di Elisabetta Rosaspina dal Corriere della Sera del 23/10/2020
Vietato se il feto è malformato. Tusk: mascalzonata politica
L’aborto in Polonia diventa, di fatto, illegale. Il partito di maggioranza ultra-cattolico e nazionalista, il PiS (Diritto e Giustizia), è riuscito a spuntare dall’Alta Corte la sentenza che caldeggiava da tempo: interrompere la gravidanza «soltanto» perché il feto presenta malformazioni irreversibili è contrario alla Costituzione. Perché sarebbe una forma di discriminazione o, peggio, di eugenetica. Ossia di selezione della specie.
La decisione, che mette fuori legge il 97% dei casi in cui l’aborto era finora permesso anche in Polonia, limita dunque la possibilità di ricorrere all’interruzione di gravidanza alle eventualità più rare: quando proseguirla metterebbe in pericolo la vita o la salute della madre, oppure se il concepimento è il risultato di uno stupro o di un incesto. Secondo i dati ufficiali del ministero della Sanità polacco, infatti, nel 2019 su 1.110 aborti terapeutici, 1.074 erano motivati dalle gravi anomalie che avrebbero afflitto il nascituro.
Dei 13 componenti della Corte Costituzionale, presieduta da 4 anni da una donna, Julia Przylebska, solamente due si sono opposti alla nuova, netta virata conservatrice della legislazione sull’aborto, già una delle più restrittive d’Europa. Uno dei due dissidenti, il giudice Leon Kieres, si è detto consapevole delle drammatiche conseguenze che dovranno affrontare le donne costrette a partorire figli condannati a convivere con pesanti menomazioni o addirittura a morire in breve tempo.
Ma le pressioni politiche hanno infine avuto la meglio e la corte ha accolto l’istanza di 119 deputati di destra. Già ad aprile, in pieno lockdown, il parlamento aveva discusso il drastico ridimensionamento del diritto all’aborto e anche la messa al bando dell’educazione sessuale per i minori di 18 anni, come invocato dai movimenti anti-Lgbt. La questione era stata però sospesa per essere esaminata dalle sotto commissioni.
Ora come allora le associazioni per i diritti delle donne o degli omosessuali non si sono potute mobilitare per evitare assembramenti; e ieri davanti al palazzo dell’Alta Corte, si sono fronteggiati due sparuti gruppi di idee opposte. In compenso abbondano le reazioni on line e a mezzo stampa. Soddisfatto il presidente Andrzej Duda, mentre Donald Tusk, ex primo ministro polacco e presidente del Partito popolare europeo, denuncia la tempistica sospetta: «La decisione di questo pseudo tribunale nel bel mezzo della pandemia è peggio che cinismo, è una mascalzonata politica». Dunja Mijatovic, commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa, avverte che il giro di vite si tradurrà in un pauroso aumento del ricorso ai laboratori clandestini o alle cliniche estere.
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