensualità, il processo contro-rivoluzionario di riconquista e di affermazione della verità cattolica non può partire solo dalla politica, ma anche da una riforma dei gusti, dell’educazione, dell’arte, degli ambienti, della cultura e delle relazioni umane. Occorre dunque restaurare buone tendenze, perché ne nascano buone idee e quindi buone pratiche tanto nella vita personale quanto in quella culturale, sociale e politica. Secondo Cantoni, è questo «forse il principale aspetto di novità» (44) di RCR e perciò nella quinta edizione dell’opera ha voluto includere tra le appendici anche lo scritto postumo, pubblicato per la prima volta nel 1998, in italiano, Note sul concetto di Cristianità (45), in cui de Oliveira ritorna su questo aspetto essenziale di Rivoluzione e Contro-Rivoluzione.
Cantoni considera RCR come un testo di «ascetica sociale» (46), la versione sub specie societatis degli Esercizi spirituali di sant’Ignazio: «Ebbene, alla catastrofe spirituale premessa alla nascita degli Esercizi Spirituali corrisponde — senza affrontare e tantomeno risolvere il rapporto di causa-effetto fra i due piani — una catastrofe politico-sociale, alla cui maturazione risponde Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, che quindi costituisce l’analogo del capolavoro di sant’Ignazio di Loyola appunto nella vita politico-sociale, nato cioè a fronte delle stesse sollecitazioni da cui sono nati gli Esercizi Spirituali prima e ad altro e diverso livello» (47).
E dunque, così come gli Esercizi spirituali sono un libro non da leggere ma «da fare» (48), anche RCR «[…] fa parte della “letteratura del fare”, è testo che orienta e definisce relazioni — meglio: orienta a definire relazioni —, costituisce una “grammatica” elementare delle relazioni dell’uomo sociale, della società, con Dio» (49).
Per questo motivo — sebbene gli scritti di Ousset sulla dottrina dell’azione e la sua opera principale, Pour qu’Il règne, siano letti dai militanti «della prima ora» di AC e utilizzati talvolta come traccia di riflessione per le riunioni settimanali (50) — il testo base della nascente associazione sarà RCR, che però non diventerà mai «il libro» o «l’unico libro».
Cantoni tradurrà e pubblicherà numerosi altri testi del professor Plinio, circa sessanta fra articoli e documenti, oltre ad alcune sue opere: un volume di scritti polemici in cui si denunciava l’«autodemolizione» della Chiesa come fattore capitale della demolizione del Cile, all’epoca dell’esperimento di «Rivoluzione nella libertà» condotto dal presidente socialista Salvador Guillermo Allende Gossens (1908-1973) (51); La libertà della Chiesa nello Stato comunista (52), che era stato distribuito in occasione del Concilio Ecumenico Vaticano II, ottenendo vasto consenso; e una raccolta di scritti di carattere spirituale, la cui natura e il cui tenore esprimono in modo inequivoco la coscienza dell’unità fra vita religiosa e vita politico-sociale (53).
Inoltre, accoglierà con entusiasmo l’ultima sua opera, Nobiltà ed élites tradizionali analoghe nelle allocuzioni di Pio XII al Patriziato e alla Nobiltà romana (54), tradotto in italiano a cura della TFP nel 1993, indicandolo come «scritto espositivo di morale sociale» (55), in cui viene suggerito un rinnovato interesse verso quanto rimane della nobiltà europea e non, e di ogni élite tradizionale a essa analoga, di cui auspica un ricupero all’impegno sociale attivo.
Altro autore molto importante per Cantoni è Gonzague de Reynold, al quale ha dedicato la propria attenzione per moltissimi anni, definendolo spesso suo maestro, pubblicandone stralci di opere e consigliandone la lettura e lo studio: «Da circa mezzo secolo — ha scritto nel 2015 — vengo citando, a voce — in conversazioni private e in pubbliche conferenze — e per iscritto […] Gonzague de Reynold (1880-1970); ne parlo ad amici e a conoscenti, e dal 1982 ne vengo pubblicando nella rivista Cristianità, che dirigo in Piacenza, brandelli di maggiore o di minore consistenza» (56).
Autore poliedrico, de Reynold si è occupato della storia della cultura e della sociologia della civiltà occidentale, in particolare dell’Europa, studiata secondo lo schema dei cerchi concentrici (57) partendo dalla propria patria, la Svizzera, alla cui storia ha dedicato migliaia di pagine (58).
Gonzague de Reynold ancora oggi offre una serie di metafore — «fra un mondo che muore e un mondo che nasce» (59), accompagnato da corollari quali «sabbie mobili» (60), «palafitte» (61) e «periodo vuoto» (62) — che permettono d’inquadrare il presente e il possibile futuro, a cavallo di due epoche, fra la discesa della china e i tentativi di risalire verso un’altra vetta.
All’inizio del 2002, riflettendo sul Martedì Nero che nel 2001 aveva sconvolto il mondo occidentale, Cantoni riprenderà le parole dello storico svizzero. La prima cosa da fare consiste nell’«accettare il nostro tempo, perché non abbiamo il potere di non esservi e perché la Provvidenza ci ha posto qui per compiervi la sua opera» (63). Non si può essere nostalgici del tempo passato, inveendo contro il proprio tempo invece di tentare di cambiarlo: «la nostra missione non consiste assolutamente nel difendere quanto è già morto», né «nel rifugiarci in una spiritualità assoluta e chiusa, al di sopra della mischia, lanciando l’anatema sul secolo, sui suoi errori e sulle sue lordure […]. Se volete recitare la vostra parte di apostoli e di architetti, il vostro primo dovere sta nel capire questo tempo e di conseguenza nello studiarlo» (64).
3. L’opera di una vita: Alleanza Cattolica
L’opera principale di Cantoni non è però letteraria bensì è la fondazione — con il conseguente esercizio della paternità — della famiglia spirituale di Alleanza Cattolica.
Dagli inizi degli anni 1960 anima, a Piacenza, un gruppo intitolato San Giorgio, che si ritrovava abitualmente in una sede nei pressi dell’oratorio detto di San Giorgino in Sopramuro, nel centro della città: sono anni d’incubazione, di preparazione anche organizzativa e di chiarificazione dottrinale. «Lentamente sviluppatasi nella direzione della Lombardia, e quindi su parti di rilievo del territorio nazionale, l’associazione assume l’attuale denominazione all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, in occasione dei moti studenteschi del 1968-1969, seguiti al “Maggio francese”» (65).
Da questo momento comincia la storia di AC, di cui sono momenti significativi l’adozione ad experimentum di un Direttorio, approvato nel 1977 e aggiornato nel 2011, che indica lo scopo dell’associazione e le modalità per conseguirlo; la sua costituzione giuridica con lo statuto del 1998; e il riconoscimento ecclesiastico come associazione privata di fedeli, ottenuto nel 2012 dal vescovo di Piacenza-Bobbio mons. Gianni Ambrosio (66).
In omaggio alla tesi che la Contro-Rivoluzione «ha» — non «è» — un processo, la sua linea dottrinale e organizzativa si è venuta sempre meglio chiarendo nel tempo.
Per quanto riguarda la struttura dell’associazione, Cantoni sceglie una terza via fra le organizzazioni fondate da Ousset, che presentavano un modello troppo fluido, quello di «associazione di associazioni», e la TFP brasiliana, invece accentrata e basata sull’attività di membri a tempo pieno che vivevano in case comuni. AC sarà, quindi, una realtà coesa ma senza strutture rigide, i cui elementi di raccordo fondamentale saranno le relazioni personali incentrate sulle riunioni settimanali di gruppi di aderenti, detti «croci», non molto numerosi — il numero «perfetto» è di dodici persone — e dal format omogeneo, composte di vari momenti, spirituale, formativo, di commento alla situazione politico-religiosa e culturale e di organizzazione. Alle riunioni si affiancheranno i ritiri periodici, che si svolgono su due giorni e integrano preghiera e studio, in un’alternanza di conferenze su argomenti politici e culturali da un lato, e la recita del rosario, la partecipazione alla Messa e la pratica dell’adorazione eucaristica dall’altro.
Dal 1977 l’associazione tiene anche una riunione mensile — detta «Capitolo nazionale» — dei responsabili territoriali, consistente nell’esame di un’agenda che comprende la situazione nella Chiesa, quella della politica internazionale e nazionale e quella associativa, con comunicazione d’informazioni e assunzione di decisioni operative. Una volta l’anno questo Capitolo è aperto a tutti i soci di AC e assume così la forma di «Capitolo generale».
Caposaldo della formazione spirituale dei suoi militanti sono gIi esercizi spirituali ideati da sant’Ignazio di Loyola e la devozione mariana. AC si è consacrata al Cuore Immacolato di Maria — in ciascuno e in tutti i suoi militanti — nell’ottobre del 1981, rinnovando tale consacrazione periodicamente nelle singole sue articolazioni sul territorio. L’azione — amava ricordare Cantoni alla scuola di dom Chautard — può venire solo ex abundantia contemplationis, altrimenti non è sufficientemente animata dalla carità, cioè dall’amore del prossimo e di Dio. Pertanto, l’«esercitarsi» spiritualmente e intellettualmente con periodicità che l’associazione organizza, promuove e richiede non è una perdita di tempo, ma è condizione della sua esistenza ed attività.
La formazione dei militanti si basa, dunque, su una spiritualità fortemente mariana e ignaziana, su una cultura ispirata alla scuola cattolica contro-rivoluzionaria e su uno stile fatto di studio rigoroso; di prudenza nell’azione, intesa come la capacità di conservare il contatto con il reale e quindi di declinare i princìpi non tanto e non solo in proclami o in manifesti, ma in azioni possibili hic et nunc; e di costanza, la cosiddetta routine associativa, sostanza stessa dell’esistenza dell’associazione: come ci si addestra alla virtù attraverso la ripetizione metodica di buoni comportamenti e l’acquisizione di abiti esistenziali buoni, così — non si stanca di ripetere Cantoni — la «virtù associativa» si consegue compiendo metodicamente gli atti propri della militanza, descritti nel Direttorio e nello Statuto: un processo di continua autoformazione per formare gli altri e per contribuire, secondo la specifica vocazione dell’associazione, alla Nuova Evangelizzazione.
