di Wei Jingsheng da AsiaNews del 07/11/2020
Il 5° Plenum del Comitato centrale del Partito comunista cinese ha dato uno schiaffo al presidente. L’autosufficienza invocata da Xi è bilanciata dalla richiesta dell’opposizione di un nuovo tipo di relazioni internazionali. Stop al conflitto con Taiwan; lavorare alla prosperità di Hong Kong. Il mondo diventerà sempre più anti-comunista. Una riflessione del “padre della democrazia” in Cina, ora esule negli Stati Uniti.
Washington (AsiaNews) – Il 5° Plenum del 19° Congresso del Partito comunista cinese (Pcc) si è chiuso. Ciò che ha deluso i media di Hong Kong e Taiwan, è che esso non ha trovato un erede per Xi Jinping. Una dichiarazione del genere avrebbe portato le persone a riporre le speranze in un falso obiettivo, ignorando così le reali preoccupazioni.
Quali sono dunque le vere preoccupazioni? In questa fase, l’attenzione di Xi è rivolta alla recessione economica. La sua contromisura sarebbe l’autosufficienza economica: “Possiamo vivere bene anche senza di te America”.
Nella dichiarazione finale del Plenum, l’opposizione a Xi nel Pcc è stata in grado di inserire questa frase: “Dobbiamo creare un nuovo tipo di rapporti internazionali, un doppio ciclo di relazioni interne ed esterne”. Le altre espressioni sono solo abbellimenti. Questo è un efficace contrattacco ai modi brutali del presidente cinese e alla possibilità del ritorno a un’economia pianificata.
Quali altre preoccupazioni ha Xi? La diplomazia dei “wolf warrior” (una generazione di diplomatici cinesi molto più aggressiva rispetto al passato), con le loro dure prese di posizione contro Stati Uniti e Taiwan. Affermando la necessità di dare vita a un nuovo modello di relazioni internazionali, e dichiarando di voler promuovere i rapporti tra le due sponde dello Stretto di Taiwan e la riunificazione pacifica con l’isola, il Comitato centrale ha dato uno schiaffo a Xi. Anche se può sembrare di poco valore, tale presa di posizione può servire da freno a oltre un decennio di minacce a Taipei.
Xi pensava davvero che una guerra contro Taiwan, che gode della protezione degli Usa, potesse essere facilmente vinta. Con le sue minacce, il presidente ha portato i rapporti con l’isola a una situazione di “quasi-conflitto”. Persino alcuni generali cinesi oltranzisti hanno dovuto dire la verità: questa carta non va giocata, altrimenti la battaglia si concluderà con una sconfitta. E non sarà solo un disastro per il regime comunista, ma anche per la popolazione cinese e taiwanese.
Anche il linguaggio sulla politica da seguire per Hong Kong è cambiato, data l’enfasi posta sul bisogno di garantire la prosperità dell’ex colonia britannica. Questo è un approccio diverso rispetto a quello di Xi, che ha ordinato una forte repressione della città, e può essere legato al recente ritorno sulla scena dell’ex premier Zhu Rongji e dell’attuale vice presidente Wang Qishan.
L’affermazione rimane però vaga. Se la soppressione continua, e porta all’abolizione del sistema legale e delle libertà di Hong Kong, allora il riferimento al “mantenimento della prosperità” si rivelerà una sciocchezza. Partendo dal presupposto che Usa ed Europa non riconoscono più un trattamento speciale alla città, cosa si può fare per ripristinare la prosperità? Utilizzare Shenzhen per sostituire Hong Kong? Come potrebbe essere possibile? Questa è solo una fantasia in stile Mao Zedong, senza contatto con la realtà.
Il resto delle affermazioni nel comunicato del Plenum sono cliché e sciocchezze su cui la maggior parte dei membri del Partito non ha nulla da obiettare. È proprio come dice Cai Xia, ex docente della Scuola centrale del Pcc: “Senza togliere il guscio al Partito, non ci può essere una vera riforma”. Possono piccole riparazioni salvare il regime dal declino? Ovviamente no.
Come dice il proverbio, è più facile imparare il male che il bene. Negli ultimi anni, la diplomazia dei lupi guerrieri di Xi ha portato la reputazione e la credibilità del Pcc a un punto molto basso. Gli amici della Cina all’estero non sono molto bravi a parlare a favore del Pcc. L’anticomunismo è il nuovo politicamente corretto negli Usa e si diffonderà presto nel resto del mondo. Anche con Joe Biden alla presidenza, Washington non tornerà alla passata politica di “appeasement” (pacificazione).
Lo stop alla follia senza cervello di Xi, e il ritorno a una politica di pace realistica e sobria è l’unico risultato positivo del 5° Plenum. Si è evitato così un disastro irreversibile. Si può dire che sia stata la vittoria della debole opposizione all’interno del Pcc: la Waterloo del compagno Xi.
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