L’assenza della verità nel dibattito pubblico. Spunti a partire dall’enciclica Fratelli tutti
di Marco Invernizzi
Nell’ultima enciclica Fratelli tutti c’è un passaggio che richiama il tema della verità. «Che cos’è la verità» è forse la domanda più assente nella vita pubblica attuale e questa assenza, con ogni probabilità, rende infelici gli uomini del nostro tempo, costretti a “fare” molte cose per vivere e, spesso, a morire senza essersi interrogati su quale sia il significato di quello che hanno realizzato. «È possibile prestare attenzione alla verità, cercare la verità che risponde alla nostra realtà più profonda?», si chiede Papa Francesco dopo avere indicato i mali della nostra epoca nel primo capitolo e, nel secondo, il buon samaritano come modello a cui guardare per prendersi cura delle ferite del prossimo. Il Papa fornisce anche alcune indicazioni sociali e politiche per costruire un “mondo aperto”, che sappia superare l’egoismo dei nazionalismi e l’errore del globalismo, che annulla le differenze e mortifica le identità specifiche dei popoli.
Questo risultato è, però, impossibile senza il rispetto della verità. Quest’ultima è certamente e anzitutto Colui che ha fatto ogni cosa. La Verità, che è quindi Dio, la Ragione creatrice, esiste e può essere cercata nelle leggi della creazione, attraverso le quali possiamo risalire al Creatore.
Questa ricerca umana è completamente assente nel dibattito culturale odierno. Dio è assente perché la ricerca della verità è stata giudicata impossibile dalla cultura moderna, addirittura pericolosa perché potrebbe generare fanatismi. Guardiamo il caso francese, dove al fanatismo derivante da un uso sbagliato della religione islamica viene contrapposto il laicismo radicale, con annessa la libertà di potere offendere la stessa religione. Per evitare un fanatismo se ne crea un altro, e si induce l’uomo a ritenere pericoloso occuparsi della ricerca della verità. Ma come finisce l’uomo senza la verità? Si può pensare che sia vera vita quella che viene privata del suo significato ultimo e decisivo? E come saranno, anzi, come vivono le nazioni che hanno messo da parte la verità? «Che cos’è la legge senza la convinzione, raggiunta attraverso un lungo cammino di riflessione e di sapienza, che ogni essere umano è sacro e inviolabile?» (Fratelli tutti, n. 207), domanda ancora il Papa. L’attacco portato alla vita innocente comincia dal disprezzo per la verità. Se non è vero che ogni uomo è sacro e inviolabile, perché preoccuparsi della sua eliminazione? Continua il regnante Pontefice: «Affinché una società abbia futuro, è necessario che abbia maturato un sentito rispetto verso la verità della dignità umana, alla quale ci sottomettiamo. Allora non ci si asterrà dall’uccidere qualcuno solo per evitare il disprezzo sociale e il peso della legge, bensì per convinzione. È una verità irrinunciabile che riconosciamo con la ragione e accettiamo con la coscienza. Una società è nobile e rispettabile anche perché coltiva la ricerca della verità e per il suo attaccamento alle verità fondamentali» (Fratelli tutti, n. 207).
C’è una splendida meditazione di Joseph Ratzinger su questo tema, nel suo libro sulla vita di Gesù, a commento dell’incontro fra il Signore e Ponzio Pilato, all’inizio della Passione (Joseph Ratzinger, Opera omnia. Gesù di Nazaret. La figura e il messaggio, vol. 6/1, Lev 2013, pp. 615 ss): «Che cos’è la verità? La domanda del pragmatico (cioè di Pilato, ndr), posta superficialmente con un certo scetticismo, è una domanda molto seria, nella quale effettivamente è in gioco il destino dell’umanità». Parole eccessive quelle del Papa emerito? Si può vivere bene senza cercare la verità? E si può ottenere la giustizia senza la verità? «… che cosa succede se la verità non conta nulla?», si chiede ancora Ratzinger: «Quale giustizia allora sarà possibile? Non devono forse esserci criteri comuni che garantiscano veramente la giustizia per tutti – criteri sottratti all’arbitrarietà delle opinioni mutevoli ed alle concentrazioni del potere?».
Sono parole importanti, e consiglio caldamente la lettura di tutto il capitolo del libro. Qualcuno potrebbe pensare che siano parole astratte, che nulla hanno a che fare con quello che accade oggi, con la verità e la giustizia per le quali dobbiamo batterci in queste ore. Ma non è così, e lo spiega lo stesso Benedetto XVI: «Anche oggi, nella disputa politica come nella discussione circa la formazione del diritto, per lo più si prova fastidio per essa. Ma senza la verità l’uomo non coglie il senso della sua vita, lascia, in fin dei conti, il campo ai più forti». Non ci vuole molto per osservare come queste parole siano estremamente attuali. I “pragmatici”, o meglio i relativisti, quelli che vogliono vivere come se la verità non ci fosse, detengono la gran parte dei poteri: hanno i media, hanno le maggioranze parlamentari, hanno le centrali economiche e finanziarie. Ma non hanno ragione, perché non conoscono Dio, «la stessa somma e prima verità», come spiega san Tommaso (S. Theol., I, q 16, a 5c).
Martedì, 27 ottobre 2020