Infatti, i militanti di AC non sono soltanto «ascoltatori», ma devono farsi «diffusori» di tesi: perché il magistero possa diventare cultura e storia nessuno può considerarsi come un «vicolo cieco», cioè come un destinatario «finale» di quanto gli viene proposto, ma deve invece impegnarsi a diffonderlo, secondo la massima di san Tommaso d’Aquino (1225-1274), «contemplata aliis tradere» (67).
«Alleanza Cattolica è un’associazione il cui scopo è meditare e fare meditare, considerare e fare considerare con attenzione argomenti religiosi e filosofici, globalmente dottrinali, perché dalla considerazione e dalla meditazione derivi incentivo alla azione» (68).
AC, dunque, nasce con uno scopo ben preciso, cioè studiare e divulgare il Magistero della Chiesa, in particolare la sua dottrina sociale, e — alla luce di esso — diffondere elementi di giudizio sui problemi culturali, sociali e politici del proprio tempo: l’obbiettivo è «la promozione di una cultura cristiana, nella prospettiva dell’animazione di una “cristianità”, cioè di una società che riconosca la regalità di Gesù Cristo» (69). In questo senso, «[…] non è un movimento — quindi non è in concorrenza con i movimenti —, ma un apparato propagandistico dotato di un proprio think tank; ha un’attenzione particolare e tematica al Magistero della Chiesa, e promuove un apostolato culturale, cioè pratica le cosiddette “opere di misericordia spirituale”» (70).
Non è stata una fondazione attuata a tavolino, ma un’operazione concreta, animata da quella che il beato Antonio Rosmini Serbati (1797-1855) chiamava la «carità intellettuale» (71) e portata avanti innanzitutto da Cantoni mediante un’instancabile attività di formazione e di propaganda lungo tutta la Penisola, animando singoli e gruppi, proponendo loro un itinerario pedagogico e comunicativo, formativo e informativo, e fornendo non soltanto dottrina o indirizzi civico-politici ma anche stimoli e linee di spiritualità che potessero animare l’impegno vissuto come autentica via di santità.
La sua paternità è stata effettiva: sua prerogativa era quella di conoscere e frequentare — fin dove possibile — tutti e singoli i militanti, che seguiva con assiduità e con affetto nella vita familiare, lavorativa e associativa, offrendo loro consigli in ognuno di questi ambiti e sostegno nei momenti di difficoltà.
Parimenti, ha svolto il proprio ruolo di guida attraverso una miriade di conferenze, lezioni, ritiri e interventi scritti — articoli, opuscoli, libri — che rappresentano un’autentica miniera su ogni genere di argomento, ai quali Cantoni si è dedicato sulla base della propria curiosità intellettuale ma soprattutto delle esigenze legate all’apostolato di AC. I testi delle sue opere e delle sue conferenze sono la testimonianza del lavoro di studio e di illustrazione compiuto in ogni ambito legato, direttamente o indirettamente, alla Contro-Rivoluzione — ruolo specifico svolto da AC nell’ambito della Nuova Evangelizzazione promossa dai pontefici del secondo dopoguerra —, soprattutto della lettura paziente e puntuale degli avvenimenti nazionali e internazionali alla luce delle categorie fornite dal Magistero sociale della Chiesa e dalla scuola di pensiero sociale e politico contro-rivoluzionario per poter poi esprimere giudizi, ma solo dopo aver «ruminato sui fatti». E i fatti vanno descritti come sono e non come vorremmo che fossero, ricordava Cantoni, aggiungendovi l’invito alla pazienza storica e ai tempi necessariamente lunghi: bisogna combattere la Rivoluzione del proprio tempo, non quella del passato, senza mai rassegnarsi ma anche senza lasciarsi tentare da soluzioni avventuristiche, spinti dal desiderio disordinato di vedere i risultati nella storia (72). «Il nostro è un compito “lungo” — ribadirà in un Capitolo nazionale del gennaio del 1989 — di cui vedremo i risultati soltanto nel giorno del Giudizio; questo è il senso della battaglia culturale».
Alla scuola dello studioso canadese della comunicazione Marshall McLuhan (1911-1981) Cantoni poneva ogni cura affinché il suo messaggio fosse ben recepito: a questo scopo spiegava i termini, i luoghi e le circostanze di quanto affermato, assicurandosi sempre che non vi fossero stati fraintendimenti da parte degli ascoltatori: non basta dire la verità — «dire la verità è la furbizia del secolo XXI», amava ripetere — ma bisogna verificare che venga compresa, compiendo ogni sforzo in tale direzione. «Esponeva le realtà intellettuali che intendeva farci scoprire e amare, come lui le amava, “confezionandole” entro un vocabolario di pregio, facendo uso di un italiano classico — ma non rétro —, aureo, turgido di senso, del tutto in controcorrente rispetto al nominalismo che regnava anche nella cultura “alta”; una forma espositiva che lasciava trasparire non solo la sua enorme cultura e la sua erudizione ma anche il suo immenso amore per l’essere: l’essere con la minuscola, l’essere creato, in cui si rifletteva il suo amore per l’Essere, quello con la maiuscola, Dio» (73).
Con la sua vita ha creato e treasmesso uno stile, basato sul modo di vestire, sulla gestualità composta, sui toni, sull’«attenzione alla piccola etica, cioè a quell’etichetta che è incarnazione, nel vissuto quotidiano, della morale, e che si nutre di gesti che costituiscono la prima comunicazione di sé stessi» (74); ma soprattutto sulla coerenza fra le parole e i fatti.
Giovanni Cantoni, e di conseguenza AC, hanno sempre prestato una grande attenzione alla comunicazione, come oggetto e come metodo, nella «battaglia delle idee». Si pensi alla costante riflessione sulla «buona stampa» (75) — alla scuola dell’apostolato di diffusione libraria del venerabile Pio Bruno Lanteri O.M.V. (1759-1830) (76) — e alla cura nella pubblicazione di testi e nell’organizzazione di conferenze.
Pertanto, l’azione culturale e civile promossa da AC viene svolta anche attraverso «la cooperativa Cristianità, che sta all’origine sia della omonima editrice che della ugualmente omonima rivista: reiterazione nominale che intende significare primato di un ideale sia in intentione che in executione» (77).
L’editrice nasce nel 1972 e sarà molto attiva per circa venticinque anni, finché la possibilità di stampare libri anche presso altri editori ne restringerà l’attività alla pubblicazione di Cristianità, che invece continua a uscire ininterrottamente, sia pure con cadenza variabile.
Nel 1973 esce il numero zero di Cristianità, organo ufficiale di Alleanza Cattolica, il cui editoriale è titolato Preghiera, azione, sacrificio (78), con un richiamo esplicito alla prima azione cattolica, a quel motto adottato dai primi circoli della Società della Gioventù Cattolica Italiana, sorti nel 1867. Cristianità era stata preceduta dai quattro numeri del ciclostilato Il resto della verità, recante «note formative e informative ad uso esclusivo dei militanti di Alleanza Cattolica», come era scritto nell’ultima pagina.
La rivista — che Cantoni curerà quasi da solo, fino alla nascita di un corpo redazionale associativo nel 2009 — ha «indossato» un ben determinato stile fin dal principio. Poiché l’obiettivo era ed è quello di guadagnare credibilità anche attraverso un’accuratezza indiscutibile, ogni testo subisce diversi livelli d’intervento; tutti i passaggi devono essere esaurienti e inattaccabili; va mantenuto l’equilibrio fra l’erudizione e la sobrietà dell’informazione; le notizie fornite devono essere sempre aggiornate e documentate; l’obiettività e l’amore per la verità devono trasparire da tutto il contenuto; il lettore deve cogliere la buona fede dell’estensore-apologeta e avvertire che questi è amante della verità, verificando con scrupolo ogni fatto e mettendo lo stesso lettore in condizione di farlo; e in ultimo — non meno importante — il testo non deve contenere errori ortografici e refusi, la cui presenza indurrebbe il lettore a pensare che si è disinteressati a quanto prodotto.
Il risultato è stato duplice: da un lato, la serietà e il rigore richiesti agli autori hanno favorito la formazione di persone ben preparate e, fra l’altro, la nascita di una scuola storica al servizio dell’apostolato; dall’altro lato, da circa cinquant’anni, con regolarità, migliaia di persone sono state raggiunte da un messaggio ben articolato, caratterizzato da un tono intellettuale elevato e da una veste testuale ed esteriore accurata, e hanno ricevuto elementi d’informazione, d’interpretazione e di giudizio sui grandi eventi che interessano la vita della Chiesa, la politica internazionale e nazionale, la società, la storia e la cultura: aree ampiamente esposte all’aggressione del secolarismo e a quel processo di allontanamento da Dio che AC intende contrastare.
Nel 1985 fanno la loro comparsa i Quaderni di «Cristianità», quadrimestrali, nati come «retrovia» e «arsenale» di AC — raccogliendo materiale che non poteva essere accolto dalla rivista, per le sue dimensioni o perché non immediatamente attuale — e luogo dove rinnovare gli strumenti di battaglia. L’esperimento va avanti per cinque numeri e poi si interrompe a causa dell’elevato impegno logistico e finanziario richiesto.
Se Cristianità è riuscita a fornire uno strumento prezioso alla cultura cattolica italiana lo deve a tutti i militanti dell’associazione che si sono impegnati, a maggiore gloria di Dio, nella sua diffusione; senza il loro impegno e il loro sacrificio articoli, documenti, studi, per quanto seri e brillanti, sarebbero rimasti un quasi inutile esercizio intellettuale. Ovviamente «tutto questo costa tempo e fatica. Tempo e fatica sottratti al lavoro e allo svago» (79); ma accanto al loro sacrificio, va sottolineata la grandezza della ricompensa, ossia la salvezza di coloro che compiono una professione piena e completa della Fede e anche la salvezza di coloro che l’ascoltano.
La storia di AC s’intreccia inevitabilmente con la biografia di Cantoni, che ha lasciato tracce indelebili in ogni settore d’interesse.
1. L’anticomunismo è stato il principale «coagulo» culturale e politico dal quale partiva l’azione di apostolato di Alleanza Cattolica: risalgono al 1975 le prime edizioni di un quaderno su Il comunismo, utilizzato come dispensa in decine di Seminari di Formazione Anticomunista (SEFAC), proposti in tutta Italia. In quello stesso anno, il 16 maggio, Cantoni interviene al 1° incontro milanese degli «Amici di Cristianità» — che da allora si svolgeranno regolarmente in molte città, offrendo ai partecipanti l’approfondimento dottrinale di un tema di attualità, insieme alla trasmissione di informazioni e di dati negletti o maliziosamente commentati dai media — su I complessi dell’anticomunismo. Lo scopo è quello di offrire una dignità alla prospettiva anticomunista, superando il complesso d’inferiorità culturale e morale verso quell’ideologia allora dominante e cercando di operare il «trasbordo consapevole» da una reazione istintiva o interessata a un’antitesi dottrinale, cioè fondata sul fatto che esiste una verità delle cose, un progetto divino sull’uomo che il comunismo, come le altre ideologie moderne — ma in forma ben più radicale —, nega e mette in discussione.
