La festa di Tutti i Santi illumina il destino di gloria che attende soprattutto i misericordiosi e i miti, come il nuovo beato Michael McGivney, fondatore dei Cavalieri di Colombo.
di Michele Brambilla
Come spiega bene Papa Francesco all’inizio dell’Angelus del 1° novembre, «in questa solenne festa di Tutti i Santi, la Chiesa ci invita a riflettere sulla grande speranza, che si fonda sulla risurrezione di Cristo: Cristo è risorto e anche noi saremo con Lui. I Santi e i Beati sono i testimoni più autorevoli della speranza cristiana, perché l’hanno vissuta in pienezza nella loro esistenza, tra gioie e sofferenze, attuando le Beatitudini che Gesù ha predicato e che oggi risuonano nella liturgia (cfr Mt 5,1-12a)».
Il Papa si concentra soprattutto su due beatitudini, «Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati» e «Beati i miti, perché avranno in eredità la terra» (Mt 5,4-5). «Sembrano parole contraddittorie», dice il Pontefice, «perché il pianto non è segno di gioia e felicità. Motivi di pianto e di sofferenza sono la morte, la malattia, le avversità morali, il peccato e gli errori», eppure «Gesù proclama beati coloro che piangono per queste realtà e, nonostante tutto, confidano nel Signore e si pongono sotto la sua ombra. Non sono indifferenti, e nemmeno induriscono il cuore nel dolore, ma sperano con pazienza nella consolazione di Dio. E questa consolazione la sperimentano già in questa vita», nonostante siano considerati dai non credenti degli “illusi”.
Nel mondo contemporaneo non godono di migliore fama i miti: «miti sono coloro che sanno dominare sé stessi, che lasciano spazio all’altro, lo ascoltano e lo rispettano nel suo modo di vivere, nei suoi bisogni e nelle sue richieste. Non intendono sopraffarlo né sminuirlo, non vogliono sovrastare e dominare su tutto, né imporre le proprie idee e i propri interessi a danno degli altri. Queste persone, che la mentalità mondana non apprezza, sono invece preziose agli occhi di Dio, il quale dà loro in eredità la terra promessa, cioè la vita eterna».
Il Santo Padre richiama l’esempio di un sacerdote statunitense beatificato giusto il giorno prima, il beato Michael McGivney (1852-90): «ieri, ad Hartford, negli Stati Uniti d’America, è stato proclamato beato Michael McGivney, sacerdote diocesano, fondatore dei Cavalieri di Colombo. Impegnato nell’evangelizzazione, si prodigò per sovvenire alle necessità dei bisognosi, promuovendo il mutuo soccorso. Il suo esempio stimoli tutti noi a testimoniare sempre più il Vangelo della carità». Padre McGivney seppe conquistare le anime proprio con la misericordia e la mitezza, virtù esercitate in un contesto americano che, alla fine dell’Ottocento, era ancora impregnato di pregiudizi protestanti nei confronti dei Roman Catholics. Oggi i Cavalieri di Colombo, il cui nome è un riferimento esplicito all’operazione culturale, inaugurata dai viaggi di Cristoforo Colombo (1451-1506), che permise di fondare nel “Nuovo Mondo” una “Magna Europa” erede della Cristianità medievale, sono più di 700.000 e agiscono in 13 Paesi del mondo.
Francesco invita i fedeli a pregare per la soluzione del conflitto tra Armenia e Azerbaigian: «vorrei rinnovare il mio accorato appello ai responsabili delle parti in conflitto, affinché “intervengano quanto prima possibile, per fermare lo spargimento di sangue innocente” (Enc. Fratelli tutti, 192): non pensino di risolvere la controversia che li oppone con la violenza, ma impegnandosi in un sincero negoziato, con l’aiuto della comunità internazionale».
Lunedì, 2 novembre 2020