Libro molto utile, dal titolo perfetto, per chi voglia comprendere un aspetto particolare della perversione dell’ideologia comunista nell’Unione sovietica che si andava costituendo, in riferimento alla comunità intellettuale degli scrittori.
Quale doveva essere il ruolo dei letterati, degli intellettuali, degli scrittori in quella fase particolare della costruzione dello stato rivoluzionario, dell’economia sovietica e dell’”uomo nuovo” socialista? Non certo perpetuare la scrittura di vacui romanzi borghesi pieni di personaggi deboli e intrinsecamente nemici del radioso avvenire socialista, no. I nuovi eroi dovevano essere forgiati soltanto e unicamente sullo stampo sovietico.
Con uno stile rigorosamente cronachistico, ma venato da una sottile ironia – diremmo quasi meccanica nella enormità irreale di quanto si sta narrando -, Westerman racconta della sera, il 26 ottobre del 1932, in cui quaranta fra i più importanti intellettuali e scrittori sovietici vengono convocati da Gor’kij per un incontro con Stalin allo scopo di ricevere direttive per “una letteratura degna dell’imminente quindicesimo anniversario della Rivoluzione”.
“Dopo il primo bicchiere di vodka Gor’kij passa la parola agli scrittori. Segue una serie di interventi cauti, in cui i presenti sottolineano l’impossibilità di ritirarsi in una torre d’avorio. Gli oratori misurano le parole, non sapendo che cosa ci si attende da loro. Propongono brindisi senza improvvisazioni, con le formule sicure e affidabili della tradizione, ovviamente alla salute e all’illimitata saggezza del loro capo.”
“Stalin, che fino ad allora ha ascoltato fumando la pipa, dopo un simile, impacciato inizio, prende decisamente in mano la situazione. «I nostri carri armati non valgono niente», attacca, «se le anime che devono guidarli sono di argilla. Per questo dico: la produzione delle anime è più importante di quella dei carri armati. (…) La produzione di anime umane è importante. E per questo brindo a voi scrittori, perché siete ingegneri di anime.”
Lo scenario principale su cui gli scrittori devono esercitare le loro capacità di forgiare le anime umane sovietiche è principalmente quello delle grandi opere idrauliche: deviazioni di fiumi, costruzioni di dighe, lotta ai territori sabbiosi del sud per renderli fertili e verdeggianti come quelli del nord. Solo un popolo rivoluzionario – fattosi causa prima e fine ultimo della storia – poteva rifiutare di essere assoggettato alla natura e proporsi di modificarla a suo vantaggio spostando da nord a sud il letto dei fiumi e ricacciando indietro il deserto come fosse polvere da spazzolare via. I capitoli dedicati a questi temi sono avvincenti, Westerman è un reporter olandese, viaggiatore avventuroso, che ha visitato di persona ogni sperduto lembo di terra di cui narra. E dopo aver riportato la realtà – irrealistica e un po’ allucinata – così come narrata da Konstantin Paustovskij, il più grande scrittore dell’”epopea idraulica” sovietica, va poi direttamente sui siti reali a verificare cosa in realtà ne è stato di fiumi deviati, dighe poderose e deserto addomesticato: e la desolazione dei fallimenti, mai raccontati, delle bugie, mai smentite, affiorano inesorabili e amare. Il caso delle opere sul golfo del Kara Bugaz collegato al Mar Caspio è emblematico.
Sottotraccia nel libro si percepisce bene tutta la folle trama delle persecuzioni e dei tradimenti degli amici che si capovolgono in ex amici o nemici e quindi vengono eliminati, e delle adesioni incondizionate ai dettami di partito che diventano sospette e meritano anch’esse persecuzioni ed esecuzioni, o, se va bene, allontanamenti nell’oblio della marginalità dopo essere stati sui piedistalli dell’eroismo comunista.
Si lascia il libro con la sensazione che il comunismo possa essere stato una sorta di meteorite, intriso di follia antiumana, piombato sulla terra a far danni per decenni (con conseguenze tuttora non concluse).
Di sicuro, una follia ideologica che ha creduto di poter forgiare “ingegneri di anime”, dimenticando che un Ingegnere c’è, prima di ogni cosa, e solo Lui conosce l’anima umana, perché è uscita dalle sue mani e dal soffio del suo spirito.
Reportage avvincente sulla desolazione lasciata dal comunismo sovietico nelle terre in cui ha cercato di opporsi persino alla natura della geografia, nonché nelle vite dei protagonisti di quegli anni.
Categoria: Saggio
Autore: Frank Westerman
Pagine: 364 pp
Prezzo: € 18,00
Anno: 2020
Editore: Iperborea, Milano
EAN: 9788870916201