Il fallimento della strategia di «compromesso storico» e di «compromesso culturale», sancito dalle elezioni del 3 giugno 1979, che vedevano il contemporaneo insuccesso di consenso sia della Democrazia Cristiana (DC) sia del Partito Comunista Italiano (PCI) dopo tre anni di convivenza nell’area di governo, induce Cantoni a definire come «lezione italiana» (80) la resistenza del corpo sociale italiano negli anni 1970 e 1980 all’aggressione socialcomunista. Nel febbraio del 1982 pubblica uno studio del professor Plinio sul progetto di socialismo autogestionario proposto dal presidente francese François Mitterrand (1916-1986), evidenziandone i caratteri rivoluzionari e i risvolti — specialmente l’alternatività, non meno pericolosa, del progetto al disegno comunista in stallo — sulla politica italiana (81).
Per sostenere questa «Italia sommersa» AC si era già impegnata contro il divorzio, presentando nel 1971 la prima richiesta di referendum abrogativo della legge istitutiva del 1970 e partecipando alla successiva campagna per la raccolta delle firme e alla seguente campagna elettorale; e contro l’aborto legalizzato, tentando di risvegliare una coscienza combattiva negli stessi esponenti politici, depositando nel 1979 richiesta di referendum abrogativo e organizzando a Roma nell’aprile del 1980 un Congresso Europeo per la Vita, che ebbe notevole risonanza (82).
Il referendum sull’abrogazione della legge n. 194 che aveva legalizzato l’aborto, nel 1981, sostenuto dai vescovi e appoggiato infine anche da AC, che, nonostante le ambiguità del quesito referendario, riteneva così di attuare l’unico bene possibile in quella circostanza storica, causerà la rottura dei rapporti fra l’associazione e la croce romana, guidata dal professor Roberto de Mattei, i cui militanti, invece, consideravano immorale sostenere un referendum solo parzialmente abrogativo di una legge considerata intrinsecamente iniqua e avevano scelto di fare propaganda per l’astensione (83).
Cantoni vivrà con grande sofferenza il distacco da uno dei primi nuclei dell’associazione, recandosi frequentemente a pregare e a meditare nella basilica romana di Santa Maria Maggiore; e quando AC rinascerà nella capitale, dedicherà la nuova croce alla Regina Salus Populi Romani lì venerata.
2. Negli anni 1970 sul fronte ecclesiale si vivevano anni tormentati, resi tali sia dalla difficoltà interpretativa dei documenti conciliari — che pochissimi avevano letto integralmente e che molti interpretavano secondo quella che Papa Benedetto XVI (2005-2013) chiamerà una «ermeneutica della discontinuità e della rottura» (84), quell’atteggiamento che guarda ai testi del magistero conciliare non alla luce della Tradizione precedente, ma contro quella stessa Tradizione —, sia dal processo di «autodemolizione» (85) della Chiesa denunciato tre anni dopo la conclusione dell’assise da Papa san Paolo VI (1963-1978).
«Di fronte a questi problemi AC, nel corso degli anni 1970, ha seguito con interesse l’attività di mons. Marcel Lefebvre (1905-1991) — di cui apprezzava anche il ruolo positivo svolto come missionario, prima come arcivescovo di Dakar, in Senegal e poi quale delegato pontificio per tutta l’Africa francofona — e le domande che il vescovo francese poneva in tema dogmatico, morale e liturgico, intrattenendo relazioni a diverso titolo con la Fraternità Sacerdotale San Pio X da lui fondata» (86).
Grazie alla prudenza di Cantoni, AC supera, sia pure con fatica, quella stagione di incertezza e di sofferenza, compiendo nel 1981 una «scelta ecclesiale», cioè interrompendo contemporaneamente, sette anni prima della scomunica che lo avrebbe colpito nel 1988, ogni rapporto di collaborazione con mons. Lefebvre e con la sua Fraternità San Pio X.
Il movente prossimo sarà la decisione del presule francese di reiterare le cresime, dubitando della validità di quelle conferite con il rito riformato secondo i dettami del Concilio Ecumenico Vaticano II, ma la questione di fondo riguarderà il rifiuto lefebvriano della riforma della liturgia e della Messa, e soprattutto il rigetto della dichiarazione conciliare Dignitatis humanae (87), che riconosce la libertà religiosa come diritto fondamentale della persona fondato sulla stessa natura umana, perché ritenuta in contrasto con il magistero precedente sul tema.
L’attenzione ai nuovi movimenti religiosi e alle proposte di legge contro le «sètte» — che in alcuni Paesi erano divenute altrettante occasioni per limitare la libertà religiosa — saranno l’occasione, per AC e per il suo fondatore, di riflettere sulla natura e sui limiti di quella libertà.Cantoni sarà fra i primi a illustrare il significato negativo, e non positivo, della nozione di libertà religiosa presente nella dichiarazione conciliare citata e la sua natura giuridica d’immunità (88), così preservando i membri dell’associazione da equivoci diffusi in altri ambienti. La pubblicazione dell’opera di Cantoni e di Massimo Introvigne, Libertà religiosa, «sette» e «diritto di persecuzione» (89) sarà altresì l’occasione di una riflessione sul Magistero della Chiesa in tema di libertà religiosa e di Stato moderno, e sulla continuità fra gl’insegnamenti precedenti il Concilio Ecumenico Vaticano II e la dichiarazione Dignitatis humanae.
Cantoni — prima ancora di poter beneficiare delle preziose formule di Benedetto XVI — insegna che per essere contro-rivoluzionari è necessario, anche quando è difficile, tenere insieme l’interpretazione contro-rivoluzionaria della storia come guida alla lettura degli eventi e la fedeltà al Magistero ordinario di tutti i Papi, continuando a studiarlo, a spiegarlo e a diffonderlo.
3. Cantoni segue attentamente anche le vicende internazionali per comprendere lo sviluppo del processo rivoluzionario globale e prende posizione in merito soprattutto attraverso gli scritti su Cristianità e le conferenze, sue e di altri esponenti dell’associazione, che ne descrivono le tappe e, quando possibile, ne anticipano i passaggi.
In questa prospettiva AC ha portato avanti dal 1976, anche animando un Comitato per la Libertà dei Cristiani Libanesi, una campagna di informazione sulla resistenza del popolo cristiano libanese (90), in particolare dei cristiani maroniti, contro l’aggressione siriano-palestinese, sostenuta dalle comunità islamiche e dalla sinistra internazionale.
Analoga attenzione verrà prestata alla resistenza dell’Afghanistan contro l’invasione dell’Unione Sovietica, all’alba del 1980, quando AC darà vita, insieme ad altre organizzazioni, al Comitato per la Libertà in Afghanistan; nonché alla Polonia, anche per l’importanza assunta dal Paese dopo l’elezione a Papa di Karol Józef Wojtyła (1920-2005) nel 1978 e dopo il colpo di Stato attuato dal generale Wojciech Jaruzelski (1923-2014), che nel 1981 aveva messo fuori legge il sindacato libero Solidarność.
Più in generale, AC darà voce in tutta Italia alle resistenze anticomuniste: in particolare, nel dicembre 1984 viene costituita a Milano, in occasione del convegno internazionale su Le resistenze dimenticate, la sezione italiana della CIRPO, la Conferenza Internazionale delle Resistenze nei Paesi Occupati, fondata in Francia da Pierre Faillant de Villemarest (1922-2008) (91).
Nel gennaio del 1980, a commento dell’invasione sovietica dell’Afghanistan, Cantoni commentava: «Si dice che il momento più buio della notte sia anche quello più prossimo all’alba. Con questa certezza, mentre assistiamo alla generale irruzione del comunismo nel mondo intero e a essa ci opponiamo con tutte le forze di cui disponiamo, possiamo attendere con ferma speranza il finale trionfo del Cuore Immacolato di Maria» (92). Non era solo una speranza teologica, ma anche una intuizione fondata sull’analisi attenta degli avvenimenti. A partire dal 1987, nel settantesimo anniversario della Rivoluzione Russa, Cantoni inizia a segnalare — nell’ambito dei ritiri dottrinali dell’associazione e mediante una serie di conferenze dal titolo Russia: tragedia e speranza — i cambiamenti in atto nell’impero sovietico, a suo dire in via di «oggettiva disgregazione», nonostante il parere dei «cremlinologi». Il crollo del Muro nel 1989, dunque, coglie l’associazione un po’ meno alla sprovvista rispetto ad altri osservatori politici.
Negli stessi anni Cantoni si accosta al tema dell’islam e della sua presenza in Occidente, stimolato dalla crisi libanese e dalla rivoluzione fondamentalista in Iran, nel 1979. Pubblica su Cristianità due interventi di de Oliveira (93), ma comincia ad occuparsi sistematicamente dell’argomento dal 1986, prima nei ritiri dell’associazione, quindi in numerose conferenze e poi pubblicando un libro che anticipava, ben prima degli attentati dell’11 settembre 2001, temi in materia di fondamentalismo islamico e d’immigrazione (94).
4. Contestualmente, il mondo occidentale stava imboccando decisamente la strada della IV Rivoluzione, quella in interiore homine, che avrebbe determinato un significativo cambiamento nel costume e nel modo di vivere delle generazioni successive al Sessantotto.
All’inizio del 1977, di fronte al fenomeno degli «indiani metropolitani», effimero movimento studentesco ma appropriato esempio della tribalizzazione della società iniziata nel 1968, Cantoni dichiarava: «Dunque, è forse scoppiata la IV Rivoluzione» (95). Partendo dal presupposto che per la Contro-Rivoluzione si tratta di «un fronte prima da capire e poi da coprire» (96), si impegna anzitutto a «capire» i termini della questione, sforzandosi di cogliere le caratteristiche essenziali e le modalità operative di questa nuova fase del fenomeno sovversivo.
