di Vladimir Rozanskij da AsiaNews del 03/09/2020
Ancora nessuna spiegazione ufficiale al rifiuto di far rientrare l’arcivescovo a Minsk. Mons. Kosobutskij: I vescovi hanno il diritto e il dovere di non rimanere indifferenti a quanto accade nella società. Il governo non ha invitato i rappresentanti cattolici al Consiglio consultivo interreligioso: “E’ una nuova forma di persecuzione”. Le proteste al 25mo giorno. Le somiglianze con Solidarność.
Mosca (AsiaNews) – I cattolici bielorussi esprimono la loro ansia e attesa dopo il rifiuto delle autorità doganali a far rientrare in patria l’arcivescovo Tadeusz Kondrusiewicz. Il vicario generale dell’arcidiocesi di Minsk, mons. Jurij Kosobutskij (foto 4), ha rilasciato un’intervista al sito catholic.by, in cui esprime tutta la sua perplessità per una situazione “complicata e incomprensibile”. Finora non è stata data alcuna spiegazione ufficiale al rifiuto.
Da Bialystok, dove alloggia al presente, il metropolita Kondrusiewicz ha inviato un messaggio ai fedeli. Egli invita tutti a unirsi nella preghiera per la soluzione di questa spiacevole situazione, e in generale per la soluzione pacifica della crisi sociale e politica del Paese. Egli non vuole che il suo “esilio” in Polonia possa in qualche modo peggiorare l’atmosfera in Bielorussia. Kondrusiewicz sottolinea che tutti i suoi interventi sono stati assolutamente sinceri e trasparenti, e quindi non c’è ragione di sospettare una sua partecipazione a complotti contro lo Stato.
Anche Kosobutskij sottolinea che “tutti i membri della Chiesa Cattolica, in primo luogo i vescovi, hanno il diritto e il dovere di non rimanere indifferenti a quanto accade nella società”, e non si tratta di immischiarsi nella politica: il capo della Chiesa Cattolica locale non ha appoggiato alcun candidato, ma ha solo rivolto un appello all’onestà, al dialogo e alla cessazione delle violenze, cioè a principi morali e di interesse comune.
Secondo il vicario generale, “Lukašenko è stato male informato, e del resto lui stesso ammette di non avere sufficienti informazioni”. Come ogni vescovo, Kondrusiewicz può andare a Roma a ricevere incarichi e impegni dal Papa, non certo da altre autorità a Varsavia, a Mosca o in altri Paesi. Il calendario di fine agosto dell’arcivescovo era ricco di celebrazioni in Bielorussia, visitando le parrocchie, ed erano già fissate altre importanti visite pastorali di ritorno dalla Polonia. Inoltre, la diocesi precisa che “mons. Kondrusiewicz è in possesso soltanto della nazionalità bielorussa”. Lukashenko aveva diffuso la notizia che il prelato avesse passaporti di diverse nazionalità, quasi fosse una spia.
È evidente, continua Kosobutskij, che “si vogliono fare pressioni sulla Chiesa Cattolica in Bielorussia, e questa è una forma di persecuzione della Chiesa, anche se nessuno vuole parlarne apertamente; noi conosciamo bene la persecuzione, che abbiamo subito per tutto il periodo sovietico”.
Vale la pena ricordare che i dirigenti sovietici, in particolare Nikita Khruščev, avevano scelto la Bielorussia come il Paese dove cancellare totalmente la religione, “mostrando in televisione l’ultimo prete”. Mons. Kosobutskij osserva che il 31 agosto è stata convocata una riunione del Consiglio consultivo interreligioso presso il governo, ma i cattolici non sono stati neanche invitati, nonostante rappresentino la seconda confessione del Paese. A suo parere, il mancato invito dipende dal fatto che “noi abbiamo sempre qualcosa da rispondere alle richieste infondate delle autorità”.
Un caso evidente di persecuzione è quello della “chiesa rossa” bloccata dagli Omon nei giorni scorsi, e che da mesi è in difficoltà per inusitate pretese fiscali imposte per il suo utilizzo. Kosobutskij ricorda comunque che “le difficoltà non ci dividono, anzi ci uniscono. Per esempio, un gruppo di donne ortodosse è venuta ieri a pregare con noi nella cattedrale per la pace e la concordia, e per un rapido ritorno in patria del capo dei cattolici bielorussi, e a loro siamo molto grati”.
Il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo, ha espresso il suo sostegno al metropolita Kondrusiewicz e ai cattolici bielorussi: “Le autorità bielorusse – ha scritto Pompeo su Twitter – devono permettere il rientro dell’arcivescovo, affinchè egli possa prendersi cura del suo gregge in questi giorni di proteste. Egli e l’intero popolo bielorusso devono avere la possibilità di godere delle loro libertà fondamentali, compresa la libertà di confessione religiosa”.
Intanto le proteste in Bielorussia proseguono per il 25° giorno, in particolare i cortei pacifici delle donne, e gli scioperi in molte imprese, soprattutto quelli degli studenti e dei minatori. Essi ricordano gli scioperi polacchi di Solidarność degli anni ’80 del secolo scorso, che portarono alla caduta del regime comunista, e che ebbero una forte eco anche in Bielorussia.
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