Nota del 7 aprile 2019.
Riproponiamo il ricordo di un grande personaggio a dieci anni dalla sua scomparsa
Il 7 aprile 2009 è morto a Madrid — dove si era fermato nel viaggio di ritorno dall’Italia agli Stati Uniti d’America — Stanley László Jaki O.S.B., filosofo, saggista, professore universitario, teologo e fisico ungherese naturalizzato statunitense.
Nato a Györ, nell’Ungheria nord-occidentale, il 17 agosto 1924, a diciotto anni entra nell’Ordine Benedettino e il 13 maggio 1944 emette la professione religiosa. Dopo aver completato gli studi universitari in Filosofia, Teologia e Matematica, nel 1947 si reca a Roma per conseguire la laurea in teologia presso il Pontificio Istituto Sant’Anselmo dove, nel 1950, ottiene anche il dottorato. Intanto il 29 giugno 1948 era stato ordinato sacerdote. Nel 1951 si trasferisce negli Stati Uniti d’America — di cui acquisterà la cittadinanza — per insegnare Teologia Sistematica e contemporaneamente per seguire corsi di Storia Americana, Letteratura, Matematica e Scienze allo scopo di ottenere il riconoscimento degli studi universitari compiuti in Ungheria. Negli Stati Uniti d’America consegue prima la laurea in Scienze e poi, nel 1957, il dottorato in Fisica, con una tesi condotta sotto la direzione del fisico austriaco Victor Franz Hess (1883-1964), lo scopritore dei raggi cosmici, premio Nobel per la Fisica nel 1936. Nel 1956 la prestigiosa casa editrice Herder pubblica una versione ampliata della sua tesi di laurea in Teologia, Les tendences nouvelles de l’ecclésiologie, ristampata nel 1963 grazie al rinnovato interesse per l’argomento dovuto al Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965), allora in pieno svolgimento. Fra i suoi numerosi titoli accademici sono da menzionare lauree honoris causa in Filosofia, in Matematica e in Lettere.
I suoi interessi si orientano decisamente verso la storia e la filosofia della scienza, che diventeranno il campo principale della sua multiforme attività intellettuale e della sua abbondante produzione scientifica. Dal 1958 al 1960 è ricercatore di Storia e Filosofia della Fisica presso le università di Stanford e di Berkeley, mentre nel biennio successivo è Visiting Fellow all’università di Princeton per un programma di ricerca nella stessa disciplina. Nel 1965 diviene docente alla Seton Hall, l’università cattolica del New Jersey. Negli anni 1975 e 1976 è lettore all’università di Edimburgo, nell’ambito delle Gifford Lectures, un ciclo di conferenze che dal 1887, per volontà del giurista scozzese Lord Adam Gifford (1820-1887), si svolge nelle quattro università della Scozia allo scopo di promuovere lo studio della teologia naturale, cioè delle vie attraverso le quali la conoscenza della natura può costituire la base per un discorso su Dio che prescinda dal dato rivelato o soprannaturale. Nel 1977 svolge lo stesso incarico presso il Balliol College di Oxford, nell’ambito delle Fremantle Lectures. Nel 1980 è Hoyt Fellow alla Yale University e nel 1988 e 1989 Farmington Institute Lecturer all’università inglese di Oxford. Nel 1987 riceve il Premio Templeton per aver migliorato la comprensione del rapporto fra scienza e religione.
Associato a numerosi sodalizi scientifici e culturali è stato, fra l’altro, membro onorario della Pontificia Accademia delle Scienze e membro effettivo di numerose accademie e fondazioni culturali, fra cui la Olbers Gesellschaft di Brema, in Germania, e la Società Ellenica per gli Studi Umanistici, di Atene. Fra le opere — alcune decine di volumi e centinaia di articoli su temi riguardanti prevalentemente la storia e la filosofia della scienza — sono disponibili in lingua italiana Le strade della scienza e le vie verso Dio (Jaca Book, Milano 1988), che raccoglie il ciclo delle Conferenze Gifford, Dio e i cosmologi (Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1991; su cui cfr. Luciano Benassi, Fede, scienza e falsi miti nella cosmologia contemporanea, in Cristianità, anno XXI, n. 224, dicembre 1993, pp. 17-25); Il Salvatore della scienza (Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1992); Lo scopo di tutto. Scienza, filosofia & teologia si interrogano sulla finalità (Ares, Milano 1994); La strada della scienza e le vie verso Dio (Jaca Book, Milano 1994); Un miracolo del sole, o di qualcos’altro? (Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, Roma 2004); Cristo e la scienza (Fede & Cultura, Verona 2006); Il messaggio e il suo mezzo. Un trattato sulla verità (Fede & Cultura, Verona 2007); Disegno intelligente? (Fede & Cultura, Verona 2007); Domande su scienza e religione (Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, Roma 2008) e Gesù, Islam, Scienza (Fede & Cultura, Verona 2009), nonché, fra le pubblicazioni teologiche, Le Litanie di San Giuseppe (Aracne, Roma 2006). Fra le opere non tradotte meritano di essere ricordate Brain, Mind and Computers, “Cervello, mente e calcolatori” (Herder and Herder, 1969), che gli è valso il premio Lecomte du Noüy nel 1970; Science and Creation: from eternal cycles to an oscillating universe, “Scienza e creazione: dai cicli eterni a un universo oscillante” (Science History Publication, 1974); Uneasy genius: the life and work of Pierre Duhem, “Un genio scomodo: la vita e l’opera di Pierre Duhem [1861-1916]” (Martinus Nijhoff, Dordrecht 1984); e Chesterton: a Seer of Science, “Chesterton [Gilbert Keith (1874-1936)]: un profeta della scienza” (University of Illinois Press, Urbana 1986).
Nel 1994, in Italia per partecipare ai lavori della Pontificia Accademia delle Scienze, rilascia un’intervista a Benassi e a Maurizio Brunetti su Fede e ragione fra scienza e scientismo (cfr. Cristianità, anno XXIII, n. 239, marzo 1995, pp. 15-20). Nel 2000, in occasione di una conferenza a Ostuni, in provincia di Brindisi, organizzata da Alleanza Cattolica sul tema Giordano Bruno e la scienza medioevale: continuità o frattura?, rilascia una nuova intervista a Cosimo Baldaro e a Cosimo Galasso su Giordano Bruno “martire della scienza”? (cfr. ibid., anno XXVIII, n. 299, maggio-giugno 2000, pp. 13-16).
Nella sua produzione rimane centrale il tema del rapporto fra fede e scienza, visti non come poli irriducibili e contrapposti, ma, in aperta polemica con la cultura dominante, come termini conseguenti di un unico percorso intellettuale. Tutta la sua opera è stata orientata a dimostrare l’intima dipendenza esistente fra una corretta nozione di Dio e il manifestarsi di un atteggiamento scientifico, di cui è prova il fatto che la scienza è nata e si è sviluppata, dopo secoli di tentativi regolarmente abortiti, solo all’interno della cultura cristiana occidentale.