AC cercherà, quindi, di coprire quel vastissimo fronte, contrastando i germi e le ricadute del divorzio, dell’aborto, della pornografia, della rivoluzione sessuale, della droga e, negli anni 2000, dell’eutanasia, delle unioni di fatto e dell’identità di genere.
Dal canto suo Cantoni, dopo il 1989, metterà in guardia contro il passaggio dal Karl Marx (1818-1883) realizzatore della modernità al Marx «romantico», ma non meno moderno e rivoluzionario. E ipotizzava, senza profetizzare (97), una fase biocentrica della Rivoluzione, in cui l’uomo sarebbe stato appiattito sulla natura attraverso «un’educazione ambientale globale e gnostica» (98). In seguito, presenterà l’itinerario «dal relativismo totalitario al relativismo democratico» (99), evidenziando come il processo rivoluzionario stesse passando dall’ateismo sistematico al relativismo, cioè all’ateismo che si esprime attraverso la negazione di ogni verità assoluta. Riprendendo un’espressione coniata alcuni anni prima — il 1989 come «il Sessantotto delle nazioni» (100) — osserva che al crollo dell’impero sovietico era seguito un progressivo sfaldamento degli Stati occidentali e delle rispettive classi politiche, accompagnato dalla dissoluzione del corpo sociale.
Più in generale, evoca un complessivo «inselvatichimento» del genere umano (101) e un «ritornare primitivi» (102), riflettendo sulla Scienza Nuova di Giambattista Vico (1668-1744) — autore sul quale da allora tornerà sempre più spesso —, nella cui Conchiusione il filosofo napoletano descriveva la decadenza morale delle società e delle nazioni, frutto della «barbarie della riflessione» (103), trionfo della sofistica e del «pensiero debole». «Il magistero di Giambattista Vico, ripresentato da Giovanni Cantoni ai componenti di Alleanza Cattolica, suona così in sintonia con l’insegnamento di Plinio Corrêa de Oliveira nella seconda parte di Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, laddove l’autore brasiliano dice che la forza propulsiva della Contro-Rivoluzione sta nell’obbedienza delle passioni alla volontà e alla ragione» (104).
5. Proprio per opporsi al «pensiero debole» Cantoni concepisce una rubrica intitolata Voci per un «Dizionario del Pensiero Forte» (105) — opera collettanea da lui curata e pubblicata settimanalmente sul Secolo d’Italia. Quotidiano di Alleanza Nazionale, dal 1996 al 2000 —, che intende offrire al lettore un insieme di princìpi e di idee, di movimenti e di istituzioni, di uomini e di fatti, proposti e descritti con brevità e con chiarezza, nonché con attenzione a ricostruire la verità storica e nello stesso tempo a offrire — quando necessario o almeno opportuno — un giudizio etico, alla luce della morale naturale e di quella cattolica.
«Si tratta di un’“intuizione” che ha avuto un recentissimo “richiamo”, evidentemente indiretto ma non per questo meno forte. Infatti Papa Benedetto XVI, a Concesio, in quel di Brescia, l’8 novembre 2009 ha ricordato che “per Papa Montini il giovane va educato a giudicare l’ambiente in cui vive e opera, a considerarsi come persona e non numero nella massa: in una parola, va aiutato ad avere un “pensiero forte” capace di un “agire forte”, evitando il pericolo, che talora si corre, di anteporre l’azione al pensiero e di fare dell’esperienza la sorgente della verità”» (106).
Il Dizionario del Pensiero Forte verrà curato dall’IDIS, l’Istituto per la Dottrina e l’Informazione Sociale, un organismo di ricerca, studio e formazione, che rivolge la propria attenzione all’approfondimento di problemi politici e sociali, fondato a Roma nel novembre del 1994 da militanti di AC e di cui Cantoni sarà rettore — come detto d’esordio — fino al 2008.
La data di nascita non è casuale, perché il 1994 è l’anno della prima tornata elettorale con un sistema prevalentemente maggioritario, che vede la scomparsa di grandi formazioni politiche, come la DC e il PSI, e la presenza di nuovi e rilevanti soggetti, nonché la breve, ma significativa, esperienza governativa dei Poli della Libertà e del Buon Governo. I problemi da affrontare erano — e sono — di non poco spessore: l’ulteriore derubricazione della politica in amministrazione e la sostituzione della politica stessa con una prospettiva di tipo aziendale; la carenza di operatori motivati e consapevoli della necessità di una lotta di lungo periodo nella prospettiva della restaurazione di una società tendenzialmente omogenea; l’urgenza di convincere i propri «compagni di strada» che la gestione del potere legislativo ed esecutivo non equivale al possesso del potere politico tout court e che la guerra da combattere è in ultima analisi una battaglia culturale.
Tale interesse verso i segnali di un cambio d’epoca ha spinto AC — fino ad allora dedita principalmente allo studio di come muore una civiltà — a interrogarsi sempre più spesso su come nasce una civiltà. Frutti di tale sforzo sono, per esempio, le scuole estive del 2002 su La grande Europa. Aspetti e momenti storico-culturali, del 2003 su L’Europa in Europa. Aspetti e momenti storico-culturali. La formazione della Cristianità nel continente europeo. I parte, e del 2004 su L’Europa in Europa. Aspetti e momenti storico-culturali. La formazione della Cristianità nel continente europeo. II parte (107); né va dimenticata la nascita, nel 2006, della collana Magna Europa. Panorami e voci presso l’editore D’Ettoris di Crotone, diretta dallo stesso Cantoni, che prende spunto e avvio dal primo titolo pubblicato, Magna Europa. L’Europa fuori dall’Europa (108), una suggestione tratta dallo storico olandese della cultura Hendrik Brugmans (1906-1997) (109).
L’attenzione di Cantoni verso il mondo iberoamericano era cresciuta negli anni anche grazie alle riflessioni sul cinquecentenario dell’impresa di Cristoforo Colombo (1451 ca.-1506), che dilatano il quadro generale, ormai non più solo italiano ed europeo ma anche «magnoeuropeo», cioè comprendente il mondo occidentale europeo e le sue propaggini globali. Un contributo peculiare viene dal filosofo cattolico argentino Alberto Caturelli (1927-2016) (110), con un’opera sulla scoperta, la conquista e l’evangelizzazione dell’America in cui invita i lettori a percorrere un suggestivo itinerario, il «quinto viaggio di Colombo» (111), termine con il quale indica il contributo che la «riserva» americana può dare al Vecchio Mondo perché ritrovi — e rielabori — i caratteri della propria identità culturale grazie al conservatorismo «coloniale» del Nuovo Mondo.
Dall’Iberoamerica sono venuti all’Europa — in un ideale quinto viaggio di Colombo a ritroso —, oltre a Corrêa de Oliveira, altri maestri «scoperti» da Cantoni, come il giurista, letterato e uomo politico nicaraguense Julio Cesar Ycaza Tigerino (1919-2001) (112), il filosofo del diritto e giurista brasiliano José Pedro Galvão de Sousa (1912-1992) (113)— con cui AC aveva relazione fin dai primi anni 1970 —, e il colombiano Nicolás Gómez Dávila (1913-1994), di cui egli per primo ha ricostruito con accuratezza la biografia (114).
A domanda sul perché dell’interesse verso quegli autori, Cantoni risponde «[…] con un verso di Thomas Moore [1779-1852], poeta irlandese vissuto a cavallo dei secoli XVIII e XIX: “Puoi rompere, puoi distruggere il vaso, se vuoi, / ma il profumo delle rose continuerà a restare nell’aria”. Ho sentito in quei “vasi”, in quegli autori, il profumo della cultura e della civiltà cristiane “rotte” da cinque secoli di Rivoluzione, e ho pensato di aiutarli a compiere il “quinto viaggio di Colombo” riportandoli a modello dove i loro antenati erano partiti cinque secoli fa» (115).
Lungo questo itinerario Cantoni invita a «[…] riscoprire nell’Insorgenza transatlantica — aperta dalla Guerra d’Indipendenza nordamericana nel 1775 e chiusa con la fine delle Guerre di Secessione iberoamericane, non dopo il 1826 — e che comprende l’Insorgenza europea — a sua volta aperta dalla Guerra delle Alpi nel 1792 e chiusa non prima del 1813 —, il segno della comunione di sentire, premessa della comunione di volere» (116).
6. L’attenzione all’Insorgenza — cioè l’insieme dei movimenti di popolo contro la Rivoluzione francese e contro Napoleone Bonaparte (1769-1821) — risale al 1972, ma si amplia a partire dal 1989, in occasione sia del bicentenario della Rivoluzione francese, sia dell’implosione del sistema imperiale socialcomunista, che incrina le certezze dell’ideologia e apre profonde crepe nel bastione della storiografia di parte.
Sul carattere di svolta epocale della Rivoluzione del 1789 e sui suoi aspetti più significativi Cantoni interviene con due saggi (117), che aprono la strada a ulteriori approfondimenti di carattere storico-politico, anche in relazione al tema delle insorgenze.
Nel mese di novembre del 1995, in previsione del bicentenario delle rivolte anti-napoleoniche italiane iniziate nel 1796 e a conclusione del lungo iter descritto, viene fondato a Milano da militanti e amici di AC l’Istituto Storico delle Insorgenze (ISIN). L’intuizione dalla quale sorge l’ISIN è legata alle lunghe e frequenti conversazioni durante le riunioni dei gruppi di AC, ma ha anche un’origine specifica nel saggio di Cantoni L’Italia tra Rivoluzione e Contro-Rivoluzione (118). L’Istituto si trasformerà cinque anni dopo nell’Istituto Storico dell’Insorgenza e per l’Identità Nazionale (ISIIN), introducendo il nuovo elemento dell’identità per ampliare il proprio interesse a tutta la storia moderna e contemporanea.
Partendo dalla polemica culturale allora in corso sul concetto di nazione, Cantoni coglie nelle insorgenze — con riferimento agli studi del politologo di orientamento federalistico Mario Albertini (1919-1997) — l’espressione di una «nazionalità spontanea» (119), che non coincide con le nazioni nel senso corrente del termine e non ha bisogno di un potere politico per conservarsi. La nazione italiana, in conformità con il suo grande patrimonio di tradizioni storiche e con le sue ricchezze culturali, anche di cultura politica, si è organizzata nel tempo in più strutture statuali, caratterizzate da una mirabile varietà istituzionale — dallo Stato municipale al grande regno, dal principato regionale alla repubblica aristocratica —, che ha fatto dell’Italia — secondo l’analogia suggerita da Cantoni — un «campionario» di Stati e, nella misura in cui questi possono essere considerati gli «abiti» delle società storiche, cioè delle nazioni, destinati soprattutto a proteggerne il retaggio spirituale e culturale, un «guardaroba di abiti politici» (120), il guardaroba politico delle società storiche affermatesi nella Penisola.
