Da AsiaNews del 11/08/2020
Per gli Usa, la Cina ha privato la città delle sue tradizionali libertà. Londra: La legge sulla sicurezza è un pretesto per silenziare l’opposizione democratica. Critiche anche da Ue e Onu. Condanna bipartisan da Taiwan. Pechino plaude agli arresti.
Hong Kong (AsiaNews) – Monta lo sdegno internazionale per l’arresto del magnate pro-democrazia, e proprietario del quotidiano Apple Daily, Jimmy Lai. L’imprenditore è stato arrestato ieri insieme ad altre nove persone, tra cui due suoi figli, in base alla nuova legge sulla sicurezza imposta da Pechino. Lai e gli altri sono accusati di aver “collaborato con forze straniere” e “cospirato a scopo di frode”.
Per il segretario di Stato Usa Mike Pompeo, l’arresto di Jimmy Lai dimostra che la Cina ha privato Hong Kong delle sue tradizionali libertà ed eroso i diritti dei suoi cittadini. Il vice presidente Mike Pence ha parlato di vero e proprio affronto a tutti coloro che amano la libertà. Il senatore repubblicano Marco Rubio, noto critico di Pechino, ha chiesto una risposta da tutto il “mondo libero” contro la repressione cinese.
Il 7 agosto, l’amministrazione Trump ha imposto sanzioni economiche su Carrie Lam, capo dell’esecutivo di Hong Kong, e altri 10 alti funzionari di Hong Kong e Pechino, implicati nell’attuare le politiche repressive di Pechino, che mirano a sopprimere le libertà e il processo democratico nell’ex colonia britannica. Pechino ha risposto con contro-sanzioni nei confronti di 11 cittadini Usa, fra cui alcuni esponenti del Congresso.
Il governo britannico ha condannato l’arresto di Lai. Un portavoce del premier Boris Johnson ha dichiarato che la legge sulla sicurezza è un pretesto per silenziare l’opposizione. Londra ricorda alle autorità di Hong Kong che la Dichiarazione sino-britannica del 1984, la Basic Law e la stessa normativa sulla sicurezza garantiscono la libertà dei media. Il Regno Unito ha già annunciato che sospenderà il trattato di estradizione con Hong Kong e agevolerà l’acquisto della cittadinanza da parte di molti residenti nella sua ex colonia.
L’Unione europea si schiera insieme a Londra e Washington nel criticare il fermo dell’imprenditore, sottolineando che il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali è un cardine del principio “un Paese, due sistemi”, su cui si fonda l’ampia autonomia di Hong Kong. A differenza di Stati Uniti e Gran Bretagna, la Ue non ha ancora adottato misure punitive nei confronti della Cina e dell’esecutivo della città semi-autonoma.
Anche le Nazioni Unite hanno espresso preoccupazione per la detenzione degli esponenti pro-democrazia della città. L’Ufficio dell’alto commissario per i diritti umani Michelle Bachelet ha chiesto alle autorità di Hong Kong di non usare il provvedimento sulla sicurezza per violare i diritti umani.
Anche le forze di maggioranza e opposizione a Taiwan si sono unite nel denunciare la mossa repressiva di Pechino, vista come una violazione delle libertà di Hong Kong. Il governo di Taipei parla di arresti “arbitrari”; i suoi oppositori del Kuomintang – nazionalista e filo-cinese – affermano che i fermi degli attivisti democratici indeboliscono il sostegno popolare per il governo di Hong Kong, ribadendo il loro appoggio alla democrazia e allo Stati di diritto nella città.
Alle critiche internazionali, Pechino risponde plaudendo all’arresto di Lai e delle altre personalità democratiche. L’Ufficio per gli affari di Hong Kong e Macao ha dichiarato che tutti coloro che colludono con forze straniere, e mettono in pericolo la sicurezza nazionale, “devono essere puniti in modo severo”. Per la leadership cinese, l’arresto di Lai dimostra che “la giustizia può arrivare in ritardo, ma fa il suo corso”.
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