Il 30 dicembre 1989 si è spento a Roma Augusto Del Noce, “testimone esemplare, con le Sue magistrali riflessioni filosofiche sulla politica e sulla storia, di una fede che si fa cultura”, come Alleanza Cattolica ha voluto scrivere nel necrologio pubblicato in occasione della scomparsa (Il Tempo, 2-1-1990).
Nato a Pistoia l’11 agosto 1910 da una famiglia di militari, trascorre la giovinezza a Torino, conservando la fede e la libertà di giudizio pur nella frequentazione degli ambienti intellettuali permeati dal marxismo più aggressivo e dall’illuminismo più intollerante, che uomini come Antonio Gramsci e Piero Gobetti avevano abilmente propagato nella società torinese del tempo.
Nel dopoguerra, quando la cultura radical-marxista diventa lo strumento più attivo per realizzare il programma di secolarizzazione totalitaria della politica e della società, reagendo contro il pensiero “cattolico” di sinistra, ha l’energia intellettuale e il coraggio morale di identificare le radici teologiche e filosofiche della disgregazione contemporanea e di confutare le menzogne dell’ateismo partendo dalle grandi verità della fede e della metafisica, percorrendo criticamente tutte le contraddizioni del pensiero immanentistico, indicandone l’esito nichilistico, quindi mostrando la necessità, per la salvezza dell’umanità, del ritorno alle verità salvifiche della fede e della morale tradizionale.
La mappa preziosa delle contraddizioni della filosofia immanentistica moderna è tracciata nelle due opere fondamentali Il problema dell’ateismo. Il concetto di ateismo e la storia della filosofia come problema (Il Mulino, Bologna 1964) e Riforma cattolica e filosofia moderna. Cartesio (Il Mulino, Bologna 1965). Seguono Il problema politico dei cattolici (Unione Italiana per il Progresso della Cultura, Roma 1967) e L’epoca della secolarizzazione (Giuffrè, Milano 1970), una raccolta di saggi, comparsi su varie riviste negli anni che vanno dal 1964 al 1969, in cui esprime giudizi filosofici e storici, che si pongono come premessa dell’indispensabile rettificazione della teoria e della prassi dei cattolici impegnati nella vita politica e che mettono in crisi i conformismi consolidati della cultura dominante.
Ne Il vicolo cieco della sinistra (Rusconi, Milano 1970) — opera a cui collaborano anche Thomas Molnar e Jean-Marie Domenach — delinea chiaramente, nel momento della massima espansione mondiale del comunismo, i termini della sua sconfitta, per aver realizzato, per la prima volta nella storia, una società compiutamente totalitaria, dalle caratteristiche specularmente opposte a quelle del “regno della libertà” vagheggiato utopisticamente da Karl Marx e dai suoi seguaci.
Quindi, in Tramonto o eclissi dei valori tradizionali? (Rusconi, Milano 1971), in polemica vigorosa con Ugo Spirito — coautore del volume — ribadisce l’incrollabile fiducia, fondata razionalmente, nel riemergere dei valori di verità e di moralità.
Pubblica poi I caratteri generali del pensiero politico contemporaneo. Lezioni sul marxismo (Giuffrè, Milano 1972), in cui approfondisce la dimensione politica dell’ideologia marxista; L’Eurocomunismo e l’Italia (Europa Informazioni, Roma 1976), dedicato all’esame di quella singolare concentrazione di errori filosofici e di menzogne storiche costituita dalla modalità più sottile e meno brutale con cui le centrali comuniste dell’Europa Occidentale e, in specie, quella italiana, operano per la conquista del potere politico nei paesi più evoluti culturalmente, socialmente ed economicamente. Vede infine la luce Il suicidio della rivoluzione (Rusconi, Milano 1978), in cui delinea in modo organico una storia culturale dell’Italia contemporanea, e di cui è approfondimento Il cattolico comunista (Rusconi, Milano 1981), che svela in modo esemplare le linee “discrete” lungo le quali si è consumata, nel tempo seguente la seconda guerra mondiale, il tradimento di settori non marginali della cultura cattolica.
Nell’ultima parte della sua vita si dedica a un’intensa attività pubblicistica ed entra direttamente nell’agone politico accettando, nel 1984, una candidatura al Senato per la Democrazia Cristiana. E in Senato è strenuo difensore della libertà della cultura, ispirando la resistenza in difesa della scuola cattolica e dell’insegnamento religioso nella scuola pubblica. Negli ultimi anni, abbandonata la politica attiva, realizza sempre più la sua vocazione di studioso della politica e della storia, guidando e affiancando le iniziative culturali più innovatrici del mondo cattolico, spronato all’operosa presenza nella società dall’insegnamento di Papa Giovanni Paolo II.
Laureato in filosofia nel 1932 con una tesi su Nicolas Malebranche — si era iscritto a questa facoltà nel 1928, dopo aver frequentato il liceo Massimo d’Azeglio —, dal 1948 è libero docente in Storia della Filosofia, dal 1963 è prima incaricato e poi ordinario di Storia della Filosofia Moderna e Contemporanea all’Università di Trieste, quindi, dal 1969, all’Università La Sapienza di Roma, è titolare della cattedra di Storia delle Dottrine Politiche e, finalmente, di Filosofia della Politica. Non impegnato soltanto nell’attività accademica, guida insieme ad altri importanti iniziative editoriali come la collana Documenti di cultura moderna, in cui l’editore torinese Borla presenta al pubblico italiano autori come Marcel de Corte, Manuel García Pelayo, Hans Sedlmayr ed Eric Voegelin.
Augusto Del Noce ha onorato con la sua amicizia molti militanti di Alleanza Cattolica e ha guardato con simpatia all’associazione, ai suoi scopi e alla sue iniziative. Lettore attento di Cristianità, commentava spesso gli accadimenti politici con consonante valutazione, confermata dall’articolo in cui segnalò una raccolta di scritti tratti appunto da questa rivista (cfr. le sue Riflessioni sulla “Lezione italiana”, in Il Tempo, 4-6-1980, trascritte in Cristianità, anno VIII, giugno-luglio 1980). Dedicava generosamente il suo tempo agli incontri con i giovani e amava conversare con loro, profondamente convinto della fruttuosità del dialogo, quando sia condotto nell’attenzione costante alla ricerca della verità.