È l’avvio di una serie di proficue riflessioni sulla nazione e sullo «Stato moderno», locuzione con cui si indica un organismo dotato di alcune caratteristiche che si presentano per la prima volta in Occidente, soprattutto la centralizzazione del potere politico, il quale si afferma come ordinamento giuridico esclusivo e unica fonte del diritto, secondo il principio della sovranità assoluta della legge.
All’inizio del secolo XXI, dopo circa trent’anni di riflessioni, Cantoni giunge a un inquadramento complessivo dell’Insorgenza come categoria politica (121), a sua volta chiave interpretativa di un fenomeno ben determinato, cioè il rifiuto da parte del corpo sociale delle imposizioni di una minoranza ideologica al potere.
Essa è la manifestazione di una sorta di disagio popolare «dentro» la modernità, originato in particolare dal tentativo dello Stato moderno di costruire ideologicamente una società nuova e radicalmente difforme da quella pre-moderna. L’Insorgenza, considerata come categoria storiografica — perciò è lecito scriverla con l’iniziale maiuscola —, nell’ottica suesposta può ricomprendere anche le rivolte pre-rivoluzionarie, inclusi i «fatti d’armi nel Brasile Settentrionale di soldati napoletani contro anglicani inglesi e contro calvinisti olandesi nella prima metà del secolo XVII» (122), la Fronda in Francia (1648-1652/1653) e le sollevazioni contro le politiche giurisdizionalistiche e giansenistiche in materia ecclesiastica, definibili, «per un certo verso, pre-insorgenze non contro lo Stato moderno nella sua maturità […] bensì contro ogni fase di formazione di tale Stato moderno» (123). Allo stesso modo rientrano nella categoria dell’Insorgenza pure la Guerra d’Indipendenza nord-americana e i moti indipendentistici iberoamericani (124), che non sono rivoluzioni, ma la reazione di parti consistenti del corpo sociale di fronte al malessere indotto dal modo in cui si viene articolando il mondo moderno dopo il 1789; le rivolte anticomuniste dal 1917 a oggi, la guerra dei cristeros in Messico (1926-1929) e la Guerra di Spagna (1936-1939). E in Italia, dopo la grande insorgenza contro la Rivoluzione francese, si possono annoverare, sotto il profilo militare, le reazioni contro il Risorgimento; e sotto quello politico, ossia come insorgenze non cruente, le elezioni politiche del 18 aprile 1948; la «maggioranza silenziosa» — quel movimento di reazione a base popolare contro la Rivoluzione culturale del Sessantotto e i suoi strascichi violenti, che nel 1971 porta in piazza a Milano decine di migliaia di persone —, la riemersione di un’opinione pubblica conservatrice a partire dalle elezioni politiche del 1994 — che l’on. Silvio Berlusconi ha il merito di non aver ostacolato, ma non certo quello di averla causata —; le tre manifestazioni del Family Day nel 2007, 2015 e 2016; e l’affermazione di nuovi attori politici cosiddetti «populisti» (125).
7. All’inizio del terzo millennio Cantoni osserva che la cristianità, come società che faceva riferimento a una cultura e a un costume cristiani, non esiste più e bisogna prenderne atto, affermando un concetto che avrebbe ripreso continuamente nei mesi e negli anni successivi, perché con il 1989 non era imploso solo il mondo comunista, ma lo stesso mondo moderno, peraltro senza che ci fossero dei veri vincitori: «il secolo XX si è chiuso con la fine della malattia, l’utopia socialcomunista, e, né poteva essere diversamente posto il carattere letale del morbo, con la contestuale morte del malato, il mondo occidentale e cristiano» (126).
Dopo questa scomparsa restano il mondo contemporaneo e i suoi abitanti, attaccati «dai germi di putrefazione del mondo defunto» (127). Tale condizione ha come conseguenza la progressiva difficoltà a identificare una logica in quanto accade. Cantoni mette dunque in guardia dal rischio di trovare razionalità in un mondo «spappolato»; di fare — secondo le sue stesse parole usate nei capitoli nazionali di AC a partire almeno dal 2012 — «la fenomenologia del fagiolo» che bolle in pentola.
«Il mondo occidentale, infatti, dominato dal relativismo che contrassegna il tramonto dell’epoca moderna e segna il trionfo della Quarta Rivoluzione, potrebbe continuare a esistere nel brodo della disperazione e della insignificanza, ma potrebbe invece imboccare la strada della nuova evangelizzazione e trovare finalmente un periodo di pace e di prosperità, sulla scia della promessa di Fatima, dove la Madonna cento anni fa ha pronosticato il trionfo del regno del suo Cuore Immacolato» (128).
Note:
(1) Per una scheda autobiografica, cfr. Giovanni Cantoni, in Ci presentiamo… noi impresentabili, in Lo Stato delle Idee, anno III, n. 7, Roma 17-2-1999, pp. 9-16 (p. 12); cfr. anche Notizie sull’autore, in Giovanni Cantoni, Per una civiltà cristiana nel terzo millennio. La coscienza della Magna Europa e il quinto viaggio di Colombo, Sugarco, Milano 2008, pp. 249-250.
(2) Idem, La reazione precede sempre la Rivoluzione, in Marco Ferrazzoli (a cura di), Cos’è la destra. Colloqui con diciotto protagonisti della cultura italiana non conformista, Il Minotauro, Roma 2001, pp. 77-87 (p. 80).
(3) Cfr. Jean-Baptiste Chautard, L’anima di ogni apostolato, trad. it., San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano) 2015, e François de Sales Pollien, Cristianesimo vissuto, trad. it., Cristianesimo vissuto. Consigli fondamentali alle anime serie, Edizioni Kolbe, Seriate (Bergamo) 2015; su di lui, cfr. Elia Sgromo, Dom François de Sales Pollien, certosino (1853-1936), in IDIS. Istituto per la Dottrina e l’Informazione Sociale (a cura di), Dizionario del Pensiero Forte (d’ora in poi DPF), nel sito web <http://alleanzacattolica.org/dom-francois-de-sales-pollien-certosino-1853-1936> (gl’indirizzi Internet dell’intero articolo sono stati consultati il 15-3-2020).
(4) Cfr. Alleanza Cattolica, Direttorio. Profilo dottrinale e operativo proposto alla meditazione e alla pratica «ad experimentum» in occasione del Primo Capitolo Generale tenuto nel mese di maggio del 1977. Seconda versione proposta «ad experimentum» in occasione del Capitolo Generale tenuto nel mese di febbraio del 2011 (d’ora in poi Direttorio), n. 3.2.2.
(5) Cfr. Luigi Maria da Montfort, Opere, vol. 1, Scritti spirituali, Edizioni Monfortane, Roma 1990, 2a ed. riveduta e aggiornata; su di lui, cfr. Francesco Pappalardo, San Luigi Maria Grignion da Montfort (1673-1716), in DPF, nel sito web <http://alleanzacattolica.org/san-luigi-maria-grignion-da-montfort-1673-1716>.
(6) Cfr. Raoul Plus S.J., Come pregare sempre. Princìpi e pratica dell’unione con Dio, con Presentazione di S.E. mons. Aldo Forzoni (1912-1991), vescovo di Apuania, Libreria S. Lorenzo, Chiavenna (SO) 1984, su cui cfr. la recensione di G. Cantoni, in Cristianità, anno XIII, n. 118, febbraio 1985, p. 10. Cfr. anche la nuova edizione, con Prefazione di G. Cantoni (Sugarco, Milano 2009).
(7) G. Cantoni, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione nel cinquantenario (1959-2009): «istruzioni per l’uso», Presentazione a Plinio Corrêa de Oliveira, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione. Edizione del cinquantenario (1959-2009) con materiali della «fabbrica» del testo e documenti integrativi, con presentazione e cura di G. Cantoni, Sugarco, Milano 2009, pp. 9-28 (p. 15).
(8) Sulle opere più importanti, cfr. Oscar Sanguinetti, I principali scritti di Giovanni Cantoni, in questo numero, alle pp. 41-52.
(9)PierLuigi Zoccatelli e Ignazio Cantoni (a cura di), A maggior gloria di Dio, anche sociale. Scritti in onore di Giovanni Cantoni nel suo settantesimo compleanno, Cantagalli, Siena 2008, risvolto di copertina. Cfr., alle pp. 283-339, I. Cantoni, Contributo per la bibliografia di Giovanni Cantoni, che elenca quasi tutti gli scritti di Giovanni Cantoni fino al 2008. Sull’opera, cfr. Marco Respinti, «A maggior gloria di Dio, anche sociale. Scritti in onore di Giovanni Cantoni nel suo settantesimo compleanno». Una lettura, in Cristianità, anno XXXVII, n. 354, ottobre-dicembre 2009, pp. 15-36.
(10) Cfr. Esequie di Giovanni Cantoni, in questo stesso numero, alle pp. 53-56.
(11) G. Cantoni, La reazione precede sempre la Rivoluzione, cit., p. 79.
(12) Ibid., p. 80.
(13) Cit. in Idem, Per un conservatorismo tradizionalista, in Cristianità, anno XXVI, n. 273-274, gennaio-febbraio 1998, pp. 21-24.
(14) Cfr. Marco Invernizzi, Alleanza Cattolica dal Sessantotto alla nuova evangelizzazione. Una «piccola storia» per «grandi desideri», con una Presentazione di mons. Luigi Negri, Piemme, Casale Monferrato (Alessandria) 2004, p. 15.
(15) Cfr. informazioni biografiche in O. Sanguinetti, Attilio Mordini di Selva. Un ricordo, in Cultura&Identità. Rivista di studi conservatori, anno IX, n. s., n. 16, Roma 15-6-2017, pp. 9-14.
(16) Su di lui, cfr. l’in memoriam Silvio Vitale, in Cristianità, anno XXXIII, n. 329, maggio-giugno 2005, p. 14.
(17) Cfr. G. Cantoni, Il mio Silvio Vitale, in L’Alfiere. Pubblicazione napoletana tradizionalista, anno XLI, n. 2, fasc. 41, Napoli dicembre 2005, p. 17.
