La libertà della Chiesa nello Stato comunista, il cui titolo originale suona A libertade da Igreja no Estado comunista, è stato pubblicato per la prima volta sul n. 152, dell’agosto 1963, del prestigioso mensile culturale Catolicismo, edito nella diocesi di Campos, in Brasile, sotto l’egida di S. E. Rev.ma mons. Antonio de Castro Mayer.
Sollecitato da diverse personalità che avevano letto il saggio e se ne erano vivamente interessate, l’Autore ha svolto con maggiore ampiezza alcuni argomenti già presenti nella prima versione. Lo studio così ampliato è stato stampato sul n. 161 di Catolicismo, nel maggio 1964, con lo stesso titolo.
Nell’agosto 1974 è uscita la decima edizione in portoghese, per la quale l’Autore ha ritenuto opportuno cambiare il titolo in Acordo com o regime comunista: para a Igreja, esperança ou autodemolição?
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La libertà della Chiesa nello Stato comunista fu distribuito a tutti i Padri presenti alla seconda sessione del Concilio Ecumenico Vaticano II, e, nella versione ampliata, a tutti i partecipanti alla terza sessione.
A proposito di questo suo studio, l’Autore ha ricevuto lettere di felicitazione dagli eminentissimi cardinali Eugenio Tisserant, oggi scomparso, Alfredo Ottaviani, allora segretario della Suprema Sacra Congregazione del Santo Offizio, Norman Thomas Gilroy, già arcivescovo di Sidney (Australia), da sua Beatitudine Paul II Cheicko, patriarca di Babilonia dei Caldei, e da numerosi altri prelati.
Tra tutte, però, occupa una posizione di rilievo una lettera profondamente elogiativa inviata, a proposito di questo saggio, a S. E. Rev.ma mons. Antonio de Castro Mayer dalla Sacra Congregazione dei Seminari e delle Università, oggi Sacra Congregazione per l’educazione Cattolica.
Tradotto in otto lingue (francese, inglese, italiano, polacco, spagnolo, tedesco, ucraino e ungherese), La libertà della Chiesa nello Stato comunista ha avuto 33 edizioni, per un totale di 160 mila esemplari. Lo studio è stato anche riprodotto integralmente su più di trenta giornali e riviste di undici paesi diversi, tra i quali merita una speciale segnalazione Il Tempo, il maggiore quotidiano di Roma.
Recensioni e commenti sono stati pubblicati su un numero elevatissimo di pubblicazioni.
La prestigiosa rivista di filosofia e teologia Divus Thomas, di Piacenza, gli ha dedicato un commento di tre pagine, firmato dal direttore, padre Giuseppe Perini C. M., nel numero di aprile-settembre 1964.
È molto significativo che perfino la rivista Informations Catholiques Internationales, il cui orientamento progressista a oltranza è ben noto, abbia ritenuto di dover pubblicare una recensione dello scritto del professor Plinio Corrêa de Oliveira.
Reazione caratteristica – e perciò meritevole di una speciale menzione – ha avuto Jean Marie Domenach, direttore della nota rivista progressista Esprit, che è giunto ad affermare, a proposito di questo studio, che “la difesa della proprietà non fa parte dell’insegnamento di Cristo”.
Nessuna presa di posizione, però, ha forse illustrato meglio l’importanza e l’attualità dello studio del professor Plinio Corrêa de Oliveira, della indignata protesta lanciata contro di esso dalla associazione Pax, organizzazione polacca di “cattolici” di sinistra, la cui sfacciata adesione al regime comunista ha provocato condanne dello stesso episcopato. Un ampio articolo intitolato Lettera aperta al dr. Plinio Corrêa de Oliveira è stato pubblicato in prima pagina dal settimanale Kierunki di Varsavia (n. 8 del 1º marzo 1964) e dal mensile Zycie i Mysl (n. 1-2 del 1964), della stessa associazione Pax, da Zbigniew Czajkowski, membro importante di questo movimento.
Il professor Plinio Corrêa de Oliveira ha risposto in Catolicismo (n. 162 del giugno 1964) e Zbigniew Czajkowski ha replicato con una nuova lettera aperta pubblicata sugli stessi periodici (Kierunki, n. 43 del 25-10-1964 e Zycie i Mysl, n. 9 del 1964). E ha anche aggiunto: “La nostra discussione ha suscitato in Polonia un grande interesse, come testimoniano, tra le altre, le notizie e le informazioni pubblicate in proposito da altri periodici, che rispetto alle sue tesi assumono il mio stesso atteggiamento”. La seconda risposta del professor Plinio Corrêa de Oliveira è comparsa in Catolicismo, n. 170 del febbraio 1965.
Il dibattito tra il professor Plinio Corrêa de Oliveira e il giornalista polacco ha avuto ripercussioni a Parigi, provocando l’intervento, a fianco dell’autore dello studio, di Henri Carton, de L’Homme Nouveau, e a fianco di Z. Czajkowski di A. V. di Témoignage Chrétien, altro importante organo progressista (cfr. Catolicismo, n. 165 del settembre 1964 e n. 166 dell’ottobre dello stesso anno).
A sua volta, Tadeusz Masowiecki, redattore-capo del mensile Wiez e deputato del gruppo cattolico Znak alla Dieta polacca, ha pubblicato sulla sua rivista (n. 11-12 di novembre-dicembre 1963), in collaborazione con A. Wielowieyski, un articolo che intende essere una risposta al presente studio.
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Per dodici anni la Sociedade Brasileira de Defesa da Tradição, Familia e Propriedade (TFP), di cui il professor Plinio Corrêa de Oliveira presiede il consiglio nazionale, e le organizzazioni americane ed europee che si ispirano ai medesimi ideali, hanno diffuso attivamente questo studio, come forma di lotta contro il miraggio collaborazionista o arrendista di fronte al comunismo.
L’edizione italiana, cui dedichiamo tutto il presente numero di Cristianità, – tradotta direttamente dalla decima edizione portoghese – intende essere un contributo di Alleanza Cattolica allo sforzo di tagliare la strada a una collaborazione tra i figli della luce e i figli delle tenebre, collaborazione che, per la natura stessa delle cose, può risolversi soltanto in una catastrofe per i primi e in una vittoria per i secondi.
La lettera della Sacra Congregazione dei Seminari e delle Università, dove si elogia «La libertà della Chiesa nello Stato comunista»