(18) Cfr. qualche elemento biografico nel breve in memoriam comparso in Cristianità, anno II, n. 8, novembre-dicembre 1974, p. 12, ripreso ibid., anno XII, n. 110-111, giugno-luglio 1984, p. 15; per il contributo scientifico, cfr. Florido Giantulli S.J., L’essenza della massoneria italiana: il naturalismo, Pucci Cipriani, Firenze 1973.
(19) Cfr. Luigi Taparelli d’Azeglio S.J., La libertà tirannia. Saggi sul liberalismo risorgimentale, a cura di Carlo Emanuele Manfredi e G. Cantoni, Edizioni di Restaurazione Spirituale, Piacenza 1960; su di lui, cfr. F. Pappalardo, Luigi Taparelli d’Azeglio (1793-1862), in DPF, nel sito web <http://alleanzacattolica.org/luigi-taparelli-d%C2%92azeglio-1793-1862>.
(20) Cfr. F. Pappalardo e O. Sanguinetti (a cura di), 1861-2011. A centocinquant’anni dall’Unità d’Italia. Quale identità?, Atti del Convegno omonimo organizzato da Alleanza Cattolica a Roma il 12-2-2011, Cantagalli, Siena 2011.
(21) G. Cantoni, Dalla fede una cultura per la politica, in Quaderni di «Cristianità», anno I, n. 1, Piacenza primavera 1985, pp. 3-4 (p. 3).
(22) Idem, «Cum Petro», «sub Petro», verso la civiltà cristiana nel terzo millennio, in Cristianità, anno XXLVIII, n. 300, luglio-agosto 2000, pp. 3-4 e 29-30 (p. 3), ora in Idem, Per una civiltà cristiana nel terzo millennio. La coscienza della Magna Europa e il quinto viaggio di Colombo, cit., p. 52.
(23) Su di lui, cfr. l’in memoriam Mario Marcolla, in Cristianità, anno XXXI, n. 320, novembre-dicembre 2003, p. 14.
(24) Su di lui, cfr. almeno, di Marco Respinti, la «voce» Russell Amos Kirk (1918-1994), in DPF, nel sito web <https://alleanzacattolica.org/russell-amos-kirk-1918-1994>, e il ricordo in Cristianità, anno XXII, n. 229, maggio 1994, p. 13.
(25) Su di lui, cfr. l’in memoriam Plinio Corrêa de Oliveira, in Cristianità, anno XXIII, n. 247-248, novembre-dicembre 1995, pp. 5-7; nonché G. Cantoni, Plinio Corrêa de Oliveira (1908-1995), in IDIS. Istituto per la Dottrina e l’Informazione Sociale, Voci per un «Dizionario del Pensiero Forte», a cura e con Un «Dizionario del Pensiero Forte» di G. Cantoni e con una Presentazione di Gennaro Malgieri, Cristianità, Piacenza 1997, pp. 113-118.
(26) Cfr. Thomas Molnar, Il declino dell’intellettuale, trad. it., Edizioni dell’Albero, Torino 1965.
(27) Cfr. Francisco Elías Tejada y Spínola, La monarchia tradizionale, trad. it., Edizioni dell’Albero, Torino 1966.
(28) Cfr. la prima traduzione in italiano di P. Corrêa de Oliveira, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, trad. it., con Lettera-prefazione di S. E. mons. Romolo Carboni (1911-1999), nunzio apostolico in Perù, Edizioni dell’Albero, Torino 1964.
(29) Cfr. Jean Servier (1918-2000), L’uomo e l’invisibile, trad. it., Borla, Leumann (Torino) 1967; Mircea Eliade (1907-1986), Mito e realtà, trad. it., Borla, Leumann (Torino) 1966, e Il mito dell’eterno ritorno (Archetipi e ripetizione), trad. it., Borla, Leumann (Torino) 1968; Frithjof Schuon (1907-1998), L’uomo e la certezza, trad. it., Borla, Leumann (Torino) 1967; Roger-Thomas Calmel (1914-1975), Per una teologia della storia, trad. it., Borla, Leumann (Torino) 1967; e La Cerca del Graal, trad. it., Borla, Leumann (Torino) 1969.
(30) Cfr. P. Corrêa de Oliveira, Trasbordo ideologico inavvertito e dialogo, trad. it., Edizione de L’Alfiere, Napoli 1970.
(31) Cfr. Alleanza Cattolica, Direttorio,cit., n. 2.2.
(32) Cfr. G. Cantoni, L’Italia tra Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, saggio introduttivo a P. Corrêa de Oliveira,trad. it., 3a ed. it., con una lettera-prefazione di S.E. mons. Romolo Carboni (1911-1999), arcivescovo titolare di Sidone e nunzio apostolico in Perù,accresciuta di «Rivoluzione e Contro-Rivoluzione» vent’anni dopo in prima edizione mondiale, Cristianità, Piacenza 1977, pp. 7-50 (pp. 19-29).
(33) Cantoni curerà la pubblicazione e la presentazione di Jean Daujat, Conoscere il comunismo, trad. it., Il Falco, Milano 1977.
(34) Su di lui, cfr. l’in memoriam Juan Berchmans Vallet de Goytisolo, in Cristianità, anno XXXVIII, n. 361, luglio-settembre 2011, pp. 72-73.
(35) Alleanza Cattolica vi partecipa per la prima volta con una propria delegazione guidata da Cantoni, di cui faceva parte pure il sottoscritto, in occasione della XXIV riunione della Ciudad Católica — tenutasi a Barcellona, nella residenza Mater Salvatoris del Tibidabo, il 2 e 3-11-1985 — su La verdadera liberación. Nella sessione pomeridiana del 2, da lui presieduta, Cantoni presenta la prospettiva civico-culturale di Alleanza Cattolica e le caratteristiche del suo apostolato (cfr. la cronaca in ibid., anno XIII, n. 127-128, novembre-dicembre 1985, p. 14).
(36) G. Cantoni, Plinio Corrêa de Oliveira e il giudizio sul Concilio Ecumenico Vaticano II, Alleanza Cattolica, Roma 2003, p. 5.
(37) Giovanni Paolo II, Annunciare il valore religioso della vita umana. Discorso «Sono lieto», ai Vescovi dell’Emilia-Romagna in visita «ad limina Apostolorum», del 1°-3-1991, n. 1, 2a ed. accresciuta, Cristianità, Piacenza 1993, p. 11.
(38) G. Cantoni, «Rivoluzione e Contro-Rivoluzione» quarant’anni dopo, intervista a cura di Juan Miguel Montes Cousiño, in Cristianità, anno XXVII, n. 289, maggio 1999, pp. 17-20, ora in Idem, Per una civiltà cristiana nel terzo millennio. La coscienza della Magna Europa e il quinto viaggio di Colombo, cit., pp. 169-177 (p. 170). Vi sono state, inoltre, una quarta edizione, da lui corretta e pubblicata da Luci sull’Est (Roma 1998), e una quinta e più complessiva edizione: Rivoluzione e Contro-Rivoluzione. Edizione del cinquantenario (1959-2009) con materiali della «fabbrica» del testo e documenti integrativi, cit.
(39) Cfr. P. Corrêa de Oliveira, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, trad. it., 2a ed. it., con una lettera-prefazione di S.E. mons. Romolo Carboni (1911-1999), arcivescovo titolare di Sidone e nunzio apostolico in Perù, e con una Prefazione dell’autore per questa edizione italiana, e con un saggio introduttivo su L’Italia tra Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, di G. Cantoni, Cristianità, Piacenza 1972.
(40) Cfr. Idem, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, trad. it., 3a ed. it., cit.
(41) G. Cantoni, Plinio Corrêa de Oliveira e il giudizio sul Concilio Ecumenico Vaticano II, cit., p. 3.
(42) Ibidem.
(43) Cfr. Idem, Il profumo della civiltà cristiana, in Cristianità, n. 393, settembre-ottobre 2018, pp. 15-18. «Il professor Plinio, qui, ha incontrato il profumo di una rosa — è un modo immaginifico, metaforico, per descrivere un mondo — e ha rivelato uno straordinario talento nel risalire dal profumo della rosa al seme della rosa» (p. 17).
(44) Idem, Il contributo di Plinio Corrêa de Oliveira e di «Rivoluzione e Contro-Rivoluzione» allo sviluppo del pensiero e dell’azione contro-rivoluzionari, ibid., n. 330-331, luglio-ottobre 2005, pp. 33-45, ora in Idem, Per una civiltà cristiana nel terzo millennio. La coscienza della Magna Europa e il quinto viaggio di Colombo, cit., pp. 221-248 (p. 237).
(45) Cfr. P. Corrêa de Oliveira, Note sul concetto di Cristianità. Carattere spirituale e sacrale della società temporale e sua «ministerialità», ed. it. a cura di G. Cantoni, Thule, Palermo 1998; ora in Rivoluzione e Contro-Rivoluzione. Edizione del cinquantenario (1959-2009) con materiali della «fabbrica» del testo e documenti integrativi, cit., pp. 219-242.
(46) Cfr. G. Cantoni, La Contro-Rivoluzione e le libertà, relazione a convegno, del 10-10-1987, in Cristianità, anno XIX, n. 199, novembre 1991, pp. 6-12 (pp. 10-11).
(47) Idem, Il contributo di Plinio Corrêa de Oliveira e di «Rivoluzione e Contro-Rivoluzione» allo sviluppo del pensiero e dell’azione contro-rivoluzionari, cit., p. 226.
(48) «Gli Esercizi situati nella letteratura del fare ed estranei a quella del bel dire o della bella forma, si presentano come un complesso organizzato di regole generative di linguaggio, come una grammatica dell’interlocuzione con Dio» (Giuseppe De Gennaro S.J., Introduzione a Ignazio di Loyola, Esercizi spirituali, in Idem, Gli scritti, a cura di Mario Gioia S.J., Unione Tipografico-Editrice Torinese, Torino 1977, pp. 65-89 [p. 65]).
(49) G. Cantoni, Il contributo di Plinio Corrêa de Oliveira e di «Rivoluzione e Contro-Rivoluzione» allo sviluppo del pensiero e dell’azione contro-rivoluzionari, cit., p. 237.
(50) Cfr. Massimo Introvigne, Jean Ousset e La Cité Catholique. A cinquant’anni da «Pour qu’Il règne», in Cristianità, anno XVIII, n. 355, gennaio-marzo 2010, pp. 9-61.
(51) Cfr. P. Corrêa de Oliveira e Sociedad Chilena de Defensa de la Tradición, Famiglia y Propiedad, Il crepuscolo artificiale del Cile cattolico, trad. it., con Prefazione di P. Corrêa de Oliveira, Cristianità, Piacenza 1972.
(52) Cfr. Idem, La libertà della Chiesa nello Stato comunista. La Chiesa, il decalogo e il diritto di proprietà, trad. it., Cristianità, Piacenza 1978.
(53) Cfr. Idem, Via Crucis. Due meditazioni, con 14 tavole di Giorgio Fanzini, trad. it., Cristianità, Piacenza 1991.
(54) Cfr. Idem, Nobiltà ed élites tradizionali analoghe nelle allocuzioni di Pio XII al patriziato ed alla nobiltà romana, trad. it., Marzorati, Milano 1993.
(55) G. Cantoni, Plinio Corrêa de Oliveira al servizio di un capitolo della dottrina sociale della Chiesa: il commento del Magistero alla «parabola dei talenti», in Cristianità, anno XXII, n. 235, novembre 1994, pp. 17-24 (p. 21).
(56) Idem, Presentazione a Gonzague de Reynold, La Casa Europa. Costruzione, unità, dramma e necessità, trad. it., a cura dello stesso Cantoni, D’Ettoris, Crotone 2015, pp. 9-30 (p. 9).
(57) Cfr. G. de Reynold, Cercles concentriques. Études et morceaux sur la Suisse, Les Éditions du Chandelier, Bienne (Svizzera) 1943.
(58) Cfr. I. Cantoni, La Casa Europa: vivere da contro-rivoluzionari in un’Europa che muore, in Cristianità, n. 381, luglio-settembre 2016, pp. 43-54.
(59) Cfr. per esempio G. de Reynold, La Casa Europa. Costruzione, unità, dramma e necessità, cit., pp. 151-174 e 201-254.
(60) Idem, Una «confederazione di palafitte» per salvarsi dalle sabbie mobili della modernità, in Cristianità, n. 381, luglio-settembre 2016, pp. 55-56.
(61) Ibidem.
(62) Idem, La Casa Europa. Costruzione, unità, dramma e necessità, cit., p. 39.
(63) Ibid, p. 172.
(64) Ibidem.
(65) Cfr. Alleanza Cattolica, Direttorio,cit., n. 2.3.
(66) Cfr. Il riconoscimento di Alleanza Cattolica come associazione privata di fedeli con personalità giuridica privata, in Cristianità, anno XL, n. 364, aprile-giugno 2012, pp. 1-3.
(67) Tommaso d’Aquino, Summa theologiae, II-II, q.188, a. 6 (testo e trad. it., in Idem, La Somma teologica, trad. e commento a cura dei domenicani italiani, testo latino dell’edizione leonina, vol. 22, Carismi e stati di perfezione (2.-2., qq. 171-189), ESD. Edizioni Studio Domenicano, Bologna 1984, p. 458).
(68) G. Cantoni, I complessi dell’anticomunismo, testo inedito.
(69) Idem, Alleanza Cattolica: «Lo scontro di civiltà è in corso», intervista a cura di Alex Castelli, comparsa con lo stesso titolo in Dillo ad Alice. Il settimanale on-line nazionale, n. 22, del 29-9-2004, ripresa in Cristianità, anno XXXII, n. 326, novembre-dicembre 2004, pp. 19-20 (p. 19).
(70) Ibidem.
(71) Antonio Rosmini Serbati, Costituzioni dell’Istituto della Carità, cap. XIV, a cura di don Dino Sartori (1920-2002), Istituto di Studi Filosofici. Centro Internazionale di Studi Rosminiani, Città Nuova, Roma 1996, p. 220.
(72) Cfr. M. Invernizzi, La pazienza storica, in Cristianità, anno XLVI, n. 393, settembre-ottobre 2018, pp. 23-24.
(73) O. Sanguinetti, Ci ha insegnato a «parlare», ibid., anno XLVI, n. 394, novembre-dicembre 2018, pp. 61-63 (p. 61).
(74) Domenico Airoma, Il «cantoniano», ibid., anno XLVI, n. 393, settembre-ottobre 2018, pp. 31-32 (p. 31).
(75) Cfr. G. Cantoni, Il libro, un’arma per la battaglia delle idee, in Il Resto della Verità, n. 1, Milano 13-1-1973, pp. 1-6
(76) Cfr. Idem, Prefazione a Paolo Calliari O.M.V. (1913-1991), Servire la Chiesa. Il Venerabile Pio Bruno Lanteri (1759-1830). Pioniere del movimento laici cattolici. Fondatore degli Oblati di Maria Vergine, Lanteriana-Krinon, Caltanissetta 1989, pp. V-IX; su di lui, cfr. M. Invernizzi, Il venerabile Pio Bruno Lanteri (1759-1830), in DPF, nel sito web <https://alleanzacattolica.org/il-venerabile-pio-bruno-lanteri-1759-1830>.
(77) Idem, Dalla fede una cultura per la politica, cit., p. 3.
(78) Cfr. Cristianità, anno I, n. 0, luglio-agosto 1973, pp. 1 e 10.
(79) G. Cantoni, Per un anticomunismo militante, in Cristianità, anno VI, n. 37, maggio 1978, pp. 1-2 (p. 2), ora in Idem, La lezione italiana. Premesse, manovre e riflessi della politica di «compromesso storico» sulla soglia dell’Italia rossa, cit., pp. 233-236 (p. 236).
(80) Cfr. Idem, La lezione italiana. Premesse, manovre e riflessi della politica di «compromesso storico» sulla soglia dell’Italia rossa, cit.
(81) Cfr. Idem, «Studiare e smascherare Mitterrand per opporsi a Craxi e a Berlinguer», in Cristianità, anno X, n. 82-83, febbraio-marzo 1982, pp. 2-5.
(82) Cfr. la cronaca del convegno in ibid., anno VIII, n. 61, maggio 1980, pp. 1-8.
(83) Cfr. G. Cantoni, Comunque è aborto!, in Cristianità, anno IX, n. 72, aprile 1981, pp. 1-2, in cui annunciava e spiegava la presa di posizione di Alleanza Cattolica a favore dell’abrogazione «parziale» della legge n. 194 nell’imminente campagna referendaria. In altre circostanze, quasi trent’anni dopo, Cantoni ricorderà — di fronte all’eventualità di ottenere un piccolo bene, o di chiudere la porta ad alcuni mali, anche se non a tutti, di avere un duplice atteggiamento: «da una parte, in funzione pedagogica, richiamare costatemente il principio e l’integralità del bene; dall’altra difendere il piccolo bene e l’ostacolo parziale al male che sarà stato frapposto, non senza far notare che avremmo preferito un grande bene e un più saldo ostacolo al male» (Lettera ai militanti «Dal Caso Englaro alla Legge sul fine vita. L’impegno culturale di Alleanza Cattolica nel contesto legislativo, politico e sociale», del 25-2-2009).
(84) Benedetto XVI, Discorso ai Cardinali, agli Arcivescovi, ai Vescovi e ai Prelati della Curia Romana per la presentazione degli auguri natalizi, del 22-12-2005.
(85) Paolo VI, Resoconto della conversazione con gli alunni del Pontificio Seminario Lombardo, del 7-12-1968.
(86) Cfr. Alleanza Cattolica, Direttorio,cit., n. 2.5.
(87) Cfr. Concilio Ecumenico Vaticano II, Dichiarazione sulla libertà religiosa «Dignitatis humanae», del 7-12-1965.
(88) Cfr. M. Introvigne, La libertà religiosa nel pensiero di Giovanni Cantoni, in P. Zoccatelli e I. Cantoni (a cura di), A maggior gloria di Dio, anche sociale. Scritti in onore di Giovanni Cantoni nel suo settantesimo compleanno, cit., pp. 101-113.
(89) Cfr. G. Cantoni e M. Introvigne, Libertà religiosa, «sette» e «diritto di persecuzione». Con appendici, Cristianità, Piacenza 1996.
(90) Cfr. una sintesi in P. Zoccatelli, La guerra in Libano (1975-1990), in IDIS. Istituto per la Dottrina e l’Informazione Sociale, Voci per un «Dizionario del Pensiero Forte», cit., pp. 143-148.
(91) Su di lui, cfr. l’in memoriam Pierre Faillant de Villemarest (1922-2008), in Cristianità, anno XXXVI, n. 346, marzo-aprile 2008, pp. 14-15.
(92) G. Cantoni, È suonata «l’ora della Russia»?, in Cristianità, anno VIII, n. 57, gennaio 1980, pp. 1-2 (p. 2).
(93) P. Corrêa de Oliveira, La polveriera iraniana, in Cristianità, anno VI, n. 44, dicembre 1978, p. 12, e Idem, Rivoluzione bolscevizzante nella «gentilità» orientale, ibid., n. 47, marzo 1979, pp. 5-8.
(94) Cfr. G. Cantoni, Aspetti in ombra della legge sociale dell’islam. Per una critica della vulgata «islamicamente corretta», prefazione di Samir Khalil Samir S. J., Centro Studi sulla Cooperazione «A. Cammarata», S. Cataldo (CL) 2000.
(95) Idem, Il PCI e gli «indiani metropolitani», in Cristianità, anno V, n. 23, marzo 1977, pp. 1-3, ora in La lezione italiana. Premesse, manovre e riflessi della politica di «compromesso storico» sulla soglia dell’Italia rossa, cit., pp. 149-157 (p. 156).
(96) Ibidem.
(97) «Ma — quando vengano correttamente utilizzate, cioè non schematicamente utilizzate — le categorie filosofico-religiose e storico-politiche del pensiero cattolico contro-rivoluzionario permettono di “prevedere” — non di “profetizzare”, come ho già detto —, di ipotizzare nelle sue grandi linee lo svolgimento a venire del processo rivoluzionario» (Idem, Fra crisi e «ristrutturazione»: ipotesi sul futuro dell’impero socialcomunista, ibid., anno XVIII, n. 187-188, novembre-dicembre 1990, pp. 13-19 [p. 14]).
(98) Ibid., p. 17.
(99) Cfr. Idem, Metamorfosi del socialcomunismo: dal relativismo totalitario al relativismo democratico, ibid., anno XXV, n. 261-262, gennaio-febbraio 1997, pp. 15-21.
(100) Idem, «Rivoluzione e Contro-Rivoluzione» quarant’anni dopo, cit., p. 171.
(101) «È tutto un mondo, che occorre rifare dalle fondamenta, che bisogna trasformare da selvatico in umano, da umano in divino, vale a dire secondo il cuore di Dio» (Pio XII [1939-1958], Radiomessaggio ai fedeli romani, del 10-2-1952).
(102) Paolo VI, Resoconto dell’omelia nella Messa per il nono anniversario dell’Incoronazione, del 29/30-6-1972.
(103) Giambattista Vico, Princìpi di scienza nuova d’intorno alla comune natura delle nazioni, 1744, Conchiusione dell’opera. Sopra un’eterna repubblica naturale, in ciascheduna sua spezie ottima, dalla divina provvedenza ordinata, in Idem, Opere, a cura di Andrea Battistini, Mondadori, Milano 1990, vol. I, p. 967. Per qualche riflessione sul tema, cfr. G. Cantoni, Dopo Marx, i maghi? La riscoperta del pensiero magico in una cultura postmarxista, in CESNUR. Centro Studi sulle Nuove Religioni, Il ritorno della magia. Una sfida per la società e per la Chiesa, a cura di M. Introvigne, Effedieffe, Milano 1992, pp. 35-70, in particolare 55-70.
(104) Mauro Ronco, La fondazione del diritto naturale in Giambattista Vico, in P. Zoccatelli e I. Cantoni (a cura di), A maggior gloria di Dio, anche sociale. Scritti in onore di Giovanni Cantoni nel suo settantesimo compleanno, cit., pp. 229-248 (p. 247).
(105) Cfr. una prima raccolta in IDIS. Istituto per la Dottrina e l’Informazione Sociale, Voci per un «Dizionario del Pensiero Forte», cit.; cfr. altre voci online sul sito Internet <www.alleanzacattolica.org/idis_dpf/dpf_indice.htm>.
(106) Valerio Pece (intervista a cura di), La Chiesa, la storia e la Contro-Rivoluzione, comparsa con il titolo Giovanni Cantoni, in Tempi. Settimanale di cronaca, giudizio, libera circolazione di idee, anno 16, n. 2, Milano 20-1-2010, pp. 42-44; trascritta in Cristianità, n. 355, gennaio-marzo 2010, pp. 65-70 (p. 66). Il riferimento interno è a Benedetto XVI, Discorso nell’incontro ufficiale per l’inaugurazione della nuova sede e per l’assegnazione del Premio Internazionale Paolo VI, Auditorium Vittorio Montini dell’Istituto Paolo VI, Concesio, dell’8-11-2009.
(107) Cfr. l’elenco completo delle scuole estive, fino al 2014 compreso, in appendice ad Alleanza Cattolica per il Sinodo sulla Famiglia, in Cristianità, anno XLIII, n. 377, luglio-settembre 2015, pp. 15-26 (p. 25).
(108) Cfr. G. Cantoni e Francesco Pappalardo (a cura di), Magna Europa. L’Europa fuori dall’Europa, D’Ettoris Editori, Crotone 2006, testo riveduto nella I ristampa corretta, 2007.
(109) Cfr. Hendrik Brugmans, Magna Europa, in Les Cahiers de Bruges. Recherches européennes, anno 5°, I, Bruges marzo 1955, pp. 108-115.
(110) Su di lui, cfr. il ricordo in Cristianità, anno XLIV, n. 382, ottobre-dicembre 2016, pp. 47-48.
(111) Cfr. Alberto Caturelli, Il Nuovo Mondo riscoperto. La scoperta, la conquista, l’evangelizzazione dell’America e la cultura occidentale, trad. it., con Prefazione di Pier Paolo Ottonello, Edizioni Ares, Milano 1992, pp. 368-370.
(112) Cfr. G. Cantoni, Ricordo di Julio Cesar Ycaza Tigerino (1919-2001). Coscienza dell’Iberoamerica e dell’Occidente cristiano, in Idem, Per una civiltà cristiana nel terzo millennio. La coscienza della Magna Europa e il quinto viaggio di Colombo, cit., pp. 213-219.
(113) Cfr. su di lui l’in memoriam, in Cristianità, anno XXI, n. 213-214, gennaio-febbraio 1993, p. 10; e di lui, Brasilianità lusitana e ispanica, trad. it., ibid., anno XXI, n. 222, ottobre 1993, pp. 19-22, nonché l’opera Sulla rappresentanza politica (cfr. ibid., nn. 204, pp. 5-8; 205-206, pp. 5-11; 207-208, pp. 5-12; 209-210, pp. 15-22; 211, pp. 19-23; 212, pp. 15-22, e 213-214, pp. 11-19). La stessa opera è stata poi data alle stampe, a cura e con una Introduzione di Giovanni Turco (Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 2009).
(114) Cfr. G. Cantoni, Un contro-rivoluzionario cattolico iberoamericano nell’età della Rivoluzione Culturale: il “vero reazionario” postmoderno Nicolás Gómez Dávila, in Cristianità, anno XXVIII, n. 298, marzo-aprile 2000, pp. 7-16 (ora in Idem, Per una civiltà cristiana nel terzo millennio. La coscienza della Magna Europa e il quinto viaggio di Colombo, cit., pp. 179-205); ampiamente anticipato, senza note, in Gómez Dávila, certosino dell’altopiano, con un’Antologia daviliana e una Bibliografia sommaria, in Percorsi di politica, cultura, economia, anno IV, n. 26, Roma febbraio 2000, pp. 45-48, poi raccolto con il titolo Nicolás Gómez Dávila, in G. Malgieri (a cura di), Conservatori da Edmund Burke a Russell Kirk, Il Minotauro, Roma 2006, pp. 303-308.
(115) Valerio Pece, intervista cit., pp. 65-66.
(116) Cfr. G. Cantoni, Per la purificazione della memoria storica del popolo italiano, in Cristianità, anno XXXV, n. 320, novembre-dicembre 2003, pp. 3-6 (p. 6).
(117) Cfr. Idem, La Rivoluzione francese nel processo rivoluzionario (testo della relazione al convegno internazionale Contro l’Ottantanove. Miti, interpretazioni e prospettive, Roma 25-26 febbraio 1989) e L’abolizione del «regime feudale» come specifico politico della Rivoluzione francese (testo dell’intervento al 6° Convivio della Società Italiana di Studi Araldici, Agazzano [Piacenza] 17 giugno 1989), entrambi in O. Sanguinetti (a cura di), Insorgenze antigiacobine in Italia (1796-1799). Saggi per un bicentenario, Istituto per la Storia delle Insorgenze, Milano 2001, rispettivamente pp. 61-74 e pp. 75-79.
(118) «Tale “lettura” — conferma a quasi trent’anni di distanza — ha costituito e continua a costituire il quadro di fondo dell’attività di Alleanza Cattolica nel suo apostolato culturale contro-rivoluzionario. Naturalmente con tutte le revisioni rese necessarie dal passare del tempo e dal suo esser esposta ai mutamenti che derivano dalla conoscenza storica, sia mia che della cultura storica italiana ed europea, dal momento che il “revisionismo”, intrinseco alla scienza storica, non va solo preteso, ma anche praticato» (Idem, Quatro prestigiosas edições de «Revolução e Contra-Revolução» na Itália, testo dell’intervista rilasciata a Piacenza al direttore dell’ufficio italiano di Tradizione Famiglia Proprietà Juan Miguel Montes Cousiño, apparsa in Catolicismo. Portavoz da TFP, anno XLIX, n. 580, San Paolo (Brasile) aprile 1999, pp. 12-15; trad. it., «Rivoluzione e Contro-Rivoluzione» quarant’anni dopo, in Cristianità, anno XXVII, n. 289, maggio 1999, pp. 17-20).
(119) Sul concetto di «nazionalità spontanea», cfr. Mario Albertini, Idea nazionale e ideali di unità supernazionali in Italia dal 1815 al 1918, 1961, ora, con il titolo Il Risorgimento e l’unità europea, in Idem, Lo Stato nazionale, il Mulino, Bologna 1997, pp. 147-220 (pp. 149-161).
(120) F. Pappalardo, L’identità nazionale italiana nel pensiero di Giovanni Cantoni, in P. Zoccatelli e I. Cantoni (a cura di), A maggior gloria di Dio, anche sociale. Scritti in onore di Giovanni Cantoni nel suo settantesimo compleanno, cit., pp. 201-213 (p. 203).
(121) Cfr. G. Cantoni, L’insorgenza come categoria storico-politica, in Cristianità, anno XXXIV, n. 337-338, settembre-dicembre 2006, pp. 15-28; e il mio L’Insorgenza come categoria politica nell’intuizione e nel pensiero di Giovanni Cantoni, ibid., anno XLVI, n. 395, gennaio-febbraio 2019, pp. 9-27.
(122) G. Cantoni, Prefazione a A. Ruggiero, cit., p. XII.
(123) Idem, L’insorgenza come categoria storico-politica, cit., p. 19.
(124) Cfr. Paolo Mazzeranghi, Gli Stati Uniti d’America: la Guerra d’Indipendenza (1776-1783) e la Guerra Civile (1861-1865), in G. Cantoni e F. Pappalardo (a cura di), Magna Europa. L’Europa fuori dall’Europa, cit., pp. 213-242, e G. Cantoni, L’Indipendenza politica iberoamericana (1808-1826): dalla «reazione istituzionale» alla guerra civile, ibid., pp. 383-430.
(125) Cfr. Alfredo Mantovano, Europa: vincere la crisi di identità, in Cristianità, anno XLV, n. 384, marzo-aprile 2017, pp. 15-27 (pp. 19-20).
(126) G. Cantoni, A proposito di Libertà Duratura, in Cristianità, anno XXIX, n. 308, novembre-dicembre 2001, pp. 3-4 (p. 3).
(127) Ibidem.
(128) M. Invernizzi, Alleanza Cattolica fra Sessantotto e «morte» della cristianità, in Cristianità, anno XLV, n. 384, marzo-aprile 2017, pp. 3-14 (pp. 10-11).
Cfr. anche G. Cantoni, «Cum Petro», «sub Petro», verso la civiltà cristiana nel terzo millennio, ibid., anno XXVIII, n. 300, cit.; Fatima e la Contro-Rivoluzione del secolo XXI, ibid., anno XXVIII, n. 301-302, settembre-dicembre 2000, pp. 3-14; e La «purificazione della memoria» e la devozione al Cuore Immacolato di Maria per la Nuova Evangelizzazione, ibid., XXX, n. 313, settembre-ottobre 2002, pp. 25-30.